La rivincita della Puglia virtuosa. Quella che mostra i muscoli sfruttando organizzazione, idee, competenze. La Puglia accarezza piccole, grandi impre
La rivincita della Puglia virtuosa. Quella che mostra i muscoli sfruttando organizzazione, idee, competenze. La Puglia accarezza piccole, grandi imprese. Che vive le finali con l’orgoglio di chi punta al «paradiso» avendo già vinto la partita più importante, quella della sostenibilità finanziaria.
Il Bari con mezzo piede in serie A, il Foggia che quasi fatica a credere quanto grande sia stato arrivare fin qui su un percorso tortuoso. Due grandi piazze del sud… prima il fango addosso e poi il petto gonfio d’orgoglio. Dall’onta del fallimento biancorosso, alle continue fibrillazioni rossonere. Ma oggi è il giorno del riscatto, senza se e senza ma.
Al Bari, in fondo, credevano in pochi. Una buona squadra, sì. Ma la serie A… sembrava francamente una forzatura. E il Foggia? Le solite panchine roventi fino allo scontro quasi fisico all’indomani del derby a Cerignola. Il calcio è una cosa stupenda soprattutto per la sua innata capacità di sovvertire le cose. Lasciando che le chiacchiere diventino fumo. Più «pesante» il cammino barese, la A a un passo. Meno prevedibile l’esplosione foggiana. Battendo strade, se vogliamo, diverse. Canonico ha avuto la grande intuizione di puntare su un big, Delio Rossi, a caccia di riscatto. De Laurentiis sull’esordiente Mignani (voto, 10 con lode), sfidando anche un certo scetticismo. Che, poi dare dell’esordiente a uno che è da quarant’anni nel calcio fa quasi sorridere. Fatti alla mano.
Le finali, già. Una l’ha giocata anche il Lecce. E l’ha stravinta. Miracolo? Concetto che può voler dire lontananza dalla realtà. Un prodigio, sì. Di una squadra che a un certo punto s’è ritrovata il nemico in casa. Nemici sono quelli che contestano Corvino(la rosa più giovane e un monte ingaggi bassissimo). Mettendo, così, a rischio un’intera stagione. Il Lecce è forte, punto. Dove la forza non sta nella capacità di fuoco (i quattrini da investire). Forte come club. Ottimamente gestito da Saverio Sticchi Damiani, per esempio. Il Lecce continua ad autofinanziarsi con le idee. E con il coraggio di un uomo mercato che può ancora fidarsi del suo «occhio». Il Lecce è una società seria, gestita da uomini seri. Che sbagliano, certo. Ma che oggi andrebbero applauditi. Il biglietto da visita più bello di una Puglia che sogna ancora. Più virtuosa che mai.
COMMENTI