LA COMPLESSA macchina per la definizione del progetto della “Terminal Geochem”, azienda del Gruppo della multinazionale Seasif, per la lavorazione d
LA COMPLESSA macchina per la definizione del progetto della “Terminal Geochem”, azienda del Gruppo della multinazionale Seasif, per la lavorazione di polimetalli, ha avuto una accelerata con la consegna alla “Terminal Geochem”, dei nastri trasportatori, l’impianto mai utilizzato in dotazione del molo alti fondali, detto porto industriale, struttura fondamentale del nuovo progetto industriale.
«È STATO consegnato l’otto febbraio scorso e finalmente sarà rimesso in funzione» precisa il presidente di Confindustria Foggia Ivano Chierici che ha seguito le varie fasi della elaborazione di un progetto che si pone all’avanguardia delle tecnologie avanzate.
PRESIDENTE CHIERICI, siamo ai nastri di partenza di una impresa molto attesa: quali sono i riferimenti indicativi?
«Un investimento di 500 milioni di euro, per circa 400 posti di lavoro, 3-4 mesi per definire il progetto esecutivo e si potrà avviare la costruzione delle opere, tre anni di lavoro dopo di che, se non ci saranno intoppi come ci auguriamo, inizierà la produzione».
ECCO LA PRODUZIONE: sono almeno un paio di anni che si parla di questo progetto industriale al quale si legano tante speranze di ripresa dell’economia del territorio da tempo ridotta al lumicino, fino ad ora se n’è parlato come di un oggetto misterioso: qual è dunque, l’attività di questa iniziativa?
«I polimeri sono degli aggregati di vari elementi come oro, rame, zinco eccetera. Si trovano all’interno di materiali rocciosi provenienti dal sud America. L’attività che si svolgerà a Manfredonia sarà quella di rimodulare la concentrazione di polimeri presenti nei blocchi di roccia, secondo una precisa percentuale come richiesta dal committente».
QUESTA ATTIVITA’ di rimodulazione come avviene?
«È un progetto sul quale si è lavorato e con molta attenzione sul piano della sicurezza e della salvaguardia ambientale. La materia prima arriva via mare, viene trasportati con i nastri blindati lungo i tre chilometri portuali, lavorato in ambienti chiusi, con appositi macchinari a freddo, senza l’impiego di sostanza inquinanti, senza emissioni di polveri o altro. I blocchi come rimodulati vengono stoccati e quindi spediti ai committenti in Cina, sud est asiatico».
NEL PROGETTO è prevista anche la costruzione di una centrale elettrica…
«Tanto le apparecchiature per la lavorazione dei polimeri quanto il funzionamento dei nastri trasportatori, sono molto energivori, assorbono molta corrente elettrica. È perciò prevista la costruzione di centralina a turbogas per la produzione di energia elettrica necessaria, con la possibilità di mettere a disposizione delle attività operanti nell’area di utilizzare la corrente elettrica a prezzo calmierato. Una opportunità che potrà rendere ulteriormente attrattiva la Zes di Manfredonia»
NON SONO MANCATI rilievi e riserve da parte di organismi ambientalisti…
«Sono molto fiducioso che quando avremo la possibilità di illustrare il progetto ci si potrà rendere conto che è una iniziativa che va nella direzione dello sviluppo sostenibile di un’area particolarmente vocata, per le strutture che offre, per attività industriali sicure, rispettose dei luoghi e delle persone. Credo sia tempo che Manfredonia si svegli ed esca dall’isolamento nel quale è stato colpevolmente portato».
Michele Apollonio
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