«La mammografia? Tra 99 giorni», torna l’incubo liste d’attesa in Puglia

Oltre tre mesi (99 giorni per la precisione) per una mammografia bilaterale da eseguire nella Asl di Foggia, oltre due mesi (74 giorni) per una Ta

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Oltre tre mesi (99 giorni per la precisione) per una mammografia bilaterale da eseguire nella Asl di Foggia, oltre due mesi (74 giorni) per una Tac all’addome con e senza mezzo di contrasto se si decide di farla nella Asl della provincia BAT, 69 giorni per una colonscopia da eseguire nella Asl di Bari. Se poi si ha necessità di una Tac al cranio (esame diagnostico altrettanto urgente da eseguire entro 3 giorni), bisogna armarsi di pazienza perché il primo appuntamento utile è fra 21 giorni (nella Asl Foggia), 40 giorni a Bari e addirittura 71 nella BAT.

Sono solo alcuni esempi di liste d’attesa nella sanità pugliese: attese estenuanti che costringono i malati a rivolgersi, spesso, alle strutture private. Morale della favola: per curarsi i pugliesi sono chiamati a mettere mano sempre più al proprio portafogli. Il fenomeno è tristemente noto e i correttivi fino ad oggi applicati (o solo annunciati) hanno sortito quasi sempre scarsi effetti e, comunque, non certo percepiti dai cittadini come quel cambiamento atteso da anni.
La denuncia, l’ennesima di una lunga serie, arriva da parte del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo che oggi interverrà ad una tavola rotonda a Brindisi sulla «Sanità pubblica da ricostruire» alla quale saranno presenti, tra gli altri, anche l’assessore alla Salute della Regione Puglia, Rocco Palese e il direttore del Dipartimento regionale Promozione della salute, Vito Montanaro.

«Le risorse destinate dal Pnrr alla sanità così come quelle dei fondi europei devono essere utilizzate in Puglia per un rilancio del sistema pubblico, che ci vede agli ultimi posti in Italia per spesa pro capite», spiega Gesmundo che fa riferimento ai dati contenuti nell’ultimo rapporto Sanità del Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea). La Puglia, infatti, è tra le peggiori in Italia quanto a servizio sanitario e sociale: manca del tutto la medicina del territorio, c’è una gravissima carenza di personale, le liste d’attesa sono infinite, i pronto soccorso sono in tilt e i cittadini sono spesso costretti a ricorrere al privato o a strutture di altre Regioni per accedere alle cure e prestazioni necessarie.

«Chiediamo che vi sia un confronto vero con le organizzazioni sindacali. Abbiamo le nostre proposte e dobbiamo essere parte attiva delle scelte che saranno prese e che ricadranno sulle persone che rappresentiamo. Dobbiamo dare risposte alla popolazione più fragile di questa regione, che spesso – circa un 10% di chi ha bisogno di visite ed esami strumentali urgenti – rinuncia alle cure a causa delle lunghe liste di attesa e dei costi altrimenti non sostenibili per accedere in intramoenia o presso privati».

E proprio le prestazioni erogate in regime di libera professione dentro le strutture ambulatoriali pubbliche finiscono nel mirino della Cgil Puglia: «Non è accettabile, lo denuncia anche il nostro sindacato dei Pensionati – aggiunge Pino Gesmundo – che per un esame in intramoenia i tempi si riducano drasticamente. Prima della pandemia, l’indagine che il centro di ricerche Crea Sanità ha svolto per la Cgil parlava di 65 giorni di attesa media per esami o visite nella sanità pubblica, tempi che si riducevano a 6 giorni per le prestazioni a pagamento intramoenia e a 7 giorni nel privato».
Se volessimo accendere i riflettori sui tempi di attesa delle prestazioni erogate nel primo semestre 2022 in Puglia, scopriremmo come ci siano differenze anche all’interno della stessa regione.

Un eco-doppler urgente, quindi da garantire entro tre giorni, prevede un’attesa media di 26 giorni nella Asl di Bari, 34 a Lecce, 41 nella Bat.
Se guardiamo, invece, le prestazioni cosiddette a breve, ovvero da eseguire entro dieci giorni, si va dagli 88 giorni della Asl della Bat ai 47 giorni di attesa di Bari e Lecce, 24 di Brindisi.

Per la mammografia bilaterale, come detto, i tempi di attesa media sono di 23 giorni a Bari, 84 nella Bat, 99 a Foggia. In caso di esami programmati, da garantire entro quattro mesi, Bari ne impiega 161, Lecce 164. «Tempi che – commenta il segretario della Cgil Puglia – non permettono la dovuta prevenzione per chi non può permettersi altro accesso alle visite se non quello pubblico, con quel che significa in termini di costi sociali ed economici dover poi fra fronte all’insorgere di patologie».
Per questo la Cgil chiede risposte chiare al presidente Emiliano e all’Assessore Palese: «Vi sono regioni paragonabili alla nostra per popolazione che hanno spese pro capite e personale in media superiore alla Puglia, alcune addirittura un numero doppio di addetti. Penso ad esempio alla pressione che vivono i pronto soccorso, anche a causa dei presidi territoriali mai partiti così da diventare solo interfaccia in caso di emergenze di qualunque natura. Questo sta spingendo a una fuga di medici per le condizioni in cui sono costretti a lavorare, che si somma alle note carenze strutturali negli organici».
Una Puglia, ancora, che ha visto passare la popolazione over 65 dal 18,3 al 22,6% tra il 2010 e il 2020, con un 11% di over 75. E la Puglia era posizionata al penultimo posto sia alla voce spesa dei cittadini per la salute sia per la spesa sanitaria pubblica pro capite, dietro solo la Campania.

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