Gli occhi azzurri sempre vispi, dietro la grata. Madre Maria Letizia ha appena compiuto 107 anni, e da 82 ha dedicato la sua vita a Dio vestendo l'abi
Gli occhi azzurri sempre vispi, dietro la grata. Madre Maria Letizia ha appena compiuto 107 anni, e da 82 ha dedicato la sua vita a Dio vestendo l’abito delle benedettine cassinesi. È sempre lì, nel cinquecentesco monastero Santa Maria delle Vergini, a Bitonto, dove ha continuato a rilegare libri per decenni, con estrema maestria, inizialmente per riparare i volumi danneggiati durante l’alluvione di Firenze alla fine degli anni Sessanta.È nata il 16 ottobre del 1915, l’anno dell’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale. La sua famiglia, originaria di Gioia del Colle, decise di iscriverla all’Istituto Margherita di Bari per consentirle di studiare. “Vidi piangere, tutta rossa in viso, una suora che si era vista rifiutata dalla madre generale la richiesta di andare in missione e mi chiesi che genere di passione doveva essere questa da sconvolgere una persona così – ha raccontato qualche anno fa a Repubblica – Ma avevo dieci anni e non ci pensai più, fino a quando lessi la vita di Santa Teresina del Bambin Gesù e tutto mi fu più chiaro”. Allora la vocazione: “Mio padre non lo accettò subito, piangeva come un bimbo, mentre mia madre era morta quando avevo quindici anni”.
Dal 1940 è in clausura. Fu consacrata suora a Santa Scolastica, sempre a Bari. E le imposero il nome di suor Letizia, lo stesso della madre: “Fu un regalo immenso”. Suor Letizia si ammalò, subì una grave operazione e affrontò la convalescenza a Villa Lenti, accanto all’abbazia di Noci. Nel 1968 andò a imparare l’arte della legatoria nel monastero delle Benedettine di Santa Maria a Rosano, a Rignano sull’Arno, poiché dopo l’alluvione di Firenze arrivavano “camion interi di volumi che lavammo dal fango prima di essere mandati all’abbazia di Noci per il restauro. Erano dappertutto”.
Arrivata a Bitonto, si è occupata della legatoria del monastero: “Di qui sono passati i registri del Comune e i libri della Soprintendenza, delle scuole e delle biblioteche quando si sciupavano”. Il lavoro negli anni è diminuito, ma suor Letizia non ha perso la sua maestria. “L’unica volta in cui sono uscita dal monastero è stato per andare a Roma per una visita medica: era il 19 luglio del 1943”, ricordava nel 2018.
“Sempre vigile la sua mente, sempre tranquillo il suo cuore, sempre allargata in umiltà la sua anima – è l’augurio del professor Nicola Pice – Ha dedicato la sua vita semplice, ma piena di fervore, a rilegare un libro, curare una pianta, ricamare con l’ago punti decorativi, dipingere fiori, coltivare l’arte della miniatura, ma soprattutto a tenere sempre fisso a Dio il suo occhio. Un miracolo di vita consacrata sulle orme di san Benedetto e di Santa Teresina del Bambin Gesù, una straordinarietà di vita che si vive nella perfetta letizia, coltivando e testimoniando la gioia nel nascondimento”.
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