Istituzione di un unico «Consorzio di Bonifica Centro Sud», un piano di interventi, diversa gestione idrico-irrigua, riorganizzazione degli uffici co
Istituzione di un unico «Consorzio di Bonifica Centro Sud», un piano di interventi, diversa gestione idrico-irrigua, riorganizzazione degli uffici con annessa implementazione degli organici. Queste le direttrici da percorrere nei prossimi mesi per rivoluzionare il settore dei Consorzi di bonifica in Puglia, indispensabili per il comparto agricolo e per garantire la sicurezza idraulica del territorio.
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In Puglia sono sei i Consorzi di bonifica («Terre d’Apulia», «Stornara e Tara», «Arneo», «Ugento Li Foggi», Consorzio di Bonifica Montana del Gargano e della Capitanata), che garantiscono lo scolo di una superficie di oltre un milione di ettari gestendo circa 500 chilometri di argini, 265 briglie e sbarramenti per laminazione delle piene e utilizzando qualcosa come 23 impianti idrovori e oltre 1.126 chilometri di canali. Nel settore irriguo raggiungono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari.
I primi quattro Consorzi sono commissariati e, secondo le previsioni, da gennaio 2024, dopo aver vissuto una «situazione disastrosa» (che secondo alcune associazioni di categoria perdura tutt’oggi nonostante l’impegno del commissario straordinario unico Alfredo Borzillo) confluiranno in un unico «Consorzio di Bonifica Centro Sud» così come previsto dalle legge regionale 1/2017.
Commissario Borzillo, a che punto è l’istituzione del Consorzio unico?
«Abbiamo finito gli adempimenti di legge (Lg 1/2017) e la Regione, a breve, con una delibera di Giunta dovrà approvare l’operatività e costituire ufficialmente il Consorzio di Bonifica “Centro Sud Puglia”. In questi mesi, certo, saremo impegnati a espletare tutte quelle incombenze per unire i bilanci, il personale, contratti, forniture, gare e far partire così l’operatività del Consorzio unico dal 1 gennaio 2024. Insomma, il “moribondo” è stato rianimato visto che nel 2017, quando mi sono insediato, i Consorzi erano a terra completamente: la contribuzione era ferma da 11 anni con una sospensione per legge regionale, i lavori erano fermi, gli stipendi al personale erano arretrati di dieci mesi e c’erano 230 milioni di debiti».
Qual è al momento la situazione debitoria?
«È stata ridotta da 230 milioni di euro a 160 milioni e in più la Regione ha messo in accantonamento a bilancio che consentirà, con il Consorzio unico, l’azzeramento del debito».
Quali le criticità?
«Sicuramente siamo fortemente sott’organico e, dunque, è necessario che la Regioni accompagni questa fase in cui dobbiamo andare in linea con il Piano di organizzazione variabile (POV) approvato dalla Giunta regionale che prevede 157 unità in più. Sino ad ora è stata davvero un’impresa chiedere uno sforzo organizzativo agli operai e al personale a disposizione. Sto elaborando, a tal riguardo, un Piano di riequilibrio pluriennale, da presentare 60 giorni dopo la costituzione del Consorzio unico, che, con un criterio di gradualità e secondo la sostenibilità delle spese, prevederà una serie di iniziative che dovrebbero portare a regime i Consorzi. La finalità è che i Consorzi, che sono degli agricoltori, vengano restituiti all’autogoverno. Non possono rimanere a lungo commissariati».
Nei giorni scorsi qualcuno ha definito »carrozzoni» i quattro Consorzi commissariati che tolgono dai bilanci della Regione Puglia milioni e milioni per la gestione.
«Si continua a parlare contro i Consorzi non contro il commissario: la “bonifica” che ho trovato era una polveriera ed è stata una “missione impossibile” realizzare tutto quello che abbiamo fatto sino ad oggi. Nel 2022, per esempio, abbiamo dato acqua in alcune zone al doppio e al triplo: pur essendo sotto organico siamo riusciti a garantire, finalmente, l’attività di sostegno a a molte imprese. Pur non avendo l’acqua direttamente in quanto la preleviamo dalla Basilicata e dalla Campania, sia per gli invasi che le per dighe, abbiamo un’ottima situazione di riempimento. La Diga del Locone con 34 chilometri di perimetro ha 63 milioni di metri cubi d’acqua: è un’opera che abbiamo manutenuto e migliorato. Certo, occorre migliorare tutti gli invasi che sono stati messi da parte, le opere incompiute, fare progetti su vasche di espansione che consentono di avere maggiori riserve. Per esempio, la diga del Pappadai (Consorzio Arneo) che è un’opera da 20 milioni di metri cubi di acqua è ferma da 30 anni e non è mai entrata in funzione. L’azione complessiva posta in essere ha interessato la manutenzione dei canali, la messa in sicurezza delle dighe (Locone, Saglioccia e Pappadai) l’attuazione di importanti interventi di manutenzione straordinaria, finalizzata all’ottimizzazione ed efficientamento delle opere irrigue nonché al risanamento strutturale delle opere di Acquedotto Rurale che distribuiscono acqua idonea al consumo umano e al sevizio di aziende zootecniche su un territorio rurale appartenente a 30 comuni della Murgia barese e tarantina».
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