In Italia quasi un percettore di reddito di cittadinanza su dieci è pugliese. È quanto emerge da un report della Uil Puglia. Secondo i dati diffusi da
In Italia quasi un percettore di reddito di cittadinanza su dieci è pugliese. È quanto emerge da un report della Uil Puglia. Secondo i dati diffusi dal sindacato regionale, nel 2019 i beneficiari erano stati 142.371, ovvero il 3,6% della popolazione pugliese. A febbraio 2023 sono stati 8.484, lo 0,2% della popolazione complessiva, ma la quota rispetto al totale dei percettori in Italia è cresciuta passando dall’8,7% al 9,4%. Il dato di incidenza è il quarto più alto in Italia, dopo Campania (21,7%), Sicilia (19%) e Lazio (10,8%). In Puglia il maggiore incremento ha coinvolto, in particolare, le province di Brindisi (passata dallo 0,8% allo 0,9%), Barletta-Andria-Trani (dallo 0,9% all’1%), Lecce (dall’1,6% all’1,7%) e Taranto (dall’1,4% all’1,7%). Resta invariata l’incidenza su Bari (2,5%) e Foggia (1,5%).
Uil Puglia, evidenzia in una nota, che in tutta la regione 103.970 nuclei, per un totale di 238.599 persone, hanno percepito nel 2023 almeno una mensilità del reddito di cittadinanza, ai quali si affiancano 10.243 famiglie che hanno beneficiato di almeno una mensilità della pensione di cittadinanza, “una misura che, ricordiamo, contribuisce a sostenere la vita di tanti pensionati”. “I dati pugliesi sono in controtendenza rispetto sia alle Regioni del Nord che del Centro Italia, che hanno saputo fronteggiare l’inaspettata crisi economica e sociale legata alla pandemia creando le condizioni per riassorbire nel mondo del lavoro la più ampia platea possibile” commenta il segretario organizzativo della Uil e commissario straordinario della Uil Puglia, Emanuele Ronzoni. Alla luce di questo elemento Ronzoni evidenzia che “il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno fondamentale, specialmente in questo periodo storico, per chi non riesce ad arrivare a fine mese, ma nulla ha a che fare con le politiche del lavoro”. “Manca una progettualità e mancano i controlli sul rispetto dei contratti collettivi – aggiunge -. Se circa due terzi dei percettori di reddito sono inabili, c’è sempre un terzo che vede nella misura l’unica alternativa accettabile”. (Ansa).
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