Ieri 28 ottobre la V sezione della Corte Suprema di Cassazione ha pronunciato la sentenza con la quale, in accoglimento del ricorso proposto dalla Pro
Ieri 28 ottobre la V sezione della Corte Suprema di Cassazione ha pronunciato la sentenza con la quale, in accoglimento del ricorso proposto dalla Procura della Repubblica di Foggia, ha annullato la sentenza del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale dauno che aveva disposto l’assoluzione di alcuni soggetti, tra
cui due militari della Capitaneria di porto di Manfredonia, coinvolti in un indagine penale incentrata sulla commissione di reati commessi in servizio.
Il Gup aveva motivato l’assoluzione ritenendo inesistente la qualifica di polizia giudiziaria degli ufficiali e agenti (anch’essi appartenenti al corpo delle capitanerie di porto-guardia costiera), che avevano svolto gli atti investigativi, nonostante fossero stati delegati dal pubblico ministero. La Corte di Cassazione, con la sentenza odierna, le cui motivazioni saranno note nelle prossime settimane, ha disposto il rinvio allo stesso Tribunale di Foggia per un nuovo giudizio.
Il 13 dicembre 2019 a 27 uomini della Guardia Costiera di Manfredonia – all’esito di una complessa indagine interna alla Capitaneria di Porto coordinata dalla Procura di Foggia – era stato contestato il falso ideologico. Quattro persone – tre della Capitaneria di Manfredonia e uno di quella di Vieste – erano stati raggiunti da misure cautelari, due marescialli agli arresti domiciliari e altri due militari sospesi dal servizio per 12 mesi. Erano stati accertati tredici casi di imbarcazioni che avevano ricevuto il ‘bollino blu’ (che attesta la regolarità dei natanti e delle relative dotazioni di sicurezza) senza essere state sottoposte a nessun tipo di controllo. Altri 23 erano stati indagati.All’epoca dei fatti, sui militari ‘infedeli’ nella Capitaneria di Porto che strumentalizzavano la divisa per fini illeciti attraverso “Gravi condotte”, la Procura della Repubblica di Foggia aveva chiesto 17 misure cautelari. Per 15 indagati il gip aveva ritenuto sussistenti i gravi indizi di reato e sussistenti tutti gli episodi contestati. Tuttavia soltanto in quattro erano stati raggiunti da misure cautelari, una scelta non condivisa da Ludovico Vaccaro: ” E’ una sottovalutazione delle indagini penali” aveva detto.
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