Venerdì scorso il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha presieduto al Viminale una riunione dell’Osservatorio nazionale sul fenomeno degli a
Venerdì scorso il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha presieduto al Viminale una riunione dell’Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali alla quale hanno preso parte il sottosegretario Ivan Scalfarotto e i vertici dell’amministrazione dell’Interno che ne fanno parte: il prefetto di Cagliari, i sindaci di Casal di Principe e di Siderno, i rappresentanti dell’Anci, dell’Upi, dei ministeri della Giustizia e dell’Istruzione e dell’associazione ‘Avviso pubblico’. “Ho voluto confermare questo appuntamento programmato da tempo perché l’attività fin qui svolta dall’Osservatorio è la testimonianza concreta dell’attenzione costante e della vicinanza delle istituzioni agli amministratori locali che si trovano in prima linea a fianco dei cittadini e spesso operano in realtà territoriali e sociali molto complesse”.
Il monitoraggio a livello nazionale delle intimidazioni nei confronti degli amministratori è realizzato da un organismo tecnico, presso il dipartimento della Pubblica Sicurezza, presieduto dal vice direttore generale della Pubblica Sicurezza – direttore centrale della Polizia Criminale, Vittorio Rizzi.
In particolare, a livello nazionale si rileva un decremento del 18,7% essendo stati registrati 300 episodi di intimidazione nel I semestre 2022 rispetto ai 369 dello stesso periodo 2021. Dei 300 episodi riferiti al I semestre 2022, 58 (nel I semestre 2021 erano 61) sono riconducibili a matrice di natura privata e 148 risultano di matrice ignota (nel I semestre 2021 erano 189).
La regione che nel I semestre 2022 ha segnalato il maggior numero di atti intimidatori è stata la Lombardia con 42 eventi (rispetto ai 52 del I semestre del 2021), seguita da Campania (40/41) e Calabria (33/30). La provincia maggiormente interessata dal fenomeno è Napoli (26 episodi rispetto ai 20 del medesimo periodo dell’anno precedente), seguita da Crotone (16/5) e Torino (14/21).
Il focus sulle vittime conferma la maggior incidenza di casi ai danni delle figure costituenti il front per il cittadino ovvero sindaci, consiglieri e assessori comunali. Rispetto al I semestre 2021 il modus operandi consistente nelle minacce attraverso social network/web ha registrato una diminuzione del 37,8% (da 74 a 46 casi), mentre l’invio di missive effettuato presso abitazioni/uffici ha segnalato un decremento del 41,8% (da 79 a 46 casi).
Le classiche modalità, quali i danneggiamenti dei beni pubblici/privati, risultano le più frequenti con un aumento del 6,8% (da 74 a 79 casi). Le tensioni politiche e sociali hanno costituito complessivamente il 23% del totale delle matrici.
Nel primo semestre dell’anno in Puglia sono stati registrati 26 atti intimidatori (erano 35 nello stesso periodo dello scorso anno). Il trend degli ultimi anni fa registrare una flessione. Basti pensare che nel 2013-14-15-16-17 erano stati registratiti rispettivamente 89, 90, 83, 93 e 88 atti intimidatori. Nel 2018 65, sessantasei nel 2019, 61 nel 2020 e nel 2021 sessantasei.
L’esame dei dati relativi al I semestre 2022, in cui sono stati registrati 300 atti intimidatori, consente di rilevare una diminuzione del 18,7% rispetto al I semestre 2021 rispetto al quale erano stati censiti 369 episodi. La regione che ha segnalato il maggior numero di atti intimidatori è stata la Lombardia con 42 eventi (rispetto a 52 dell’anno precedente), seguita da Campania (40/41), Calabria (33/30), Sicilia (27/38), Puglia (26/35), Piemonte (20/22), Sardegna (18/14).
Nel I semestre 2022 sono stati registrati 300 atti intimidatori di cui 148 di matrice ignota (49,3%), 58 di natura privata (19,3%), 36 riconducibili a tensioni sociali (12%), 33 riconducibili a tensione politica (11%) e 25 di criminalità comune (8,3%). Gli atti riconducibili a tensione politica e sociale, come accennato in precedenza, hanno costituito complessivamente il 23% del totale.
Nel I semestre 2022, in cui sono stati registrati 300 atti intimidatori, gli amministratori locali vittime di intimidazioni sono riconducibili alle seguenti categorie: sindaci anche metropolitani: 153 casi (51%) consiglieri comunali anche metropolitani: 63 casi (21%) componenti della giunta comunale: 54 casi (18%). I primi cittadini si confermano come gli amministratori locali maggiormente investiti dal fenomeno in argomento, avendo subito il 51% del totale degli atti intimidatori.
In Puglia nel mirino sono finiti 12 sindaci, sei consiglieri comunali e otto assessori. Nel complesso, il modus operandi più frequente nel I semestre 2022 è costituito da classiche modalità di esecuzione, quali i danneggiamenti dei beni pubblici/privati (79 casi = 26,3%); seguono l’invio di missive presso abitazioni/uffici (46 casi = 15,3%), la pubblicazione di contenuti ingiuriosi o minacciosi sui social network/web (46 episodi = 15,3% di cui 21 mediante facebook), le scritte sui muri/imbrattamenti (41 casi = 13,7%), le aggressioni verbali (35 casi = 11,7%), l’utilizzo di materiali/liquidi incendiari (19 casi = 6,3%), le aggressioni fisiche (14 casi = 4,7%), le intrusioni/effrazioni (9 casi = 3%), l’invio di bossoli/proiettili (5 casi = 1,7%), l’invio di parti di animali (3 casi = 1%), l’uso di tv/radio/stampa (2 casi = 0,7%) e l’utilizzo di armi/ordigni/esplosivi (1 caso = 0,3%). Nel I semestre 2022 sono stati realizzati tramite social network/web 46 episodi intimidatori (15,3% del totale) – di cui 21 su facebook. L’utilizzo della piattaforma facebook risulta lo strumento preminente (46% dei 46 episodi).Da gennaio 2022, l’organismo tecnico realizza un monitoraggio a livello nazionale delle intimidazioni nei confronti degli amministratori regionali attraverso le comunicazioni raccolte dagli osservatori regionali. Nel I semestre 2022 sono stati registrati 19 atti di intimidazione rivolti ad amministratori regionali (uno in Puglia, 9 nei confronti di presidenti di regione, cinque ai danni di consiglieri regionali, tre ai danni di assessori regionali, uno di un deputato della regione Sicilia ed un episodio nei confronti di un componente della commissione regionale antimafia della Sicilia). La matrice è riconducibile a tensioni sociali in 7 casi, a tensione politica in 3 e rimane ignota negli altri 9 episodi Il modus operandi più frequente è rappresentato dall’utilizzo dei social network (6) e dalle scritte sui muri/imbrattamenti (4); seguono l’invio di missive (2), le aggressioni fisiche (2), l’uso di tv/radio/stampa (2), altre modalità (2) e l’invio di bossoli/proiettili (1).
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