Denaro sporco, in Puglia una valanga di segnalazioni sospette

Denaro sporco, in Puglia e Basilicata una valanga di segnalazioni. Stando all’ultimo Rapporto dell’Uif-Unità di informazione finanziaria presso la Ban

Il referendum divide i politici pugliesi
La Uefa revoca la finale Champions del 2027 a Milano
Puglia, Emiliano annuncia: «Al via un bando da 40 milioni per l’Hydrogen Valley»

Denaro sporco, in Puglia e Basilicata una valanga di segnalazioni. Stando all’ultimo Rapporto dell’Uif-Unità di informazione finanziaria presso la Banca d’Italia relativo al 2022, nella prima regione sono state segnalate 8.115 operazioni sospette (contro le 7.702 dell’anno precedente, +5,4%). Diversi i numeri assoluti della Basilicata che si ferma a quota 900 operazioni sospette ma che, in percentuale, vuol comunque dire una crescita del 3,8%. Parliamo di alert su una massa di denaro che, a livello nazionale sfiora i 100 miliardi di euro. Quasi sempre sono operazioni sospette «riconducibili a ipotesi di riciclaggio (99,8% del totale), a fronte di un numero limitato di quelle relative al finanziamento del terrorismo, in flessione del 41,0% rispetto al 2021», mentre le segnalazioni «riconducibili al finanziamento dei programmi di proliferazione di armi di distruzione di massa» sono passate «da 8 unità nel 2021 a 16 nel 2022».

Denaro sporco, in Puglia e Basilicata una valanga di segnalazioni sospette

Le operazioni sospette sono quelle movimentazioni di capitali che, rispondendo a una sorta di “identikit” messo a punto dagli organismi di controllo, vincola banche, operatori finanziari ma anche enti pubblici a inoltrare relativa segnalazione telematica all’Uif della Banca d’Italia. Purtroppo, ancora oggi, gli enti locali latitano, tanto che il Rapporto 2022 li richiama all’ordine: «La legislazione antiriciclaggio assegna un ruolo peculiare alle Pubbliche amministrazioni, chiamandole a individuare, mappare e presidiare le aree di attività maggiormente esposte al rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo e a comunicare alla Uif eventuali operazioni sospette di cui vengano a conoscenza nella loro attività. Nel suo complesso, l’apparato amministrativo non appare ancora consapevole della portata di tali doveri».

Un tema sottolineato ieri anche dal direttore dell’Uif, Enzo Serata, nella sua relazione annuale facendo rilevare come «il poderoso intervento pubblico nell’economia che caratterizza l’attuale momento storico rende auspicabile un ruolo più attivo e consapevole degli uffici pubblici». E proprio circa il Piano nazionale di ripresa e resilienza Serata ha denunciato come alcune aziende abbiano «indebitamente beneficiato di finanziamenti agevolati» e trasferito all’estero le risorse intascate.

L’Uif raccoglie segnalazioni di denaro in entrata e in uscita, specie verso i cosiddetti paradisi fiscali. Si scopre così che «nell’anno in esame, rispetto agli anni precedenti, si rileva una maggiore incidenza dei flussi verso l’estero dalle regioni meridionali, in particolare dalla Sardegna e da numerose province di Calabria, Puglia e Sicilia». Invece, continua il Dossier, «per quanto concerne i flussi in entrata, la quota dei bonifici provenienti da paesi non cooperativi o a fiscalità privilegiata registra valori relativamente più elevati in alcune province di Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana». L’elenco di questi Stati «non cooperativi», cioè che schermano i dati di chi fa questi giri di denaro, è indicato da decreti nazionali e «rispetto al 2021, sono stati aggiunti all’elenco Giordania, Haiti, Malta, Mali, Sud Sudan e Turchia ed eliminati Botswana, Ghana e Iraq».

Serata ha anche segnalato come l’ultimo trucco per riciclare denaro è l’uso di un Iban “virtuale”, un servizio accessorio che, per agevolare la gestione di cassa delle imprese clienti, associa all’Iban “reale” del contratto di conto corrente o del conto di pagamento uno o più codici Iban virtuali.

COMMENTI

WORDPRESS: 0