Ferite a Morte: “Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti”

C’è stato un progetto in Italia che si è occupato di femminicidio e di violenza sulle donne. Si chiama “Ferite a morte”, un progetto teatrale sul femm

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C’è stato un progetto in Italia che si è occupato di femminicidio e di violenza sulle donne. Si chiama “Ferite a morte”, un progetto teatrale sul femminicidio scritto e diretto da Serena Dandini, storica conduttrice televisiva italiana. Quel progetto, che ha girato in tantissimi teatri italiani ed europei dal 2013, ha portato in scena tantissime testimonianze di donne che hanno perso la vita per mano di un marito, di un compagno, un amante o un ex. Sono storie di donne che ritornano idealmente in vita per raccontare un caso di cronaca troppo spesso dimenticato in fretta.

Dietro ogni caso di cronaca, dietro ogni titolo che giustificava l’omicidio della propria compagnia per un inquietante “troppo amore”, c’erano storie complesse, primi avvertimenti, segnali che non si era riusciti a comprendere nella loro gravità. La Dandini, con tante altre attrici donne, ha portato in scena uno spettacolo di parole, di parole vere contro la violenza degli uomini. “Tutti i monologhi di Ferite a morte – spiegò la Dandini – ci parlano dei delitti annunciati, degli omicidi di donne da parte degli uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle. Non a caso i colpevoli sono spesso mariti, fidanzati o ex, una strage familiare che, con un’impressionante cadenza, continua tristemente a riempire le pagine della nostra cronaca quotidiana. Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica. Per questo pensiamo che non bisogna smettere di parlarne e cercare, anche attraverso il teatro, di sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica”. 

Il Sipontino.Net in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne propone un monologo di Ferite a Morte: Il mostro.

“Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti. 

Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti, l’ha detto mia mamma agli inquirenti, avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti… 

Era lì che fumava vicino al caminetto e non ce ne siamo accorti, avevamo il mostro proprio in casa e non ce ne siamo accorti, guardava la partita e non ce ne siamo accorti. 

Ma neanche il mio marito se n’era accorto, dico, lui che aveva proprio il mostro dentro non se n’era accorto, poveraccio, c’aveva sempre da fare, avanti e indietro con il Pandino, anche quando m’ha messo incinta per la terza volta non se n’è accorto. Io sì, è naturale, mi sono venuti subito a noia i broccoli e lì ho capito; inutile buttare soldi per il test, lo so da me, il broccolo è un segnale infallibile, micidiale, cinque volte che sono rimasta incinta me l’ha detto il broccolo. Di figli ne ho solo tre: uno l’ho perso appena nato e l’altro mi è rimasto in pancia sette mesi e non è più uscito. Sono morta prima. 

Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti, l’ha detto pure mia sorella, non c’andava d’accordo con il mio marito, non si son piaciuti mai, questione di caratteri o di segni zodiacali, lei è una scorpione, reagisce, una volta che il mio marito l’ha strattonata ha cominciato a strillare come un’aquila. Ma che ti strilli? Ti vuoi far sentire da tutti i vicini? E che vuoi che sia uno spintone? E allora io? Quando mi ha tirato la sedia in testa che avrei dovuto dire? Sono sfoghi così, del momento, si sa, gli uomini hanno queste punte di carattere, hai visto come sono fatti anche fisicamente? Sono un fascio di nervi ma deboli di stomaco, la sedia è volata perché non avevo tolto la cipolla dal sugo, c’aveva ragione lui, non la digerisce e poi sta male… Comunque ha funzionato, perché dopo la botta che ho preso la cipolla non l’ho più messa da nessuna parte. 

Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti, ma nessuno proprio se n’era accorto, neanche il brigadiere, m’ha vista il mese scorso in fila alle poste con la faccia viola di pugni e m’ha detto: «Che ti sei fatta, Teresa?». Io per non creare problemi e chiacchiere ho detto che ero caduta dalle scale della cantinetta e lui mi ha guardato e ha sorriso. Poi, come un papà buono, mi ha consigliato di fare pace con il 

mio marito e di essere più tranquilla, di non farlo arrabbiare… Io ci ho provato a non farlo arrabbiare, ma lui si era incaponito a portare questa donna in casa, una situazione momentanea, ha detto, ma lei si era presa subito la stanza della nostra figlia più grande e si faceva portare il caffè a letto dal piccolo. Io, per carità, mi facevo i fatti miei e pure la biancheria le stiravo alla tipa, così, per farlo contento, per tenerlo buono, ma lui era sempre su di giri, la notte si alzava, girava per la casa, sbatteva le porte, andava da quella e poi dopo un po’ tornava a letto e fumava. E io zitta, guardavo la luce della luna e speravo che passasse. Una sera mi ha preso da dietro convinto che dormivo, l’ho fatto fare, anche se non mi piaceva, non volevo svegliare tutta la casa, a volte si fa prima a non dire niente, meglio non reagire e tutto passa, si sa, a un certo punto l’uomo si acquieta, è natura… 

Ma la mattina dopo, quando pulivo i broccoli, ho capito. Era successo di nuovo. Lui non voleva altri figli da me e c’aveva ragione, dove lo mettevamo un altro ragazzino? E adesso c’era pure questa signora in casa, è chiaro, c’era meno spazio, insomma questa sua amica in difficoltà che doveva rimanere poco ma già aveva occupato l’armadio nel tinello era sempre lì e girava in sottoveste davanti ai vicini e la casa era quel che era, avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti… 

Al settimo mese ormai la pancia si vedeva tanto e gliel’ho dovuto dire, ma sembrava tranquillo, siamo andati in gita tutti e tre, una scampagnata con la signora e i panini, e lui ha preso una latta di benzina dal garage. 

«Perché prendi la benzina, papà, che la macchina va a diesel?» 

«Fatti i fatti tuoi» gli ha detto, ma senza menarlo, di buon umore. No, non era un mostro, sennò mi bruciava viva da subito. E invece per fortuna prima mi ha dato una vangata in testa che mi ha stordita forte e quando mi ha dato fuoco non ho sentito quasi niente. Lo vedi? Non avevamo un mostro in casa, ci pensava a me, anche alla fine… sennò non mi tramortiva prima con la vangata, senza sarebbe stato peggio, avrei sofferto molto di più, è stato un pensiero per me, lo vedi mamma, non avevamo un mostro in casa, era solo un po’ nervoso di temperamento. 

Il bambino l’avrei chiamato Vito, come il nonno”. 

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