Sono in aumento, nelle città pugliesi, le situazioni di sfruttamento sessuale e lavorativo 'al chiuso', oltre all'assoggettamento a condizioni di vita
Sono in aumento, nelle città pugliesi, le situazioni di sfruttamento sessuale e lavorativo ‘al chiuso’, oltre all’assoggettamento a condizioni di vita disumane. È quanto emerge dai dati degli ultimi 2 anni raccolti dal progetto ‘La Puglia non Tratta 5, insieme per le vittime’, l’inziativa regionale che tutela le donne in gravidanza o con minori a carico, uomini adulti, minori stranieri non accompagnati, vittime di sfruttamento lavorativo e sessuale.
‘La Puglia non tratta’, è una rete che coordina il lavoro di sette cooperative impegnate nella difesa delle persone sopraffatte dalla violenza dei comportamenti criminali messi in atto a loro spese. Il messaggio di sensibilizzazione della cittadinanza, cui mira il progetto ‘La Puglia non tratta’, trova maggiore forza oggi nelle celebrazioni per la ‘XVI Giornata Europea contro la tratta degli esseri umani’.
La giornata, istituita nel 2006 dalla Commissione Europea, costituisce altresì un’occasione per fermarsi a riflettere su di un fenomeno che, da ormai molti anni, lambisce in maniera più o meno grave tutti gli Stati facenti parte dell’Unione Europea. Come testimoniano i dati raccolti dalle Istituzioni preposte, sono decine di migliaia le persone identificate quali vittime di tratta a scopo di grave sfruttamento. Ogni anno giovani donne, uomini, persone transessuali e minorenni vengono reclutati da organizzazioni criminali transnazionali per essere sfruttati nell’ambito della prostituzione, del lavoro gravemente sfruttato, dell’accattonaggio e delle economie criminali forzate (spaccio e furti), dei matrimoni forzati e del traffico di organi.
Come riporta BariToday, negli ultimi 2 anni sono state contattate 2.500 le persone, l’85% di queste per sfruttamento sessuale e il 15% per sfruttamento lavorativo, 80% donne,17% uomini, 3% transgender. Le nazionalità più diffuse sono nigeriana, bulgara, rumena, e colombiana per lo sfruttamento sessuale, ghanese e marocchina per quello lavorativo, con un incremento dei bengalesi soprattutto nella ristorazione. Le strutture di accoglienza totali in Puglia sono 15 tra case di fuga, comunità di prima e seconda accoglienza, per uomini, donne e minori non accompagnati.
In tutte le province si rileva la presenza di stanziali irregolari (ultraquarantenni), in grave marginalità sociale ed estrema povertà, con patologie psichiatriche o disturbi comportamentali, situazioni di matrimoni forzati e violenza domestica, dipendenza affettiva. Alle questioni legate alla tratta si sovrappongo richieste di aiuto legate ai problemi abitativi, a quelli di salute mentale, alle dipendenze, alle violenze di genere e alle difficoltà genitoriali. Anche l’accattonaggio è molto diffuso nelle aree urbane. Ogni giorno giovani uomini, in prevalenza nigeriani, si spostano dal Cara di Bari o dalle periferie per raggiungere in treno le diverse province della regione e mendicare fuori dai centri commerciali, supermercati, bar e ristoranti. In Puglia è diminuita la presenza delle vittime di tratta in strada, ma permangono delle situazioni critiche nel Tarantino e nel Sud Barese. Le forme di sfruttamento nascoste, ‘al chiuso’ o legate all’uso del digitale, rendono invece più difficile l’individuazione delle condotte.
Quello della tratta di esseri umani, oltre a rappresentare una violazione dei basilari diritti umani, è un fenomeno complesso in costante evoluzione: per essere contrastato in maniera efficace risultano di fondamentale rilevanza gli interventi multi-agenzia e la cooperazione tra le varie Istituzioni. La pandemia prima e lo scoppio della guerra in Europa dopo hanno rappresentato delle ulteriori sfide. Il generale aumento della povertà e le distruzioni scatenate dal conflitto hanno considerevolmente aumentato le vulnerabilità per milioni di persone, esponendole al rischio di essere reclutate da parte di reti criminali senza scrupoli. Negli ultimi anni si evidenzia come il reclutamento delle vittime avvenga sempre più attraverso le piattaforme digitali, tanto che la Commissione Europea ha dedicato a questo tema una delle quattro direttrici principali della strategia nella lotta alla tratta 2022-2025.
Le vittime di tratta o grave sfruttamento possono accedere al programma unico di emersione, assistenza ed integrazione sociale, finanziato a livello nazionale dal dipartimento per le Pari opportunità – Presidenza del Consiglio dei Ministri e attuato mediante progetti su tutto il territorio nazionale. La Regione Puglia è titolare del progetto ‘La Puglia non tratta – insieme per le vittime’ che prevede attività di primo contatto con le popolazioni a rischio di sfruttamento volte alla tutela della salute e all’emersione delle potenziali vittime di tratta e/o grave sfruttamento; azioni proattive multi-agenzia di identificazione dello stato di vittima di tratta e/o grave sfruttamento, anche presso le Commissioni territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale; attività di primo contatto con le popolazioni a rischio di sfruttamento volte alla tutela della salute e all’emersione delle potenziali vittime di tratta e/o grave sfruttamento.
Ancora, azioni proattive multi-agenzia di identificazione dello stato di vittima di tratta e/o grave sfruttamento, anche presso le commissioni territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale. Ad ulteriore sostegno delle vittime di tratta, è stato istituito il Numero Verde Antitratta, costituito da un presidio operativo attivo 7 giorni su 7, 24 ore su 24, gestito da operatori multiprofessionali capaci di interagire nelle principali lingue con le vittime di tratta e fornire informazioni a tutti coloro che attivano il Numero Verde. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito.
COMMENTI