Superbonus edilizia: in Puglia chiudono 300 imprese

Ècrisi nera per le imprese di costruzioni. Il Superbonus, la famigerata misura fiscale studiata per il rilancio dell’economia nazionale e delle impres

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Ècrisi nera per le imprese di costruzioni. Il Superbonus, la famigerata misura fiscale studiata per il rilancio dell’economia nazionale e delle imprese edili, sta paradossalmente portando al collasso proprio le aziende che doveva risollevare. S tratta di una vera mazzata per queste piccole medie imprese che avevano fatto affidamento su queste misure fiscali, investendo capitale e risorse umane.

In tutta Italia, in base al nuovo studio condotto dal data analyst Davide Stasi sui dati del registro imprese, a fronte di 3.664 di nuove aziende edili, nate nell’ultimo mese, oltre 9mila sono state cancellate con un preoccupante saldo di -5.622.

A causa della mancanza di liquidità, gli imprenditori non riescono più a far fronte agli impegni assunti. Sono migliaia le aziende a rischio fallimento e centinaia di migliaia i posti di lavoro che rischiano di essere persi in tutto il settore delle costruzioni.

L’intero comparto è in subbuglio non soltanto a causa della progressiva chiusura delle aziende edili ma, anche, per la approvazione della direttiva europea per le case green in base alla quale, per quanto riguarda l’efficientamento energetico, le abitazioni residenziali dovranno raggiungere la classe energetica “E” entro il 2030 e la “D” entro il 2033.

«In realtà – conferma l’analista Davide Stasi – il settore delle costruzioni sta attraversando un periodo di difficile transizione, dopo la ripresa favorita soprattutto dall’introduzione dei bonus fiscali».

Il Centro studi Ance ha realizzato una stima da cui emerge che nel nostro Paese nel 2022 il contributo delle costruzioni al Pil è stato di quasi il 30% del totale degli investimenti e naturalmente il Superbonus 110% ha avuto un ruolo fondamentale. Per quanto riguarda gli importi, siamo arrivati a oltre 60 miliardi solo con il 110%, considerando anche gli altri incentivi le stime sono tra i 90 e i 100 miliardi.

In Puglia, nel mese di gennaio, sono state aperte 140 ditte ma ne sono state chiuse ben 472. Il saldo, dunque, nel primo mese di quest’anno, è negativo per 332 attività in meno.

«Il Bonus facciate prima e il superbonus poi – ricorda Stasi – avevano incentivato gli interventi di manutenzione e di riqualificazione energetica degli immobili, incrementando, a partire dal 2020, il numero di nuove imprese edili. Ma i successivi decreti hanno invertito il trend di crescita. In particolare, il decreto-legge numero 157 dell’11 novembre 2021, contenente le cosiddette misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche rappresenta un vero e proprio spartiacque. Da allora la circolazione dei crediti ha subìto una brusca frenata. I lavori di ristrutturazione e riqualificazione procedono così a macchia di leopardo e sempre più a rilento. In alcune zone sono ormai proprio fermi. Le continue modifiche hanno scoraggiato e demotivato gli imprenditori edili».

Molti istituti di credito continuano a non liquidare le pratiche e ci sono costruttori che, pur avendo già terminato uno o più lavori, non hanno ancora incassato un euro.

Analizzando il report, in provincia di Bari si sono perse 212 imprese edili (come saldo tra le 42 aperture e le 254 chiusure); in quella di Brindisi -21 (come saldo tra le 16 aperture e le 37 chiusure); in quella di Foggia -32 (come saldo tra le 14 aperture e le 46 chiusure); in quella di Lecce -45 (come saldo tra le 44 aperture e le 89 chiusure); in quella di Taranto -22 (come saldo tra le 24 aperture e le 46 chiusure).

edilizia cantieri

«Se leggiamo i dati in controluce – spiega il data analyst Davide Stasi – è evidente che non si riesce ad applicare più l’agevolazione fiscale. Nel mese di gennaio, infatti, gli investimenti ammontano a circa 2,7 miliardi di euro. Il dato più basso degli ultimi mesi. Nel corso del 2022, sono stati realizzati lavori per 46,3 miliardi di investimenti, per una media mensile di circa 3,9 miliardi di euro. La frenata non arriva inattesa, ma è l’effetto del cambio di regole».

Il superbonus, è bene ricordare, è stato nuovamente modificato dalla legge di Bilancio e dal decreto Aiuti quater ma senza sortire gli effetti sperati.

Per le spese effettuate nel 2023 il 110% è stato tagliato al 90%, salvi i casi dei condomini che hanno presentato le Cilas (Comunicazione di inizio lavori asseverata Superbonus 110%) ed approvato in tempo le relative delibere, nonché le abitazioni unifamiliari che avevano lavori in coda dal 2022 (con il 30 per cento degli interventi effettuati al 30 settembre) ma che dovranno completarli entro la fine del prossimo mese.

«Questo taglio delle percentuali, unito al blocco della cessione dei crediti, sta ridimensionando il superbonus. Dai dati di gennaio – conclude Stasi – si rileva che i lavori sui condomini valgono 1,7 miliardi, mentre il restante miliardo è diviso tra unifamiliari (750 milioni circa) e unità indipendenti (300 milioni)».

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