Ci sono passato tante volte, sulla strada che va dal centro di Riabilitazione Cesarano verso Siponto. All’altezza di quel famoso ponte mai completato
Ci sono passato tante volte, sulla strada che va dal centro di Riabilitazione Cesarano verso Siponto. All’altezza di quel famoso ponte mai completato è ancora in piedi un caseggiato abbandonato e sul muro di quella costruzione diroccata sono ben visibili vari graffiti ma, uno in particolare ha sempre destato la mia attenzione, lì impresso da almeno tre anni: una bimba che tiene sospeso un palloncino!? Macchè?! Non è un palloncino, quella bimba tiene fra le mani l’estremità di un cappio in sospensione.
Ho voluto approfondire la questione, per sapere l’origine di quel disegno o opera di strada, perché la curiosità per quella realizzazione è sempre stata tanta. Avrà un significato? Chi è l’autore? Avrà voluto trasmettere qualcosa, un messaggio?…si, un messaggio è evidente, come spesso avviene per la street art, ovvero quella porzione di scibile che trovasi a metà strada tra arte e vandalismo. Mi sono avvicinato una volta e, più da vicino, ho visto una firma: Zip. Poi, vagando per Siponto ne ho trovati altri di graffiti, sempre con la firma di Zip. Sulla spiaggia “una sola moltitudine” e il “naufragar m’è dolce in questo mare?”, un ragazzo di colore, accovacciato, inginocchiato in attesa di una meta. Una bimba, una gioiosa bimba, questa volta, che gioca con le lettere del suo futuro. Un bimbo che sogna emissioni di fantasia e fa “bruum bruuum” imitando il rombo di un motore che non inquina; lo stesso bimbo in altra zona di Siponto nel suo “habitat Mediterraneo” di lettura e scatole di pesciolini in libertà e, sempre nella stessa zona a poche centinaia di metri una bambina che attutisce la precipitazione di maschere; i tanti volti della nostra società. Opere, espressioni di impegno sociale, firmate dallo stesso autore. E poi? Vengo a sapere che il graffito di quella bimba con il cappio in sospensione ha pur’esso un titolo, un nome: “giochi di morte”. E qui viene fuori ancor più la curiosità per questo nome breve e veloce, come il sibilo della cerbottana che sputa freccette avvelenate o quello di un proiettile che parte dalla colt dell’immancabile pistolero in agguato.
La curiosità e il desiderio di conoscere meglio questo artista di strada viene ulteriormente appagata dal contatto avuto, tramite mio fratello Mariano, con la curatrice di una mostra tutta dedicata a Zip: Luciana Fredella, attivista della cultura, appassionata e preparata curatrice di una bellissima esposizione presso la Sala Narrativa della biblioteca di Foggia “la Magna Capitana”, con opere presenti per tutto il mese di novembre e fino alla data del 2 dicembre 2022. Luciana mi porta nel mondo di Zip, evidenziando tutte le peculiarità di questo personaggio anonimo, ignoto, informe, del quale si conosce l’arte ma non la persona, la sua anima ma non il suo corpo, le sue idee ma non la sua voce. Zip comunica attraverso Instagram e forse con segnali di fumo, tipici di un mondo “indiano” molto simile al suo essere. Qualcuno lo ha equiparato a Bansky, writer inglese, considerato uno dei maggiori esponenti della Street art , anche lui sconosciuto, non presente, assente. Il nostro è quello foggiano, che ha elevato la città dei satanelli a sede della propria vena artistica con diramazioni lungo le soleggiate strade della Capitanata e fra queste quella diretta al mare, a Siponto, uno dei suoi luoghi dell’anima, dove è facile incontrarlo senza sapere di averlo incontrato. E qui, nel villaggio estivo, ormai popolato anche d’inverno, Zip ci passeggia con lo zaino carico di bombolette e offre le sue opere per le cause buone, quelle che hanno una motivazione, un fine, un senso. La sua arte rimane comunque precaria e guai a chi si preoccupa di preservarla…è già tanto, dal 2019, che quella bimba sia visibile su quel muro diroccato di fronte al mare; quel disegno potrebbe anche essere venduto in tempo reale, con l’onere per l’acquirente di provvedere alla sua rimozione, per cancellarlo, ridisegnarlo o destinarlo a vittima del piscio di un cane. Imperativo: non ci provate, perché fate brutta fine!
Vorremmo ancora chiederci chi è Zip? Non lo sappiamo, possiamo immaginarlo colto senz’altro, basso di statura o longilineo? Medio! E’ un gaglioffo, uno squatter, un disabile oppure un prete? E’ un pescivendolo o anche un avvocato? Potrebbe essere Pio senza Amedeo oppure il Generale Marasco? Chi sarà mai questo personaggio senza forma, invisibile, traditore della sua ombra e, pertanto, cinico perché rifiuta il contatto con chi lo ama, con chi lo ammira e farebbe di tutto per conoscerlo? Oppure, lo conosciamo già? E’ quel signore che abita sullo stesso mio pianerottolo, e che spesso vedo armeggiare con bombolette di vario colore? Sarà forse Bansky, perché sotto le spoglie di Zip riesce a tornare nel suo anonimo anonimato? Per fortuna c’è Instagram per ammirare la sua arte, soprattutto per chi non riesce ad arrivare a Foggia o a Siponto. Ma, se chiude Instagram, dove andrebbe a finire Zip? Forse su TikTok a presentare panini ripieni o merletti colorati. Cercatelo, tanto non lo troverete!
Andate, invece, a vedere, a guardare, ad ammirare le opere di Zip. E’ possibile fino al 2 dicembre presso la Biblioteca di Foggia “la Magna capitana”. Ne vale certamente la pena.
Vincenzo Di Staso
Dirett Resp Manfredonia Tv
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