Archiviata la 18App, ovvero il bonus di 500 euro che scattava al compimento dei 18 anni, nascono altre due carte: una Carta Cultura e una Carta Merito
Archiviata la 18App, ovvero il bonus di 500 euro che scattava al compimento dei 18 anni, nascono altre due carte: una Carta Cultura e una Carta Merito, entrambe di 500 euro, separate ma cumulabili per un totale di mille euro. Se la 18App era a disposizione di tutti i maggiorenni le due nuove carte prevedono delle regole: la prima è legata al reddito, e quindi oltre ad avere 18 anni si deve avere un Isee di massimo 35mila euro. La seconda la ottiene chiunque prenda il massimo dei voti, 100, all’esame di maturità ma se lo studente ha anche Isee a 35mila euro raddoppia.
Meloni: i bonus cultura per valorizzare merito ed equità
«18App viene sostituita e migliorata introducendo due nuove misure, separate ma cumulabili: la Carta Cultura Giovani e la Carta del Merito» ha spiegato la premier Giorgia Meloni. «La prima riguarda un bonus per i diciottenni le cui famiglie hanno un Isee non superiore a 35mila euro, e l’altra prevede un bonus di 500 euro per chi conseguirà il diploma di istruzione secondaria superiore con una votazione di 100 centesimi. Inoltre – aggiunge – verranno rafforzati anche i meccanismi anti-truffa. Con queste misure diamo valore al merito e mettiamo in campo un sistema equo per rendere più accessibile la cultura ai giovani».
Per evitare le truffe sanzioni in vista
«Il ministro Sangiuliano – ha detto Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura e firmatario con Rossano Sasso (Lega) e Rita Dalla Chiesa (FI) del discusso emendamento alla manovra che abolisce la 18App – convocherà un tavolo ai primi di gennaio per un nuovo regolamento coinvolgendo tutte le associazioni di categoria. Siamo soddisfatti – ha concluso – per quella che è un’azione da riformisti conservatori». Il compito del tavolo sarà sostanzialmente quello di definire gli ambiti in cui poter spendere il bonus e, inoltre, per evitare le truffe, dovrebbero essere in arrivo anche sanzioni per gli esercenti che non applicano correttamente la procedura. L’emendamento poi ritirato prevedeva che parte dei 230 milioni di euro della app venissero reinvestiti per i lavoratori dello spettacolo «al contrario del governo precedente verranno aumentati i fondi» sull’indennità di discontinuità, ha spiegato ancora Mollicone.
Opposizione insorge
Dettagli ancora da definire nel convulso lavoro per mettere a punto la manovra, ma bastano queste anticipazioni per scatenare la polemica su un tema evidentemente caldo. «Quello che sta accadendo in queste ore è tecnicamente uno dei più grandi scandali a cui io ho assistito da quando sono in Parlamento», tuona Matteo Renzi, senatore di Azione-Italia Viva. «Per chiarezza, 230 milioni di euro che erano per i giovani con 18App vengono azzerati e nello stesso bilancio mettono 890 milioni di euro per i presidenti della Serie A». Irene Manzi, capogruppo Pd in Commissione Cultura spiega: «Tagliano i fondi, complicano le procedure, e concepiscono l’accesso alla cultura come un premio e non come un diritto universale. Confermano così quella idea distorta di merito che è premiare chi già ce la fa, punire chi fa fatica. Una visione paternalista che penalizza solo i più giovani e l’intero comparto culturale». «Follia e assoluta mancanza di buon senso del governo Meloni», sostiene la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera Anna Laura Orrico.
Critiche anche le categorie
Ma sono soprattutto le categorie ad essere critiche. «Siamo preoccupatissimi», dice il presidente dell’Associazione italiana editori (Aie) Ricardo Franco Levi. «Non solo la soglia Isee esclude una parte rilevante dei ragazzi, ma le complicatissime procedure necessarie ad accedere al provvedimento scoraggeranno anche tutti gli altri». Così, aggiunge, «si indebolisce una misura che ha raggiunto risultati di assoluto rilievo, conquistando alla lettura – sono dati Istat – 183mila giovani che l’avevano abbandonata negli anni precedenti la maturità». Federculture chiede dunque che il Governo accolga la richiesta che viene da tutte le organizzazioni e dagli operatori della cultura di lasciare inalterata la norma, salvo aprire successivamente un tavolo di confronto per valutare eventuali modifiche o forme evolutive del provvedimento.
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