Bollette gas, strada in salita per gli sconti nelle regioni in cui si estrae o ci sono rigassificatori e gasdotti. I casi di Basilicata e Puglia

È in salita la strada per applicare lo sconto in bolletta che la Regione Basilicata ha approvato a fine agosto e a cui stanno guardando, in ordine spa

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È in salita la strada per applicare lo sconto in bolletta che la Regione Basilicata ha approvato a fine agosto e a cui stanno guardando, in ordine sparso, anche altre Regioni con l’idea di “compensare” i cittadini per la presenza di attività estrattive e infrastrutture energetiche sul territorio. Gli operatori contestano la norma e temono emulazioni da parte delle altre, che renderebbero “complessa, onerosa e frammentata la gestione dell’intera clientela delle società di vendita di livello nazionale”. Con l’aggravante che, argomentano, azzerare il costo della materia prima ha il risultato di incentivare i consumi energetici proprio mentre si cerca di remare in senso opposto. In Puglia, dove si punta ad utilizzare le compensazioni del gasdotto Tap, Confindustria parla di “incostituzionalità” e di una legge “non coerente con il quadro normativo nazionale”. Intanto, anche Toscana ed Emilia Romagna guardano agli sconti in bolletta attraverso le compensazioni per i futuri rigassificatori di Piombino e di Ravenna. Il caso Puglia, rischio di incostituzionalità – Tra le Regioni che stanno seguendo l’esempio c’è la Puglia. Anch’essa si sta muovendo per garantire gli sconti in bolletta coperti dalle compensazioni territoriali del gasdotto Tap. Nei giorni scorsi il Consiglio regionale ha infatti approvato un provvedimento che prevede che sul valore complessivo commerciale del gas che transita in Puglia attraverso il gasdotto Tap verrà calcolato un 3% che equivarrà allo sconto in bolletta che tutti i pugliesi riceveranno. Il tutto a carico delle società, dalla stessa Tap ai fornitori. Secondo le stime parliamo di risparmi per circa 314 milioni di euro. La legge prevede compensazioni anche per tutte le aziende che vorranno installare degli impianti di produzione di energia in Puglia, dal fotovoltaico all‘eolico.

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Vari però i nodi rilevati: per esempio in caso di mancato accordo tra i soggetti della filiera gas sarebbe la stessa Regione a dover decidere come procedere. Confindustria Puglia parla di “cattiva legge” e di “incostituzionalità”. “L’articolato della legge non è coerente con il quadro normativo nazionale (ossia con la legge Marzano, ndr) e presenta profili di incostituzionalità. L’appello di Confindustria Puglia è rimasto inascoltato – ha commentato il presidente degli industriali pugliesi Sergio Fontana – e oggi abbiamo una cattiva legge oltre che un’occasione persa per valorizzare i territori e le comunità locali coinvolte di criticare”.

Dichiarazioni a cui ha replicato il presidente della I commissione Bilancio del Consiglio regionale pugliese, Fabiano Amati, affermando esattamente il contrario. Cioè che la legge troverebbe fondamento nel comma 4, art. 1 della legge Marzano 239 del 2004, che affida a Stato e Regioni il compito di garantire un “adeguato equilibrio territoriale nella localizzazione delle infrastrutture energetiche (…) prevedendo eventuali misure di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale qualora esigenze connesse agli indirizzi strategici nazionali richiedano concentrazioni territoriali di attività, impianti e infrastrutture ad elevato impatto”. Amati, tuttavia, non nasconde le difficoltà e i rischi. “Certo la strada è difficile, non l’abbiamo mai nascosto. L’eventuale impugnativa non è una vergogna, ma spesso ha il significato di una legislazione attiva e dinamica nell’ambito dei poteri concorrenti tra Stato e regioni”.

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