Siccità, chiesta calamità naturale per evento catastrofale in Puglia

Dichiarare lo stato d’emergenza in Puglia, stretta nella morsa della siccità grave ed emergenziale, con temperature altissime già da maggio e improvvi

Bollette: allarme dell’Autorità per l’energia, in arrivo prezzi ‘mai visti prima’
Pagamento contributo per canone di locazione
Ocse: ‘i giovani italiani andranno in pensione a 71 anni’

Dichiarare lo stato d’emergenza in Puglia, stretta nella morsa della siccità grave ed emergenziale, con temperature altissime già da maggio e improvvisi nubifragi, grandinate e trombe d’aria, con interventi immediati ma anche di programmazione in modo da conservare l’acqua quando ci sono eventi temporaleschi e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”. E’ quanto ha chiesto la Coldiretti Puglia, in una lettera urgente al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per il riconoscimento di evento catastrofale eccezionale, tale da superare per ragioni di gravità il Decreto Legislativo n.102/2004, che disciplina il Fondo di Solidarietà Nazionale.

Nelle campagne e nei boschi le alte temperature e l’assenza di precipitazioni hanno inaridito i terreni – denuncia Coldiretti Puglia – con aree sempre più esposte al divampare delle fiamme, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti e l’acqua caduta non viene raccolta, una vera e propria emergenza per coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole.
D’altro canto ogni anno va perso l’89% dell’acqua piovana, una dispersione che la Puglia non può permettersi – insiste Coldiretti – considerato che l’acqua non ce l’ha e ha bisogno di importanti opere per ridisegnare il proprio assetto idrico e idrogeologico e per garantire non solo l’approvvigionamento idrico per la popolazione, ma per assicurare corpi irrigui adeguati alle produzioni agricole, artigianali e industriali.

La Puglia, tra l’altro, ha il triste primato nazionale di essere la regione d’Italia dove piove meno, ma quando piove in maniera anche violenta, l’acqua non viene raccolta per la mancanza di invasi utili a conservarla, ma il fatto che la Puglia conviva da sempre con la siccità – argomenta Coldiretti Puglia –  con oltre il 57% del territorio a rischio desertificazione, impone di non sottovalutare e minimizzare il problema, piuttosto di correre ai ripari una volta per tutte sfruttando le risorse del PNRR anche per far fronte allo stato di emergenza cronica che la nostra regione sopporta, con costi enormi a carico di tutti i settori produttivi e della popolazione stessa.
In questo scenario critico, serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve, ma urge il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi, in uno scenario aggravato in Puglia – dice ancora Coldiretti – dal ventennale commissariamento dei Consorzi di Bonifica, con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali.

La siccità grave e perdurante  sta costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il caro gasolio – spiega Coldiretti Puglia – per tirare l’acqua dai pozzi e rifornirsi di acqua con le autobotti, anche per abbeverare gli animali nelle stalle, con i pozzi artesiani  che stanno franando, mentre altri pozzi a falda superficiale, stanno scomparendo, si stanno prosciugando.
Bisogna ripartire dalle incompiute – segnala Coldiretti Puglia nella lettera al Presidente Emiliano . come la diga del Pappadai in provincia di Taranto, un’opera idraulica mai utilizzata e di fatto abbandonata, utile a convogliare le acque del Sinni per 20 miliardi di litri di acqua da utilizzare per uso potabile e irriguo, che una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti; 80 progetti finanziati e non ancora completati;
Il completamento delle opere di sistemazione idraulica e di conservazione del suolo nel bacino del torrente Vallona a protezione dell’area irrigua di San Nicandro garganico – ricorda Coldiretti Puglia – con inizio lavori a luglio 1991 interrotti a giugno 1993 e sul torrente Scarafone, con inizio lavori ad ottobre 1990 interrot- ti nel luglio 1992 in provincia di Foggia, Il completamento e la sistemazione del bacino Capo D’acqua ed utilizzo irriguo acque alte e del Serbatoio Tempa Bianca sul torrente Saglioccia, con lavori ultimati ma non collaudati perché difformi dal progetto;

La definitiva concretizzazione di rapporti e accordi con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta di 10 chilometri per drenare acqua dall’invaso del Liscione sul Biferno fino all’invaso di Occhito sul Fortore.
Come se non bastasse, la Puglia brucia con oltre 940 incendi in 15 giorni (dal 15 al 30 giugno) da sud a nord della Puglia   insiste Coldiretti Puglia – in una estate segnata da una siccità che non si registrava da anni che sta devastando campi e colture, dopo una primavera che si è classificata come la sesta più calda di sempre sul pianeta a livello climatologico facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,85 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.
Serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori – conclude Coldiretti – con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura.

COMMENTI

WORDPRESS: 0