C’è chi affida i propri sogni alla luna e chi, come me, alla penna. E a volte, incredibilmente, accade che un racconto prenda forma divenendo real
C’è chi affida i propri sogni alla luna e chi, come me, alla penna. E a volte, incredibilmente, accade che un racconto prenda forma divenendo realtà. Da alcuni anni ripropongo un pezzo che riguarda l’antica città di Santa Pelagia che sarebbe sprofondata sul fondale del golfo di Manfredonia, fra Zapponeta e Torre Rivoli, forse a causa di uno tsunami (https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0i7NXqRTHsWBYxbJKfX74FJZgYGRjbsnZY22CKXYUTZmZnVTbBftnVfh4Rm61WS2Ql&id=100002451425323&sfnsn=scwspwa).
Molti, me compresa, sono affascinati da questa storia. Alcuni si chiedono se non si tratti soltanto di una leggenda ed ogni volta che pubblico questo articolo la fantasia si accende. Poi, però, la realtà sembra relegare la possibilità di ulteriori approfondimenti in un cassetto. L’altro giorno, invece, mi sono giunti in privato i messaggi e le foto di una rivelazione che ha dell’incredibile: proprio nei terreni antistanti il punto in cui dovrebbe trovarsi la città sommersa, nei pressi di Posta Zezza, sono stati recentemente trovati capitelli, anfore e tombe.
In realtà, in un articolo del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno del 1937 si parla già del rinvenimento in quell’area, ovvero in contrada Rivoli, di un sarcofago risalente al Medioevo.
Spesso avevo sollecitato approfondimenti subacquei, ma mai (lo ammetto) avevo pensato che parte di questa città potesse trovarsi anche sotto terra. In pratica, sarebbe accaduto qualcosa di molto simile a ciò che avvenne a Siponto, con una fiorente città tutt’oggi sepolta sotto una coltre di storia.
Si tratta davvero di Santa Pelagia? E cosa si aspetta a scavare e a recuperare ciò che il tempo ci ha tramandato?
Sono sicura che sia il sindaco di Manfredonia Gianni Rotice che quello di Zapponeta Vincenzo Riontino non resteranno inerti dinanzi a questa nuova affascinante scoperta che permetterebbe di aggiungere nuovi tasselli alla nostra storia.
Maria Teresa Valente
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