PRIMO maggio Festa del lavoro. Anzi no: festa dei disoccupati. A Manfredonia sono ormai diversi anni che la tradizionale Festa dei lavoratori non ha p
PRIMO maggio Festa del lavoro. Anzi no: festa dei disoccupati. A Manfredonia sono ormai diversi anni che la tradizionale Festa dei lavoratori non ha più ragione di essere. Per il motivo diffusamente evidente che di lavoro non ce n’è, quanto meno nella misura che sarebbe lecito attendersi in una città come Manfredonia dove non mancano, paradossalmente, i supporti indispensabili per creare lavoro, come il porto, il mare, due aree industriali, i terreni agricoli, le strade di scorrimento, la ferrovia e così via dicendo. Riferimenti che parlano dei tempi che furono quando si pensava in termini concreti e reali allo sviluppo del territorio e al benessere dei cittadini. E il Primo maggio lo si celebrava degnamente. Di quelle manifestazioni sono rimaste le fotografie di cortei densissimi di lavoratori con bandiere al vento ad inseguire e dare concretezze a tante speranze. “Bandiere e primavere” scriveva il sindacalista Salvatore Castrignano.
A RIPRENDERE quei ricordi sembra che siano passati secoli. Che si parli di un’altra città, di altre realtà. Che tutto sia avvolto dall’eterea patina di un passato immaginario. Anche gran parte di quei protagonisti del lavoro e della Festa del lavoro, non ci sono più. Chi non è pensionato, ormai la categoria imperante a Manfredonia reduce di quei tempi laboriosi ricordati, è andato via, emigrato in altri lidi dove non manca il lavoro e i lavoratori sono preziosi. Purtroppo con loro sono scappati anche i giovani, quelle nuove generazioni che dovrebbero continuare il buon esempio dei loro padri o fratelli maggiori. E chi è rimasto, è finito spesso nel tritacarne del malaffare.
DI INIZIATIVE lavorative non se ne parla. I governanti della città sono a tutt’altre cose affaccendate. Cose futili, miserevoli, riprovevoli. Che servono solo ad abbassare ulteriormente il livello di credibilità di una classe dirigente che tale non è. Ha creato una realtà immaginaria, illusoria, fatta di selfie e di slogan senza senso, disgiunta da una realtà gravida di problemi e preoccupazioni.
IL ROVESCIO di questa medaglia irreale, è la battaglia per la sopravvivenza operativa della fabbrica ove lavoravano, che stanno conducendo i dipendenti della “DOpla”, una azienda di Treviso approdata a Manfredonia sulla spinta e le lusinghe del Contratto d’area che avrebbe dovuto risollevare le sorti di un territorio caduto in profonda crisi dopo la chiusura dello stabilimento Enichem. Per alcuni anni è parso che il progetto funzionasse. La ricorrenza della Festa del lavoro festeggiata con entusiasmo e passione. Poi pian piano ma inesorabilmente, quel fiume di promesse, di attivismo e lavoro, si è prosciugato. È tornata la più impenetrabile siccità. La più drastica crisi economica.
FRA LE CAUSE del fallimento di quella operazione costosissima per lo Stato, anche quella determinante di una non adeguata attenzione da parte delle autorità locali. La stessa incuria che si riscontra per le Zes, il sistema portuale, la pesca… Con la DOpla paradigma di uno sviluppo che poteva essere e non è stato.
Michele Apollonio
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