Meningite, quando può essere letale?

La storia drammatica di Tommaso Fabris, il 17enne vicentino colpito da meningite di tipo B e dichiarato morto ieri pomeriggio, ci ricorda che di menin

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La storia drammatica di Tommaso Fabris, il 17enne vicentino colpito da meningite di tipo B e dichiarato morto ieri pomeriggio, ci ricorda che di meningite si può ancora morire. Ma in quali casi? E per quale tipo di meningite? Questa malattia non è sempre letale, ma in certi casi può diventare gravissima e portare alla morte anche nel giro di 24-48 ore: succede quando si parla di meningite fulminante. A complicare le cose è il fatto che si tratta di una malattia che non è sempre facilmente identificabile come tale: i sintomi iniziali, infatti, sono spesso aspecifici. Possono esserci febbre, inappetenza, nausea o mal di gola. Ma la fantomatica rigidità del collo abbinata al mal di testa (che nella vulgata è il sintomo per eccellenza) in realtà c’è solo in una minoranza di casi. Ma vediamo meglio cosa ci hanno raccontato gli esperti della Società italiana di pediatria (Sip).

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5 MILIONI DI CASI ALL’ANNO NEL MONDO

Secondo le statistiche, i vari ceppi di meningite colpiscono ogni anno circa 5 milioni di persone nel mondo. La forma infettiva batterica, anche se rara, è quella più grave. Ecco cosa sostengono i pediatri di Sip: “In Italia, i batteri più frequentemente responsabili di meningite batterica sono Streptococco Pneumoniae (meningite pneumococcica) e Neisseria Meningitidis (meningite meningococcica)”. In Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, nel 2021 sono stati segnalati 26 casi di malattia invasiva da meningococco, nel 2020 i casi sono stati 74 e nel 2019 sono stati 190. L’incidenza è stata di 0,04 casi/100.000 abitanti nel 2021, di 0,12 casi/100.000 abitanti nel 2020 e di 0,32 casi/100.000 abitanti nel 2019.

LA MENINGITE MENINGOCOCCICA

La meningite meningococcica può portare alla morte nel 5-10% dei casi e nel 10-20% causare gravi danni nei sopravvissuti come per esempio sequele neurologiche, psicologiche, fisiche con rischio di cecità, sordità o paraplegia.

I BIMBI PICCOLI SONO PIÙ A RISCHIO

La malattia può colpire chiunque a qualunque età, ma i bambini al di sotto dei 5 anni, e in particolare quelli di età inferiore a 1 anno, sono a maggior rischio– spiegano i pediatri- È importante poi vaccinare gli adolescenti in quanto a quell’età si risulta essere particolarmente esposti al rischio di contrarre l’infezione da meningococco”.

LA MENINGITE FULMINANTE

“In genere la meningite meningococcica si può curare. In alcuni casi, anche quando la malattia viene diagnosticata rapidamente e trattata rapidamente, si può avere la morte nell’arco di 24-48 ore (meningite fulminante)”, sottolinea ancora la Sip.

I SINTOMI DALL’INIZIO ALLA FINE

I sintomi iniziali possono essere aspecifici– continuano i pediatri- come irritabilità, inappetenza, febbre, nausea e mal di gola. Ciò può comportare un ritardo nella diagnosi (ad esempio può essere scambiata con una banale infezione delle vie aeree superiori). La classica triade (febbre, cefalea e rigidità del collo) si riscontra in una minoranza dei casi”. I sintomi classici, entro 12-15 ore, sono un rash emorragico, mengismo e fotofobia. E poi ci sono i sintomi terminali: confusione e delirio, convulsioni, perdita di conoscenza, shock settico e possibile decesso.

COME SI TRASMETTE

“La trasmissione- spiega ancora la Sip- avviene per via respiratoria attraverso la saliva e le secrezioni nasali con la tosse, gli starnuti o parlando a distanza ravvicinata. Nella maggior parte dei casi è trasmessa da soggetti portatori che non sviluppano la malattia. In una piccola percentuale però si può manifestare la meningite con o senza un’infezione sistemica generalizzata (sepsi)”.

IL MENINGOCOCCO È IL BATTERIO PIÙ TEMUTO: ECCO I CEPPI PIÙ PERICOLOSI

Tra gli agenti batterici che causano la meningite il più temuto è Neisseria meningitidis (meningocco), oltre a Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X. Il più aggressivo è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa.

I VACCINI, ECCO QUALI SONO

Ma dalla meningite ci si può difendere grazie al vaccino e la campagna #DefeatingMeningitis ha proprio lo scopo di far aumentare la sensibilizzazione nei confronti della prevenzione. Attualmente i vaccini per prevenire l’infezione sono offerti gratuitamente nell’ambito dell’attuale Piano Nazionale Prevenzione vaccinale del ministero della Salute e si tratta del vaccino anti meningococco B, anti meningococco C e anti meningococco ACWY.

Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 ha inserito una dose di richiamo del vaccino ACWY coniugato nell’adolescenza (12-14 anni) “in quanto- spiega l’Iss- è un’età a maggior rischio (se pur sempre molto basso) rispetto al resto della popolazione” per rafforzare la risposta immunitaria a una eventuale infezione. Il richiamo è raccomandato sia ai soggetti mai vaccinati in precedenza, sia ai bambini già immunizzati nell’infanzia con Meningococco C o ACWY. “Gli effetti collaterali dei vaccini- concludono i pediatri- sono generalmente lievi e simili a quelli delle altre vaccinazioni. Tra i più frequenti vi sono febbre e dolore/rossore nella sede della vaccinazione, gestibili con i comuni trattamenti farmacologici presenti in commercio su indicazione del pediatra”.

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