Geograficamente lontana dai mercati di approvvigionamento e di sbocco e ancora carente sul piano delle infrastrutture, la Puglia ha pagato a carissimo
Geograficamente lontana dai mercati di approvvigionamento e di sbocco e ancora carente sul piano delle infrastrutture, la Puglia ha pagato a carissimo prezzo i rincari del 2022. Interrogati in merito nell’ambito dell’indagine «Hold On» di Unioncamere regionale, gli imprenditori (oltre una cinquantina) hanno denunciato il raddoppio dei costi energetici e un +25% del costo della logistica. Percentuali «pesanti» che solo in parte sono state scaricate sul consumatore finale, nonostante la Puglia – si legge nel dossier pubblicato nell’ambito del «Sismografo» – si sia piazzata al sesto posto delle regioni italiane per il peggior dato inflattivo 2022 (+8,7%, contro la media italiana del +8,1%).

Il resto del «peso» dei costi si è scaricato sui conti. Spiega Damiano Gelsomino, presidente di Unioncamere Puglia, che si è avuta «una drastica riduzione dei fatturati e dei margini di profitto (52% degli intervistati, più di uno su due), con la previsione di conseguenze nel medio periodo anche gravi per il sistema economico: indebitamento (43%), tagli al personale (33%) o addirittura possibile chiusura di aziende (25% degli intervistati). A seguire, altri fenomeni attesi, come diminuzione degli investimenti, crisi di liquidità, ritardi nei pagamenti dei dipendenti o riduzione delle ore lavorative». Il presidente auspica che queste informazioni serviranno «per elaborare politiche di sostegno affinché queste aziende restino sul mercato, salvaguardando anche molti posti di lavoro».
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