Puglia, il fine vita torna in Consiglio regionale: nuova proposta di legge dopo la bocciatura di ottobre

Il dibattito sul fine vita torna in Consiglio regionale. Dopo la prima bocciatura, la proposta di legge sarà fra i punti all'ordine del giorno nel

Il festival “Ariosa” pronto a planare a San Giovanni Rotondo. Tra mongolfiere, musica all’alba e ultraleggeri
Raffiche di Libeccio sul Gargano crollano alberi
Nasce a Manfredonia, un movimento politico culturale denominato Progetto Popolare

Il dibattito sul fine vita torna in Consiglio regionale. Dopo la prima bocciatura, la proposta di legge sarà fra i punti all’ordine del giorno nella prossima seduta (non ancora fissata): ad annunciarlo è Fabiano Amati, consigliere regionale di Azione e primo firmatario, che aveva ripresentato il testo – con una piccola modifica – all’indomani dello stop. Il ritorno in aula potrebbe rappresentare una polveriera: non soltanto per la delicatezza del tema, ma anche perché si tratta di un nuovo banco di prova per la maggioranza che si era già mostrata divisa nel voto dello scorso 4 ottobre – quando la proposta fu respinta senza neanche essere discussa – e potrebbe ripetersi dopo i nuovi equilibri e le ultime frizioni.

“La legge sul fine vita era nel programma del Pd per le politiche – ricorda Amati – mi aspetto che il partito voti compatto”. La proposta di legge regionale – che in estate aveva scatenato la reazione avversa anche dei vescovi – in attesa di una norma nazionale richiama la sentenza della Corte costituzionale numero 242 del 2019, per la quale ai malati con patologie irreversibili che provocano sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili, tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitali, deve essere garantito l’aiuto alla morte volontaria da parte delle strutture pubbliche. Cioè queste devono fornire gli strumenti al malato, pienamente cosciente. Ma in realtà non c’è una regolamentazione su come questo debba avvenire. E di qui la necessità di una legge.

L’articolo 1 della proposta sulla “Assistenza sanitaria per la morte serena e indolore di pazienti terminali” fu bocciato in consiglio con 19 voti a favore e 23 contrari: c’erano parte dei pd, civici e il Movimento 5 stelle per la maggioranza e gran parte del centrodestra. Il presidente Michele Emiliano lasciò addirittura l’aula al momento del voto. “Il governatore nel dibattito prima della bocciatura fece sapere che l’argomento non era nel suo programma elettorale, come se una sentenza della Corte costituzionale possa essere materia di programma. Poi, però, la necessità di una legge sul fine vita è comparsa nel programma del Pd per le elezioni politiche”. Subito dopo la bocciatura, Amati ha ripresentato la proposta con una sola modifica. Nell’articolo 1 si leggeva: “Le strutture sanitarie pubbliche della Regione assicurano l’assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico” e ora è stata eliminata la parola terminale.

Puglia, il fine vita torna in Consiglio regionale: nuova proposta di legge dopo la bocciatura di ottobre

“È una questione giuridica di notevole complessità, ma ho accolto l’obiezione proposta dall’associazione Coscioni”, commenta Amati. L’iter è stato farraginoso: “Qualche giorno dopo la bocciatura ho depositato nuovamente la proposta e doveva andare di nuovo in commissione, la terza, quella della Sanità. Ma l’analisi tecnico-normativa non è stata depositata. Se entro 60 giorni dal deposito della proposta di legge non viene portata in Commissione, secondo il regolamento, il proponente può chiedere l’iscrizione diretta all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale, e così ho fatto”. E allora sarà discussa alla prossima convocazione, per la quale non è stata ancora definita la data (di solito dopo la terza settimana di gennaio) e quindi neanche ufficializzati i punti.

Certo è che da allora gli equilibri politici sono cambiati. “Chiunque sollevi questioni etiche non coglie nel segno la proposta – conclude Amati – Non stiamo discutendo se siamo favorevoli o contrari al fine vita, ma se dobbiamo eseguire una sentenza della Corte costituzionale o meno, quindi se fare una cosa ovvia oppure violare la legge. Basterebbe pure una delibera della giunta regionale ma non vogliono assumersene la responsabilità. Mi aspetto che il gruppo del Pd sia compatto, perché se lo hanno scritto nel programma elettorale nella dimensione più vasta, non ci dovrebbero essere problemi per quella meramente esecutiva di una sentenza. Mi aspetto che questa volta vinca la ragione”.

COMMENTI

WORDPRESS: 0