Si è aperta oggi una settimana caldissima per la manovra 2023, tra le proteste dei sindacati e l’atteso vaglio della Commissione europea, che potrebbe
Si è aperta oggi una settimana caldissima per la manovra 2023, tra le proteste dei sindacati e l’atteso vaglio della Commissione europea, che potrebbe rendere noto il suo parere il 14 dicembre. Tutto mentre la commissione Bilancio della Camera si appresta a votare gli emendamenti alla legge di bilancio: 450 le proposte “segnalate” sulle 3mila presentate. Quali sono i contenuti che potrebbero cambiare?
Soglia Pos nel mirino
La prima norma che potrebbe essere modificata rispetto alla sua attuale formulazione è certamente quella che innalza a 60 euro la soglia oltre la quale scatta l’obbligo per l’esercente di accettare pagamenti con Bancomat e carta di credito, con il blocco delle relative sanzioni. La premier Giorgia Meloni ha appena ricordato nella sua videorubrica social #gliappuntidiGiorgia che cancellare le commissioni «sarebbe incostituzionale». «La moneta elettronica è privata, è un servizio offerto – ha spiegato – e lo Stato non può impedire a chi offre quel servizio di guadagnarci sopra una commissione. Probabilmente questa è la ragione per cui la Banca d’Italia fa le sue valutazioni sul tema dell’innalzamento del tetto al contante».
Probabile il ritorno al limite dei 30 euro
Valutazioni ipercritiche, va ricordato. Che si aggiungono alle perplessità che in via informale trapelano da Bruxelles, dove la misura sul Pos, unita a quella che eleva a 5mila euro il tetto per pagare cash, viene letta come controcorrente rispetto all’obiettivo, concordato e messo nero su bianco nel Pnrr, di combattere l’evasione fiscale. È probabile che dall’interlocuzione tra il Governo e la Commissione si arrivi a un compromesso e si torni al limite per le transazioni senza obbligo di Pos che era stato previsto nella prima bozza di manovra: 30 euro.
Pagamenti elettronici cresciuti del 170% rispetto al 2015
Intanto il Centro Studi di Unimpresa ha diffuso i numeri dei pagamenti elettronici in Italia: nel 2021 si sono registrate più di 5 miliardi di operazioni (+170% rispetto al 2015), con un ammontare delle transazioni che sfiora i 238 miliardi di euro. Le carte in circolazione sono 106 milioni, anch’esse in aumento del 17%. E sono quelle di debito, Bancomat in testa, in cima alle preferenze degli italiani per fare acquisti, con 183 miliardi di euro di pagamenti e 3,8 miliardi di operazioni l’anno scorso, seguite dalle carte di credito con 84 miliardi di euro e 1,3 miliardi di operazioni e poi dalle prepagate con 54 miliardi di euro e 1,5 miliardi di operazioni.
Il destino del bonus cultura 18app
L’altro nodo da sciogliere riguarda il destino del bonus culturale per i 18enni introdotto dall’allora premier Matteo Renzi da utilizzare per l’acquisto di biglietti per teatro, cinema, libri, concerti e mostre. Un emendamento presentato da tutto il centrodestra (firmato dal presidente della commissione cultura della Camera, Federico Mollicone, di Fratelli d’Italia, da Rossano Sasso della Lega e da Rita Dalla Chiesa di Forza Italia) ne ha proposto la cancellazione per destinare le relative risorse – 230 milioni di euro annui a decorrere dal 2022 – a finalità di sostegno del mondo dello spettacolo e della cultura.
Una nuova «carta cultura» legata al reddito
Ma la levata di scudi sia da parte delle opposizioni sia da parte delle associazioni di settore ha costretto l’Esecutivo a precisare che il bonus non sparirà del tutto. Dovrebbe trasformarsi in una nuova “carta cultura”, su cui è al lavoro il ministro Gennaro Sangiuliano, che potrebbe essere legata all’Isee. «Non c’è ragione” – ha detto Meloni – che riceva il bonus «il figlio di un milionario, di un parlamentare, o mia figlia. Va introdotto un limite al reddito di chi accede a questa misura, e vanno meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse e credo anche che occorra lavorare sulle truffe. Quindi confermo che intendiamo modificare questa norma, senza però togliere queste risorse alla loro destinazione originale: i giovani e la cultura».
Superbonus edilizia, incognita sblocco crediti
Anche il superbonus 110% è sbarcato nella manovra, con diversi emendamenti di maggioranza e opposizione che puntano a risolvere il problema dei crediti incagliati. Ma il tema sarà affrontato in prima battuta in Senato, nell’ambito del decreto aiuti quater che ha definito la nuova fisionomia dell’incentivo. Una riunione di maggioranza è stata convocata proprio per il pomeriggio del 12 dicembre. Le richieste dei partiti si concentrano sulla mini proroga delle comunicazioni di inizio lavori asseverati (Cilas) dal 25 novembre al 31 dicembre 2022 oppure a 15 giorni dopo la pubblicazione della legge di bilancio. Per lo sblocco dei crediti, si sta ragionando: il ministero dell’Economia ha avviato un’interlocuzione preventiva con Eurostat per capire se sia percorribile la strada suggerita da Abi e Ance di compensare automaticamente una quota dell’1% degli F24 presi in carico dalle banche per i versamenti fiscali e contributivi dei clienti con i crediti da bonus edilizi.
Smart working verso la proroga
Bipartisan è anche la richiesta, contenuta in diversi emendamenti alla manovra, di prorogare la possibilità, per fragili e genitori di under 14, di ricorrere allo smart working semplificato (ossia senza accordo individuale) oltre la scadenza attualmente prevista del 31 dicembre. La soluzione più probabile sembra quella di prorogarlo fino al 31 marzo 2023 con il decreto Milleproroghe, anche se c’è chi propone il rinvio delle norme oggi in vigore per tutto l’anno prossimo, fino al 31 dicembre 2023. La valutazione è ancora in corso.
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