Il presidente di Confindustria Puglia: “Chi evade è un delinquente, non un imprenditore.

Parole dure, inequivocabili, pesantissime. Che seguono di qualche giorno la sortita di Confindustria Giovani. “Il datore di lavoro che evade le tasse 

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Parole dure, inequivocabili, pesantissime. Che seguono di qualche giorno la sortita di Confindustria Giovani. “Il datore di lavoro che evade le tasse non è un imprenditore, ma un delinquente”, dice Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia. In una regione che nel 2022 ha raggiunto quota 7 miliardi di euro di nero, la nona area del Paese per gettito mancato, il numero uno degli industriali la definisce una “piaga” che “dovrebbe essere curata e debellata” e chiarisce: “La lotta all’evasione fiscale dovrebbe essere la priorità assoluta di qualsiasi Governo. I numeri in Italia sono così elevati che con gli introiti della lotta all’evasione potremmo abbassare l’immenso debito pubblico e migliorare tutte le politiche di benessere sociale”.

Il presidente di Confindustria Puglia: “Chi evade è un delinquente, non un imprenditore. Lotta dovrebbe essere la priorità del governo”

Fontana parla di politiche statali che sul tema hanno “ampi margini di miglioramento”. Lo Stato “dovrebbe evitare qualsiasi forma di condono o di pace fiscale” perché “le tasse vanno pagate e gli evasori devono sapere che lo Stato perseguirà sempre chi non rispetta le regole”. Posizioni ampiamente lontane da quelle del governo anche su pos e bancomat: “Bisognerebbe incentivare l’utilizzo dei pagamenti elettronici che sono tracciabili”, sottolinea il leader di Confindustria Puglia. Alt anche alla flat tax: “Abbiamo bisogno di poche regole certe e di un sistema di tassazione, magari con meno aliquote ma con una tassazione proporzionale ai guadagni. Chi più guadagna più deve contribuire al benessere della comunità”.

Gli evasori, sottolinea Fontana, “sono una moltitudine variegata che va dai professori che fanno doposcuola senza rilasciare ricevuta alle estetiste che non rilasciano fattura e alle multinazionali che producono ricchezza in Italia e pagano le tasse in qualche paradiso fiscale”. Del resto, aggiunge, ci sono diversi tipi di neri: “C’è il lavoro nero quello senza una regolare assunzione, senza diritti per il lavoratore, senza tutele, senza contributi pensionistici e c’è il nero inteso come evasione fiscale. Condanno entrambi senza possibilità d’appello. Nessuno dei due trova albergo in Confindustria. Nessuna delle aziende che rappresento ha lavoratori in nero”.

Quindi il concetto più duro: “Il datore di lavoro che evade le tasse non un è imprenditore, ma un delinquente. Tutti e due i neri determinano una concorrenza sleale rispetto alle aziende che applicano le regole e pagano le tasse”. Il sistema sociale, ricorda in conclusione Fontana, “si regge su un patto fra lavoratori, aziende e Stato” perché “grazie alle tasse possiamo pagare le maestre delle nostre scuole, le forze dell’ordine, i medici. In Italia pagano le tasse i lavoratori dipendenti e gli imprenditori onesti”.

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