Aumento dei costi o scarsità delle materie prime, investimenti non attrattivi, difficoltà amministrative o gestionali e ridefinizione dei quadri econo
Aumento dei costi o scarsità delle materie prime, investimenti non attrattivi, difficoltà amministrative o gestionali e ridefinizione dei quadri economici. Sono gli elementi di debolezza che – secondo la terza relazione di monitoraggio, la prima predisposta dal governo Meloni – caratterizzano 120 misure del Pnrr. Ovvero quelle per cui «sono stati rilevati elementi di difficoltà nella loro realizzazione» e che dunque mettono in crisi il rispetto del termine finale di giugno 2026.La relazione predisposta dal ministro Raffaele Fitto, depositata ieri in Parlamento scatta una fotografia abbastanza critica in relazione all’utilizzo dei 191 miliardi (220 considerando il fondo complementare) collegati al piano Next Generation Eu, radicalmente diversa dalle valutazioni espresse lo scorso anno dal governo Draghi. Fitto chiarisce che le difficoltà maggiori incideranno «sulla realizzazione di interventi relativi alla realizzazione di infrastrutture strategiche», cioè quelle assegnate alla responsabilità del ministero delle Infrastrutture. Il dicastero guidato dal vicepremier leghista Matteo Salvini ha la responsabilità dell’attuazione di misure per 61 miliardi: la più critica è quella che riguarda gli investimenti sulla rete ferroviaria. È qui che rientrano – tra l’altro – gli 1,4 miliardi (su un totale di 10) assegnati alla nuova linea ad alta capacità Napoli-Bari che – dice Fs – sarà pronta alla fine del 2027. «L’attuazione di tale misura – scrive il ministro Fitto – può essere condizionata da ritardi determinati da aspetti di tipo procedimentale oltre che di natura progettuale». E poco conta – per restare al caso della Napoli-Bari – che entro il 31 dicembre scorso si sia arrivati all’aggiudicazione degli appalti di tutti i lotti.
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