L’autonomia è pure musicale: il Veneto avrà il suo inno. Al Bano replica: «E noi canteremo Felicità»

Ha ottenuto l’ok delle Commissioni, e tra poco giungerà nell’aula del Consiglio regionale, la proposta di legge che intende dotare il Veneto di un «in

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Ha ottenuto l’ok delle Commissioni, e tra poco giungerà nell’aula del Consiglio regionale, la proposta di legge che intende dotare il Veneto di un «inno regionale» da intonare nelle cerimonie pubbliche, da scegliere tra «motivi esistenti» o di nuova ideazione.Il testo è stato licenziato dalla sesta commissione consiliare Cultura; a favore hanno votato i consiglieri della Lega-Liga Veneta, contrari i membri di opposizione Pd e Veneto che vogliamo; l’alleata di maggioranza Fratelli d’Italia si è però astenuta.

Al Bano: «Vi racconto i miei 16 Sanremo»

A firmare il testo è il capogruppo della Liga veneta, Giuseppe Pan, assieme al presidente dell’intergruppo leghista Alberto Villanova, e da altri consiglieri del Carroccio. Il Veneto seguirebbe l’esempio di altre regioni, come Sicilia, Sardegna e Marche, che si sono già dotate di un proprio inno riconosciuto a livello locale e istituzionale. Anche la Lombardia ha commissionato a Mogol e Lavezzi la scrittura di un inno regionale.

Secondo il progetto di legge, sarebbe la Giunta regionale a individuare testo e musica, e stabilire in quali ricorrenze e cerimonie debba essere eseguito, e le modalità di esecuzione, nel rispetto del cerimoniale di Stato per l’inno nazionale della Repubblica. È stato tuttavia raccomandato ieri che per la scelta dell’inno venga istituita una commissione apposita.

«L’idea di dotare il Veneto di un inno – ha detto in commissione il consigliere leghista Marzio Favero – rappresenta un contributo all’affermazione di una idea universalistica di società e di Stato, da condividere e da sostenere, anche con un modesto sostegno economico». Di tutt’altro avviso la consigliera Pd Vanessa Camani, che sarà correlatrice di minoranza, la quale ha annunciato emendamenti da parte delle opposizioni, in considerazione – ha spiegato – della «valenza politica e ideologica» del provvedimento e degli «ampi margini di discrezionalità» lasciati alla Giunta regionale.

La replica di Al Bano: Noi pugliesi baciati dal sole canteremo la hit «Felicità»

Vogliono un inno tutto loro? Allora lo facciamo pure noi, mettendo al centro di ogni manifestazione una delle cose più belle che abbiamo in Puglia: dove da sempre viviamo “Nel sole”. E ogni volta che quel “sole tornerà”, noi saremo pronti a cantarlo.

Oppure, a proposito di “inni” conosciuti (e richiesti) in tutto il mondo si potrebbe pensare a “Felicità”. Non me ne vogliano i veneti, ma credo che si sposi alla perfezione con la nostra Puglia, visto che chi viene qui torna a casa sempre con un carico di… felicità, dal momento che la nostra regione non è solo capace di offrire “un bicchiere di vino con un panino”, ma anche tante altre belle cose offerte ai turisti che scelgono la Puglia per le loro vacanze o anche per investire in una terra sempre ospitale, sotto tutti i punti di vista: compreso quello dell’accoglienza.

Al di là di tutto, devo dire che non mi piace questa proposta che arriva dal Veneto. Per avere un inno unitario è stato sparso tanto sangue e – piaccia o no – pensare di cambiarlo mi sembra decisamente assurdo. Ho avuto il piacere l’onore di cantare l’Inno degli Italiani in ogni parte del mondo e mi sono sempre sentito molto orgoglioso della mia nazione e anche di questo motivetto che ancora riesce a commuovere quando viene eseguito nelle manifestazioni ufficiali o anche negli stadi.
Chissà che non lo si possa cantare anche a Verona, dove festeggerò con tanti colleghi e amici quattro volte i miei vent’anni, il prossimo mese di maggio, in un’arena dove ci saranno italiani provenienti da ogni regione d’Italia e sicuramente anche dall’amato Veneto.
Anche per questo vorrei che orgogliosi – di fronte all’inno degli italiani – lo fossimo tutti, compresi i promotori di questo paventato inno regionale del cosiddetto “Popolo Veneto”, che mi auguro non rinuncerà mai al canto che da sempre unisce tutto il “Popolo Italiano”. Se poi è intenzione degli amici veneti “solo” aggiungere qualcosa di autoctono all’inno nazionale, allora la proposta potrebbe anche essere compresa e – di conseguenza – potremmo (e dovremmo) fare la stessa cosa, ammesso che poi non ci prenda una “Nostalgia canaglia” per “l’Italia s’è desta…” di mameliana memoria. Ma se qualcuno pensa di sostituire con un canto qualsiasi un inno che trasuda della nostra storia, allora non ci sto, come sicuramente non ci starà la maggioranza degli italiani.

“L’Italia chiamò”. E noi risponderemo sempre “Si”.

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