Ascoltiamo la voce che viene dalla città e dal suo popolo! Tra le più belle definizioni che don Tonino Bello dà di Maria c’è “donna del silenzio e
Ascoltiamo la voce che viene dalla città e dal suo popolo!
Tra le più belle definizioni che don Tonino Bello dà di Maria c’è “donna del silenzio e dell’ascolto”. Sì, perché Maria ci insegna a fare spazio alla parola dell’altro: sia se a parlare è Dio o l’uomo, la trascendenza o la storia. L’ascolto è all’origine tanto del pensiero che della fede, ma anche della politica e di ogni impegno sociale e civile. Senza ascolto non vi è né scienza, né fede, né autentica vita sociale, non vi è vera democrazia, non si sviluppa la cittadinanza attiva, ma solo delega o indifferenza reciproca. Perciò, seguiamo Maria “donna dell’ascolto” e impariamo da Lei l’arte di ascoltare.
L’esercizio dell’ascolto è fondamentale per la ricerca del bene comune e la costruzione di una corretta vita organizzata tanto a livello civile che ecclesiale. Non c’è sviluppo e futuro né per la città, né per la Chiesa (come per qualsiasi altra Istituzione) che si radica in un territorio particolare, se non si fa costante e sincero esercizio di ascolto. E l’ascolto autentico ha bisogno di essere liberato da pregiudizi, abitudini e convinzioni legate a un “si è sempre fatto così”, come pure dalla difesa di interessi individuali o di parte, che cerca colpevoli, ovviamente sempre puntando il dito contro altri e mai assumendo le responsabilità e riconoscendo errori e limiti. Chi cerca solo l’individuale o il “di parte” non costruisce né la città né la Chiesa, ma le usa e sfrutta nascondendo i propri interessi dietro la maschera di un ingannevole impegno civile e di una farisaica testimonianza di religiosità ammantata di tradizionalismo.
E’ importante che tutti, singoli cittadini, credenti ed Istituzioni impariamo ad ascoltare le voci, le grida e le domande che salgono costantemente dalla città e dal suo Popolo. Diversamente saranno altri ad ascoltarle, o meglio fingeranno di ascoltarle e daranno le loro risposte, apparentemente popolari, ma in realtà di sfruttamento e deriva sempre maggiore di impoverimento culturale ed economico. Ad ascoltare saranno le mafie e la criminalità organizzata, o nel migliore dei casi, parti già favorite che difendono il loro status quo … e le risposte corrisponderanno agli interessi di tutti costoro, non a quelli veri della città e di chi la abita e vive!
Allora mettiamoci ad ascoltare Manfredonia, scopriremo i bisogni della stessa e saremo nella condizione di trovare le risposte responsabili ed efficaci che si attende: bisogni e risposte che da tempo sono presenti e che si fanno sempre più pressanti, non c’è più tempo per fingere di non vedere e non ascoltare, non c’è più tempo per ritardare gli interventi necessari, urgenti e responsabili.
Faccio appello alla città vera, sapiente e pulita che costituisce l’anima di Manfredonia, che proviene dalla sua storia bimillenaria e dalla sua fede, che da secoli ha visto nella Madonna di Siponto la sua Regina. Con l’indicare in Maria la Regina si rafforza non solo il credere, ma anche l’identità civica, basata sulla logica politica espressa da Maria nel suo canto del Magnificat. E’ il Magnificat la teologia della storia che parte dal basso, dagli ultimi, dai poveri, che solleva e costruisce, rende solidali, non scarta nessuno, dà a tutti il giusto ed edifica il bene di tutti. Il Magnificat rappresenta, nel deserto della cultura globalizzata, che smaterializza e detemporalizza le relazioni vitali, un manifesto politico-religioso per un nuovo umanesimo, che non calpesta la dignità di nessuno, che valorizza le diversità e rilancia la dimensione comunitaria di ogni agire individuale e collettivo. Guardando a Maria Regina e donna della carità politica del Magnificat, scopriamo l’identità comune che parte dai poveri e dagli ambienti più diseredati, non come un peso o semplice emergenza da risolvere, ma come fondamenta per progettare e costruire l’anima pensante ed il cuore pulsante della nostra amata città. E’ dal Magnificat che si trova l’identità che non scarta nessuna persona, nessuna famiglia, nessun territorio o periferia, ma che sa recuperare e trovare motivazioni per fare della politica un servizio, dell’economia una ricchezza condivisa e volano di sviluppo, delle Istituzioni strumenti del bene comune e della Chiesa l’anima di un amore disinteressato e gratuito che apre alla trascendenza e da questa alla fraternità universale e all’amicizia sociale, fino ad abbracciare l’intero creato che con la sua bellezza oggi invoca da noi una autentica ecologia integrale.
Il Magnificat ci insegna, per prima cosa, ad ascoltare il grido di dolore che viene da molti anziani, dai malati e dalle persone fragili, perché siano trattate con attenzione e dedizione come perle preziose e sacre. E’ ora di dire basta a un sistema sanitario che, speculando sulla sofferenza altrui, in nome del profitto trascura di migliorare la qualità della salute e della vita e predilige assunzioni clientelari a danno delle persone indifese. Chi ferisce un uomo, specie se fragile, è come se ferisse Dio. E chi tocca gli anziani, tocca tutti noi. Chi abusa di loro, fa violenza all’intera comunità. Perciò, giù le mani dagli anziani! Non è sufficiente indignarsi, è necessario vigilare e impegnarsi, perché ciascuno faccia bene fino in fondo la propria parte.
Allora, cara Manfredonia, ascoltandoti ti rivolgo alcuni appelli, perché tu abbia il coraggio di rispondere a quanto ti chiede e spera il tuo bello e vero Popolo, che ha scelto Maria come sua Regina e riconosce nel Magnificat il manifesto della sua storia passata, presente e soprattutto futura!
Ecco cinque appelli, cara Manfredonia, che questa sera da questa piazza, che ti raduna e ti fa icona visibile e splendente di un Popolo orgoglioso e generoso, ti voglio rivolgere.
Manfredonia, impara ad essere accogliente, incominciando da quelli di casa tua!
Diventa urgente trovare soluzioni generose e contro corrente per superare la sempre più dilagante emergenza abitativa. Sta accellerando l’invecchiamento della popolazione a danno delle famiglie giovani, che qui vorrebbero abitare e costruire il loro futuro e mettere a frutto le loro professionalità. Qui non mancano alloggi e case, forse ce ne sono addirittura in eccesso in proporzione all’effettiva necessità demografica; quello che manca è il coraggio e la volontà di metterle in un corretto sistema di mercato, che rispettando il giusto profitto non blocchi la vita di una comunità cittadina. Si abbia il coraggio di affittare a chi sul posto sta cercando casa o la deve lasciare a causa di sfratti esecutivi (questi sovente discriminanti). C’è bisogno da parte di chi possiede di una generosità sociale e del senso di dovere che favorisca l’autentica opportunità di sviluppo della città. Si capirà che prima di ottenere facili risultati (magari con l’utilizzo di contratti in nero) durante il periodo balneare, va data la possibilità ai giovani ed alle famiglie che qui cercano casa e vogliono rimanervi per costruire la loro storia ed il loro futuro. A breve termine può sembrare un profitto diminuito o ridotto, mentre si tratta di un autentico investimento sul futuro sociale e civile di Manfredonia. Senza casa non c’è possibilità di fare famiglia, di sviluppare la città, di lavorare con dignità e sviluppo. Se non si esce da logiche egoistiche e di illegalità diffusa, sarà sempre più destinato a crescere l’inverno demografico, dentro il quale siamo immersi già da troppo tempo. Bisogna reagire al cambiamento climatico demografico, che desertifica città e territorio, mettendo a frutto il patrimonio edilizio presente e forse anche abbondante. Chi ama Manfredonia investe il proprio patrimonio non solo guardando al ristretto portafoglio individuale, ma allargando il proprio sguardo e progettualità al bene comune ed al progresso della propria città, dove è nato, cresciuto ed ha trovato le opportunità di lavoro. Cari manfredoniani rendiamo Manfredonia città accogliente a tempo pieno e per tutto l’anno!
Manfredonia, scopri ed esigi l’Ufficio burocratico come servizio!
La burocrazia, secondo l’etimologia del termine, è la capacità che gli Uffici pubblici – a qualsiasi Istituzione facciano riferimento – anche alla Chiesa – hanno di risolvere i problemi non di crearli o di amplificarli. Burocrazia dice volontà e capacità di servire al bene comune, non di servirsi dello stesso per crescere e diventare una casta chiusa inaccessibile e cieca, che difende unicamente il suo status di potere. Riscopriamo il ruolo “ministeriale”, di servizio, che la burocrazia ha verso la città, i cittadini tutti, le imprese ed associazioni varie che ne costituiscono il tessuto sociale. Perché la burocrazia corrisponda alla sua funzione di servizio, di strumento facilitatore della vita associata, deve favorire le Istituzioni perché siano più accessibili, più trasparenti, più accoglienti, più spedite nell’ascoltare e trovare risposte alle richieste e necessità dei cittadini. Abbiamo bisogno di una burocrazia meno acefala e autoreferenziale e più prossima alle persone, che non si mette su piedistalli e crea distanze insormontabili per risultare irraggiungibile e bisognosa di essere idolatrata! La città e le Istituzioni, che la reggono, necessitano di un sistema burocratico capace di affiancare e accompagnare i processi di cambiamento con competenza e prossimità, dove ognuno possa sentirsi accolto, consigliato ed aiutato. Non un potere dispotico e arrogane, ma un potere capace di ascoltare, di servire, di promuovere e di incoraggiare le iniziative di sviluppo, di indicare e suggerire soluzioni, non di porre continui ostacoli allungando i tempi finendo col calpestare i diritti, specie dei più fragili, continuando coi favoritismi per i soliti privilegiati. Perciò basta con uffici anonimi ed inaccessibili. Cara Manfredonia, datti Uffici burocratici al servizio di ogni casa e famiglia, delle imprese ed associazioni, al servizio dell’intera città: se vuoi lo puoi fare!
Manfredonia, sii città di pace!
L’umanesimo oggi è in crisi profonda, morto Dio, muore il prossimo e le relazioni, crede di sopravvivere solo l’io: ma è l’egoismo della morte. Ci vuole una città per far cambiare rotta, ci vuole una città che sappia educare alla riconciliazione e costruire fondamenta di pace. E’ nel proprio della città questa possibilità, è nelle tue possibilità, cara Manfredonia, essere città di pace. Hai dato esempi di solidarietà durante la pandemia e di porte aperte e cuori sensibili al sacrilegio della guerra in Ucraina. Allora scardina da te tutto ciò che divide e produce conflitti, educa alla sensibilità e carità sociale i tuoi bambini, ragazzi e giovani; sii loro vicina ascoltandoli quando sembrano fare silenzio o ribellarsi in forme autolesioniste. Sconfessa ed abbatti chi offre ai tuoi giovani facili vie attraverso la droga e le diverse forme di dipendenze. Riconosci che lo spaccio non è motore di economia, ma narcotizzazione della stessa, “thanatomia” (produzione di morte). Sappi costruire l’uomo del terzo millennio che risponde alla violenza con la tenerezza e il perdono, e alla sempre latente conflittualità con la fraternità. Si deve mettere fine ad ogni forma di violenza e di guerre, prima che queste mettano fine all’umanità. Essere città significa vivere da fratelli ed educarsi ai valori che fanno camminare la civiltà. Siano allora la bellezza, la verità, la libertà, la responsabilità e la vita le cifre della tua etica civile, o cara Manfredonia, e sarai autentica città di pace!
Manfredonia, leggi la tua storia e alimenta la capacità di rialzarti!
La tua storia, o Manfredonia, è testimonianza di capacità di rialzarti e risorgere. Utilizzando sigle oggi diffuse, mi sento di affermare che il tuo vero PNRR è scritto nel DNA del tuo essere città. La prima e vera “ripresa e resilienza” sta nella tua stessa identità, che ti ha permesso di scrivere e raccontare una storia ormai bimillenaria. Ma è la tua storia più recente, il reticolo delle vicende degli ultimi decenni, che devi rileggere con particolare attenzione. Se la rileggerai con intelligenza e ricerca di verità allora saprai imparare dai tuoi errori; metterai in evidenza i tanti inganni subiti, che ti sono stati presentati come soluzioni ai tuoi problemi e risposte alle tue possibilità. Saprai distinguere chi e che cosa ti ha aiutato e chi e che cosa ti ha solamente sfruttata, abusata ed impoverita. Interrogati ed ascoltati su quanto hai ultimamente vissuto e sperimentato, sappi separare le voci di lusinga, che ti hanno sedotto e poi tradito, dalle voci di progetti possibili, reali, alla tua portata e in grado di rispettare i tuoi talenti presenti in abbondanza in te. Non lasciarti portare da altri soggetti che non siano l’identità dell’essere città e Popolo: hanno fatto e continueranno a fare solo i loro interessi, sfigurando invece che trasfigurando il tuo volto collettivo. Sii tu stessa l’artefice dei tuoi progetti e delle tue scelte capaci di costruire vero futuro e aiutarti a sviluppare tutte le tue possibilità: metti a frutto l’ingegno di cui sei capace e che ti ha accompagnata lungo i secoli. Impara dalla storia e da quella contemporanea per evitare di ricadere negli stessi inganni ed affidarti a chi ti toglie libertà e responsabilità fingendo di aiutarti, ma che ti sfrutta, deturpa e poi ti lascia più povera e smarrita. La tua è fin dalla nascita una storia di mare, di terra fertile e di bellezza. La devi riprendere con volontà e sicurezza, senza paure, non possono essere gli ultimi decenni, fatti di tradimenti e imposture, a farti perdere fiducia in te stessa e ad affidarti, con false ed ingannevoli speranze, a soluzioni provenienti dall’esterno. Non hai nulla da attendere dal di fuori, ma molto invece da seminare, coltivare e far germinare e lo devi poter trovare in te stessa. Possiedi nel tuo Popolo forze sane, intelligenze autentiche e buone, creatività ingegnosa, generosità solidale: sono innanzitutto questi i valori che rendono possibile il tuo progetto di “ripresa e resilienza”, che ti possono far rialzare e risorgere!
Manfredonia, cura e difendi il tuo ambiente!
Ricorda che il “debito ecologico”, di cui sei stata e continui ad essere vittima, è più vasto e pericoloso del così detto “debito pubblico”, sia di quello nazionale che locale, che pure ti pesa e ti ha condannata. Il “debito ecologico” è più infido e condiziona in modo mafioso i tuoi desideri e tentativi di ripulirlo, perché a volerlo ripulire, sono sovente proprio quelli che lo hanno creato, per continuare a guadagnarci. Nel presente il “debito ecologico” crescente è segno di ingiustizia sociale (ad approfittarne sono sempre gli stessi a scapito dei più deboli), ma verso il futuro ha effetti addirittura peggiori. Il “debito ecologico” è un aggravio sulle spalle delle generazioni a venire, è una polizza che non sarà mai riscossa e che continuerà ad essere alimentata, un mutuo che si gonfia e ti fa da capestro strozzante. Va cambiata velocemente rotta, non è legale, né eticamente sostenibile far pagare a chi verrà dopo di noi i danni, la superficialità e l’egoismo tracotante della generazione presente, per colpa delle nostre scelte fatte, o trascurate, o rimandate. Ascolta il tuo ambiente, già ferito e non sanato, e decidi di assumere la logica di un’economia verde e di una produzione sostenibile e circolare. La tua logica sia impostata agli insegnamenti della Laudato Si’, all’Agenda 2030 e alla scommessa possibile dell’Economy of Francesco che parte da un cambiamento di paradigma socio-culturale. Mafredonia, se ti muovi a partire da questi insegnamenti e verso questi obiettivi, nei hai solo da guadagnare già da ora, e puoi farti modello per l’intero territorio di Capitanata!
Eleviamo alla nostra Regina le nostre voci in un’unisona preghiera:
O Maria, donna del silenzio e dell’ascolto,
insegnaci a fare spazio alle parole altrui.
Donaci un cuore disponibile a raccogliere il grido di chi ci sta accanto.
Insegnaci a tradurre le parole che ascoltiamo in azioni
che trasformano in meglio la realtà che ci circonda.
Donaci il coraggio di parole vere e non ideologizzate,
liberaci dalla retorica del potere
e insegnaci a cambiare la nostra città con lo stile della carità e del servizio.
Amen!
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