Industria dell’auto, è allarme rosso per il futuro

A lanciarlo il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, a Rapallo per la kermesse dei giovani di Confindustria, e la Fiom Cgil, nel cor

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A lanciarlo il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, a Rapallo per la kermesse dei giovani di Confindustria, e la Fiom Cgil, nel corso di un convegno sull’industria per la mobilità sostenibile a Milano.

 © ANSA

“È difficile invertire la rotta – ha spiegato il ministro del Made in Italy – ma noi ci riusciremo con una politica industriale che salvaguardi l’indotto italiano, perché la straordinaria filiera dell’automotive italiano, con l’attuale politica industriale sarà strangolata e non ce lo possiamo permettere”. Per questo, ha spiegato il ministro, “stiamo lavorando al piano nazionale sull’automotive. E mi auguro di chiudere prima della pausa estiva l’accordo di transizione, che sia un accordo di crescita, con la principale multinazionale dell’auto europea Stellantis”. Altrettanto netta la presa di posizione del segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma, che si domanda se “siamo in un processo di transizione o di dismissione della produzione di mobilità nel nostro Paese”. “La situazione della mobilità sostenibile in Italia è molto preoccupante – spiega – perché abbiamo un ritardo rispetto agli altri Paesi europei”. Il sindacalista sottolinea come ci sia una crisi del settore che “va avanti da più di 10 anni”, dato che “produciamo meno di 500mila vetture e non abbiamo più l’industria degli autobus”. “Bisognerebbe tornare a produrre 1,8 milioni di veicoli – argomenta – perché noi abbiamo la capacità installata per farlo e possiamo produrre migliaia di autobus negli stabilimenti di Bologna e a Flumeri (Avellino)”. Proprio i due impianti di Industria Italiana Autobus (Iia) – controllata al 42,76% da Invitalia (Mef), al 28,65% da Leonardo e al 28,59% da Karsan – che “i lavoratori hanno salvato mentre il governo e i soggetti privati rischiano di chiuderla”. Urso invece parte da un quadro critico, che vede un rapporto tra auto prodotte e immatricolate al 35,9% in Italia contro il 66% della Francia, il 131% della Germania e il 219% della Spagna, e sottolinea che la politica del governo è “molto chiara” e prevede di “produrre più auto in Italia con un accordo di transizione fermo, significativo, trasparente, comunicato al mercato e ai cittadini di quante auto si produrranno nei prossimi anni”. Ha dubbi De Palma, che sottolinea come “la trattativa con il governo ad oggi non è ancora partita”. Per questo la Fiom ha proclamato 4 ore di sciopero per il prossimo 7 luglio. “Un avvertimento”, secondo De Palma, perché “se dopo non cambia niente è chiaro che ci saranno altre iniziative ulteriori”.

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