Sul ponte sventola bandiera bianca? Ma no, semmai biancorossa: quella polacca. O all’occorrenza di altri colori, come quelli che rappresentano il Belg
Sul ponte sventola bandiera bianca? Ma no, semmai biancorossa: quella polacca. O all’occorrenza di altri colori, come quelli che rappresentano il Belgio o magari la Francia. Anche se la provenienza dei naviganti non è certo dei Paesi europei summenzionati. Già, italianissimi, tutti quanti. Ma sconosciuti al fisco bianco, rosso e verde.
Si chiama flagging out ed è un fenomeno ben noto in economia marittima. Proprietari e armatori di yacht, per contenere i costi complessivi di gestione, ricercano registri navali esteri per conseguire una riduzione di varie voci di spesa. Per esempio, quelle delle dotazioni di sicurezza, degli equipaggiamenti, delle assicurazioni o delle imposte. Atteggiamento che, inutile persino sottolinearlo, rischia di riflettersi anche sulla sicurezza in mare. Tutto, pur di risparmiare.
In Puglia, quest’estate, i finanzieri della Stazione navale di Bari e delle Sezioni operative navali di Gallipoli, Brindisi e Manfredonia (tutte coordinate dal Reparto operativo aeronavale di Bari), durante controlli fra coste e approdi hanno individuato in tutto trentadue imbarcazioni da diporto battenti bandiera estera, ma di fatto appartenenti a cittadini italiani. E la circostanza ha fatto scattare la verifica degli obblighi fiscali che disciplinano la proprietà di imbarcazioni all’estero. Ebbene, in ventuno casi (per sette barche battenti bandiera polacca, cinque quella belga e nove quella francese), è stata riscontrata la mancata compilazione del quadro Rw della dichiarazione dei redditi. Valore complessivo, circa 2 milioni e 300mila euro. Ed è chiaro che, partendo da qui, si snoderano ulteriori verifiche.
I controlli sono stati svolti fermando le barche durante la navigazione al largo o nei porti. Nel caso della Sezione operativa navale di Gallipoli, hanno riguardato tutta la propria circoscrizione, da Porto Cesareo fino al Capo di Leuca. E il fenomeno, secondo quanto riscontrano i finanzieri, negli ultimi periodi sembra essere in considerevole aumento. In sostanza, molti possessori di imbarcazioni da diporto preferiscono “emigrare”, ma solo sulla carta, verso registri navali esteri, dismettendo così la bandiera nazionale, nel tentativo di realizzare una notevole riduzione dei costi di gestione e, in alcuni casi, di nascondere il possesso delle imbarcazioni (spesso di lusso). Aggirando, è il caso di dire, la “boa” del fisco italiano.
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