Prima metà degli anni Ottanta, Roma, piazza Esedra - come ancora la chiamavano i più invece di piazza della Repubblica. Un tardo pomeri
Prima metà degli anni Ottanta, Roma, piazza Esedra – come ancora la chiamavano i più invece di piazza della Repubblica.
Un tardo pomeriggio di quell’età che oggi può apparire aurea, per la gioventù, forse, non ancora gravata dall’«insostenibile leggerezza dell’essere» che grazie a Milan Kundera, a Renzo Arbore e a Roberto D’Agostino si affacciava a mo’ di marchio di una lunga stagione a venire. Sui gradini che dal portico di fine ‘800 conducono sul selciato della antica piazza, un uomo di quarant’anni e una donna più giovane si tengono per mano e si guardano negli occhi, sorridono e semplicemente si amano, perdutamente si amano. Lui non ricordiamo, ma lei aveva un completino niveo, jeans attillati e giubbottino bianchi. Un’epifania di candore e gioia, anzi di «Felicità» (1982).
Sono trascorsi i decenni e un mondo intero da allora, Albano Carrisi e Romina Power si sono divisi nel 1999 dopo il dolore immenso e assurdo della scomparsa della figlia Ylenia Maria Sole a New Orleans, cinque anni prima. «Nel sole» della Puglia, della sua Cellino San Marco dove fu battezzato il 20 maggio 1943 nel segno/sogno del ritorno del papà dalla guerra in Albania, il Nostro ha vissuto anche stagioni in penombra o scure di tormenti. Poi, però, la rinascita: «Per amare devi andare / verso il sole che c’è in te. / Sempre in libertà. / Sempre in libertà». E ieri ha chiosato in un’intervista alla radio: «Tutto quello che ho vissuto è stato perfetto, anche nelle sue imperfezioni».
Non diremo di nuovo della sua voce prodigiosa che ha incantato il pubblico tv dall’Arena di Verona, dopo aver commosso pochi mesi fa la platea di Sanremo con «È la mia vita» e altri successi. Né parleremo della generosità di Albano, che per il Sud e per le buone battaglie c’è ogni volta, pronto a spendersi senza chiedere alcunché in cambio. Lo abbiamo incontrato in altre occasioni, ha ormai da tempo una seconda famiglia e, per parafrasare Gabriel García Márquez, è un patriarca senza autunno.
Al Bano (staccato il nome d’arte) è amato in tutto il mondo, al punto che può permettersi di «bacchettare» il nuovo zar di Mosca che ha conosciuto di persona: «Io non approvo ciò che ha fatto Putin, chi lo approverebbe? Invadere l’Ucraina mi ha dato fastidio, e non solo a me. Sono violazioni. Putin, la sera vai a dormire?».Ma quell’immagine quasi archetipica dell’eterno ragazzo pugliese che prende per mano l’ex hippy californiana, la figlia dei divi Tyrone Power e Linda Christian, beh, rimane un formidabile simbolo dell’amore che non è bello se… non è musicarello. Un’icona della forza irresistibile della natura e dell’umano che per Albano coincidono, è tutto lì. Auguri, giovane maestro.
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