Tumore polmone, funziona immunoterapia pre-chirurgica 

Un tumore difficile da trattare e che nel 2020, solo in Italia, ha fatto registrare 41.000 nuovi casi. Il cancro al polmone è una delle neoplasie

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La cabina di regia è fissata per martedì, il consiglio dei ministri invece per il prossimo giovedì, ma probabilmente si attenderà davvero l’ultimo minuto – ovvero i dati dell’andamento dell’epidemia delle ultime ore – prima di scrivere quel decreto che più di altri segnerà un punto di snodo nelle regole da seguire da quando è cominciata la pandemia. Un testo assolutamente necessario, senza il quale sarebbe decretata la fine di ogni restrizione a partire dal Primo maggio e gli esperti sono invece ancora molto prudenti, visto che la circolazione del coronavirus è ancora alta e anche il numero dei morti è in media di quasi 140 al giorno. Troppi per calare ovunque dal viso anche le mascherine al chiuso, che il ministro della Salute, Roberto Speranza, pensa invece di lasciare ancora dove più alto è il rischio di contagio dovuto a vicinanza o numero di presenti. Resterebbe dunque l’obbligo anche negli stadi, mentre se ne dovrebbe fare a meno per andare al supermarket o fare shopping per negozi, così come per consumare un caffè al bar o quando ci sialza da tavola al ristorante, anche se si è al chiuso. Resta ancora tutto da dipanare, invece, il nodo scuola, ma tutto fa pensare che la situazione resti com’è fino all’obbligo servirebbe un nuovo atto di legge che difficilmente verrà promulgato. Per il resto – mezzi di trasporto, luoghi di lavoro, ospedali e Rsa – l’obbligo di mascherina resterà. Anzi, nelle strutture sanitarie fino al 31 dicembre sarà obbligatorio mostrare il Super Green Pass. Che per il resto scomparirà ovunque, anche nella sua versione basica. Per gli ultracinquantenni, per le forze dell’ordine e armate, il personale della scuola e delle università, resterà infine ancora fino al 15 giugno l’obbligo vaccinale, che sarà esteso al 31 dicembre per i lavoratori della sanità. Vediamo punto per punto Al lavoro Al lavoro dovrebbe restare l’obbligo di indossare la mascherina e fino alla fine dell’anno resta la possibilità di ricorrere allo smart working senza accordo collettivo. Il Green Pass non verrà più richiesto, ma resterà “attivo”. In vacanza Accesso in hotel così come nei B&B senza Green Pass e stesso discorso per i musei. Niente certificato anche per chi viaggia da e per l’Italia. In viaggio Restano le mascherine sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza e locali, come i tram. Gli esperti vogliono lasciare l’obbligo delle Ffp2 anziché dare il via libera alle chirurgiche. Cinema e teatri Addio green pass per cinema, teatro, discoteca stadi e concertoni. La mascherina dovrebbe restare obbligatoria al cinema, a teatro e comunque negli spettacoli al chiuso. Al ristorante Addio al green pass ovunque al chiuso per bar e ristoranti anche all’interno degli hotel. Via anche le mascherine quando ci si alza dal tavolo. A scuola A scuola restano le mascherine, dalle elementari in su, università comprese. L’obbligo a questo punto dovrebbe restare fino alla fine dell’anno scolastico e varrebbe tanto gli studenti che per il personale docente. Lo sport Per allenarsi, fare nuoto o attività in palestra, anche al chiuso, niente Green Pass. Lo stesso vale per centri benessere e termali, dalle saune ai bagni turchi. Cosa rimane Fino al 31 dicembre resterà l’obbligo di avere il Green Pass rafforzato per entrare in ospedale e nei luoghi dove si trovano le persone fragili, cioè malati e anziani. In questi casi andrà anche portata sempre la mascherina.
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 © EPA

Un tumore difficile da trattare e che nel 2020, solo in Italia, ha fatto registrare 41.000 nuovi casi. Il cancro al polmone è una delle neoplasie che spaventano maggiormente ma un approccio inedito che ha dato risultati molto incoraggianti arriva da nuovi studi presentati al Congresso della Societa’ americana di oncologia clinica (ASCO): la combinazione di immunoterapia e chemioterapia somministrata prima dell’intervento chirurgico (neoadiuvante) funziona nel tumore del polmone in stadio iniziale e può aumentare il numero delle guarigioni.

Lo dimostrano i dati aggiornati dello studio di fase 3 CheckMate-816, in cui l’associazione di nivolumab, molecola immunoncologica, e chemioterapia è stata somministrata a persone con tumore del polmone non a piccole cellule operabile.

Nei pazienti che, dopo il trattamento con chemioimmunoterapia, ottengono la risposta patologica completa, cioè non presentano più segni di malattia, la riduzione del rischio di recidiva supera l’80%. Non solo. Al Congresso ASCO) sono stati presentati anche i risultati a 3 anni della duplice immunoterapia con nivolumab più ipilimumab, associata a cicli limitati di chemioterapia, cioè due invece dei ‘classici’ quattro o sei, in prima linea nel tumore del polmone non a piccole cellule metastatico. Nello studio CheckMate -9LA, il 27% dei pazienti trattati con questo approccio è vivo a tre anni rispetto al 19% con la sola chemioterapia.

“Troppo spesso la malattia è scoperta in fase avanzata e le diagnosi in stadio precoce, candidabili all’intervento chirurgico, non superano il 25% – afferma Federico Cappuzzo, Direttore dell’Oncologia Medica 2 all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma -. I risultati dello studio CheckMate-816, che ha arruolato 358 pazienti, sono davvero significativi e possono ora condurre a una modifica delle linee guida del trattamento in fase precoce. Ad oggi, l’intervento chirurgico è considerato l’unico strumento per ottenere la guarigione definitiva. Una percentuale compresa tra il 30% e il 55% dei pazienti però sviluppa recidiva dopo la chirurgia, confermando quindi una forte necessità di opzioni aggiuntive. Se però l’intervento chirurgico è preceduto da nivolumab più chemioterapia, è possibile ottenere una importante regressione tumorale e una potenziale guaribilità del paziente”. I dati presentati, rileva Cappuzzo, “mostrano infatti la straordinaria capacità della chemioimmunoterapia neoadiuvante di ridurre di oltre l’80% il rischio di recidiva nei pazienti che ottengono la risposta patologica completa. In questo modo possono aumentare le guarigioni“. Inoltre, “aumentano anche i pazienti candidabili all’intervento. Oggi, infatti, i pazienti con malattia non metastatica non operabile sono trattati con la chemioradioterapia, ma l’impatto dello studio CheckMate-816 è tale da poter portare a una modifica nella cura delle persone con malattia localmente avanzata, finora escluse dalla chirurgia”, rileva Cappuzzo. Se nella neoplasia in fase precoce la guarigione costituisce un obiettivo reale, nella patologia metastatica le terapie mirano a migliorare la sopravvivenza a lungo termine e alla cronicizzazione. “A tre anni, è vivo il 27% dei pazienti trattati in prima linea con la duplice terapia immunoncologica, costituita da nivolumab più ipilimumab, in associazione con due cicli di chemioterapia, rispetto al 19% con la sola chemioterapia”, spiega Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. I dati dello studio CheckMate -9LA, su più di 700 pazienti, si riferiscono anche a due sottogruppi tradizionalmente a prognosi sfavorevole, caratterizzati da bassa espressione del biomarcatore PD-L1 (inferiore all’1%) e dall’istologia squamosa. Nel primo caso, la sopravvivenza globale a 36 mesi ha raggiunto il 25% rispetto al 15% con la sola chemioterapia, nel secondo il 24% rispetto all’11%. Si rafforza quindi, concludono gli oncologi, il valore di questo schema terapeutico, rimborsato dallo scorso gennaio anche in Italia.

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