Il 14 luglio prossimo sarà una data storica per la circolazione stradale, ma non sarà rivoluzionaria come il 14 luglio 1789 fu per la democrazia. En
Il 14 luglio prossimo sarà una data storica per la circolazione stradale, ma non sarà rivoluzionaria come il 14 luglio 1789 fu per la democrazia. Entrerà in vigore l’articolo 34-bis, che aggiunge alla Convenzione di Vienna sulla circolazione il concetto di «sistema di guida automatica», che elimina gli ostacoli ai sistemi di assistenza che consentono al conducente di lasciare il volante, almeno in certe condizioni (a partire dagli Adas di livello 3). Ma molti addetti ai lavori ritengono che le norme e la supervisione dei governi non siano determinanti. È la stessa Convenzione a stabilire che la guida automatica potrà uscire dall’attuale stato sperimentale o comunque limitato solo se recepita dalle leggi nazionali. Il fatto che l’articolo 34-bis sia stato sottoscritto anche dalla Ue ne consente l’applicazione immediata solo in teoria (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 febbraio). Resta quindi da chiarire nei dettagli l’utilizzabilità degli Adas di livello 3, già pronti per la commercializzazione e in grado di guidare – su strade a doppia carreggiata quando la velocità non supera i 60 km/h – richiedendo al conducente solo di riprendere il controllo se emettono un allarme. A maggior ragione restano incerti i dettagli dei livelli 4 e 5 (quest’ultimo equivale alla guida pienamente autonoma).
L’ultimo decreto Infrastrutture (Dl 68/2022) non contiene traccia dell’impegno dichiarato lo scorso inverno dal ministero delle Infrastrutture per rivedere il Codice della strada in funzione della guida automatica. Si vedrà se gli emendamenti, che saranno presentati in questi giorni, porteranno novità. Si direbbe che nella media dei Paesi avanzati non vada molto meglio, leggendo la “Global guide to autonomous vehicles” 2022, realizzata dalla global law firm Dentons studiando le norme nazionali. E la stessa multinazionale legale ha intervistato oltre 100 esperti del settore automotive, rilevando che solo il 51% loro ritiene che l’avanzamento del sistema normativo e l’intervento governativo possano veramente apportare una spinta decisiva. Il 28% si è espresso in modo negativo, il 21% non ha preso posizione. Secondo Dentons, ciò indica la consapevolezza che la legittimazione della guida automatica e delle strade intelligenti deve passare da un’organica e complessa rivisitazione del sistema infrastrutturale e stradale di ciascun Paese. Non si può avere guida autonoma senza un sistema di smart road, progettate con standard precisi. La modifica della Convenzione di Vienna serve più che altro ad accendere i riflettori sul tema.
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