Ore 8.30 del 21 giugno 2023. Scatterà domani l’ora degli esami di maturità. E se questo momento cruciale nella vita dei ragazzi, tanto da ispirare anc
Ore 8.30 del 21 giugno 2023. Scatterà domani l’ora degli esami di maturità. E se questo momento cruciale nella vita dei ragazzi, tanto da ispirare anche film e canzoni, è stato considerato sempre un vero e proprio rito di passaggio verso l’età adulta, indimenticabile anche a distanza di tempo, la maturità 2023 segna il ritorno alla «normalità» con le regole «standard» per gli esami di Stato previste dal DLgs. 62/2017. Addio, insomma, alle misure di semplificazione che abbiamo visto negli ultimi anni a causa dell’emergenza pandemica.
Quasi 38mila studenti (37.863 per la precisione) pugliesi e 5.353 lucani, dunque, si apprestano a vivere la tradizionale «notte prima degli esami» di vendittiana memoria con il consueto carico di timori, ansie e speranze.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, raggiunto dalla Gazzetta, oltre che parlare del futuro della Scuola, ha voluto rassicurare l’esercito dei maturandi parlando dell’esame di Stato come «un momento importante nella vita di ogni studente».
«L’esame di Stato – ha anche detto il numero uno del Ministero di viale Trastevere – non si limita a verificare le conoscenze, le abilità e le competenze sviluppate dagli studenti ma ne valorizza il percorso formativo e la crescita personale».
Ministro, per la prima volta dopo la pandemia, tutte le prove saranno a carattere nazionale, a eccezione degli istituti professionali di nuovo ordinamento. Che suggerimenti dà alle ragazze e ai ragazzi?
«Prima di tutto, consiglio di affrontare l’Esame di Stato con spirito positivo, senza paura. Ho dato disposizione agli ispettori, che si rivolgeranno direttamente ai commissari, sia interni sia esterni, perché questo Esame di Stato si svolga in un clima di serenità. Ritornano le due prove nazionali eguali per tutti, il colloquio non sarà una interrogazione disciplinare. Le specifiche competenze disciplinari sono già state accertate con gli scrutini. Sarà piuttosto l’occasione per dimostrare quanto si è assimilato in termini di contenuti e di metodo, comprendendo il significato e lo spirito di ciò che si è studiato; sarà valorizzata la capacità critica, e la capacità di fare collegamenti interdisciplinari. Non dimentichiamoci poi che nella commissione sono presenti alcuni degli insegnanti che hanno seguito i ragazzi durante l’anno scolastico e conoscono perfettamente i propri studenti».
Il futuro della scuola è sempre al centro del dibattito pubblico. L’evoluzione del sistema scolastico post pandemia passa attraverso gli spazi, le comunità e l’ambiente. Il suo impegno nelle riforme in quali termini è indirizzato al Meridione?
«L’Ocse ci testimonia un’Italia spaccata a metà, con gli studenti delle regioni meridionali del Paese che hanno minori opportunità formative. Noi vogliamo ricomporre questa frattura, e abbattere la dispersione scolastica ancora troppo alta nel Mezzogiorno. Non è più tollerabile che un ragazzo al Sud parta svantaggiato. In Calabria ho presentato l’Agenda Sud (rivolto alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, ndr), un progetto in dieci punti. Iniziamo individuando le scuole con maggiori criticità secondo una serie di parametri individuati da Invalsi. Ci saranno più docenti per ogni scuola, generalizziamo il tempo pieno, i docenti avranno una particolare formazione, saranno pagati di più per le ore extracurriculari, coinvolgeremo le famiglie in particolari percorsi formativi. Ci saranno, d’intesa con le regioni, progetti pilota per potenziare l’istruzione in collegamento stretto con le specifiche potenzialità di sviluppo del territorio. Per quanto riguarda le risorse, da novembre 2022 a oggi abbiamo autorizzato e sbloccato 2,5 miliardi di euro per le scuole del Mezzogiorno, destinati fra l’altro alla messa in sicurezza degli istituti scolastici e delle palestre, al rafforzamento delle materie STEM, all’orientamento, alla formazione del personale scolastico, agli ITS».
Un’altra innovazione del suo Ministero è costituita dai docenti tutor e dagli orientatori: che funzione avranno?
«Il docente tutor avrà il compito di favorire la personalizzazione della formazione: gli studenti che hanno ritardi devono poter recuperare e quelli che sono più avanti accelerare. Poi i docenti delle singole discipline, pagati in più per questa attività extracurriculare, potranno svolgere lezioni di potenziamento. L’obiettivo è di valorizzare i talenti di ognuno, senza che qualcuno rimanga indietro. Il docente orientatore informerà le famiglie e gli studenti sui percorsi formativi successivi e sulle potenzialità del mondo formativo e lavorativo, partendo dalle predisposizioni individuali. La risposta delle scuole al progetto è stata eccezionale, nonostante l’avvio sia avvenuto in un periodo dell’anno scolastico già pieno di impegni: il 99,8% di scuole ha aderito, su un obiettivo minimo di 37mila tutor e 2.700 orientatori abbiano ricevuto oltre 52mila candidature per i tutor e 4.200 per gli orientatori. Una risposta che conferma il grande senso di responsabilità verso gli studenti del nostro personale scolastico. Tutti i ragazzi devono avere la possibilità di trovare la propria strada nella vita».
Si è parlato di introdurre lo psicologo a scuola. Che cosa ne pensa?
«La scuola oggi è chiamata ad affrontare compiti sempre più complessi. Gli episodi di bullismo da un lato e i casi di ragazzi e ragazze che necessitano di un sostegno psicologico dall’altro sono in forte aumento. Ho voluto incontrare il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi per avviare una riflessione e individuare al più presto soluzioni positive per garantire un presidio efficace sulla base delle esigenze di ciascun istituto scolastico. La scuola non può essere un luogo di scontro, fonte di paura o violenza, gli insegnanti e gli studenti devono recarsi a scuola trovando un ambiente sereno».
Come immagina la scuola del futuro?
«Una scuola che punta sulla valorizzazione della persona, nello spirito più autentico della Costituzione. La mia visione di scuola è diversa da quella di Giovanni Gentile, che aveva costruito un percorso di tipo piramidale dove al vertice c’era il Liceo Classico, poi il Liceo Scientifico e infine, a scendere, tutti gli altri. Ritengo che tutti i percorsi scolastici debbano avere pari dignità, e quindi che l’istruzione tecnica e professionale non debbano essere considerati di serie B. E questo perché l’intelligenza non è una sola, esistono diverse intelligenze, teoriche e pratiche e tutte devono essere valorizzate. La rivoluzione del “merito” passa per una scuola capace di valorizzare i talenti di ciascuno, di saper accendere in ogni studente l’entusiasmo per una sfida che dia a ciascuno una chance di realizzazione. Proprio il contrario di una scuola elitaria e aristocratica».
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