Una serie di irregolarità hanno portato la Regione a bloccare la liquidazione di alcuni pagamenti. La decisione è poi stata (almeno parzialmente)
Una serie di irregolarità hanno portato la Regione a bloccare la liquidazione di alcuni pagamenti. La decisione è poi stata (almeno parzialmente) revocata, ma i conti del Gal Daunofantino continuano a non tornare. Sul caso ha acceso i riflettori il consigliere regionale Pd, Ruggero Mennea. Questione ripresa da un recente articolo de la Gazzetta del Mezzogiorno che ha focalizzato l’attenzione sui gruppi di azione locale. Il Daunofantino è attivo a Manfredonia, Zapponeta e nella Bat. Oltre a questi Comuni, aderiscono all’organismo il Parco del Gargano, la Camera di commercio di Foggia e la Conindustria, vive giorni molto travagliati.
I Gruppi di azione locale gestiscono i fondi europei per l’agricoltura (quelli del Psr) – ricorda l’articolo -. Dovrebbero realizzare opere di interesse per l’agricoltura rurale, nei fatti quasi tutti spendono denaro pubblico con destinazioni e modalità discutibili. Come sembra essere il caso del Gal di Manfredonia – si legge ancora -, che peraltro ha anche accumulato 750mila euro di debiti: e può pure accadere (ed infatti è accaduto) che i trasferimenti della Regione finiscano pignorati dai creditori.
L’imbarazzo della Regione è palpabile – scrive l’articolista -, come dimostra la consueta mancanza di trasparenza. La risposta dell’assessore Pentassuglia all’interrogazione del consigliere Mennea che ha fatto scoppiare il caso è datata giugno 2021, ma è stata resa pubblica soltanto tre settimane fa. Contiene la conferma a molti dei sospetti avanzati da Mennea sulla scarsa capacità di gestire 7,5 milioni di fondi pubblici.
“Il Gal – dice il documento – non ha informato la Regione Puglia sulla situazione debitoria/creditoria”, che però risulta “notevole” con “diversi contenziosi”. E soprattutto – è la questione più spinosa – “non si evince un regime di separazione contabile e fiscale” tra le attività finanziate con i soldi europei e quelle ordinarie dei soci: “Dall’esame di alcune delle voci di conto corrente sono emersi alcuni moventi non riconducibili alle operazioni connesse alla gestione” dei fondi europei, “in modo particolare sono stati tracciati dei prelievi sistematici in contanti e addebiti riferiti a retribuzioni del presidente del Gal, e altri giroconti, di cui il Gal non ha mai fornito chiarimenti. Si parla di circa 280mila euro che sarebbero stati prelevati anche in contanti e sono stati destinati – in alcuni casi – anche al pagamento di fatture di strutture turistiche, di imprese di costruzione, di consulenti tecnici. Non si capisce il perché, visto soprattutto che il Gal non pubblica i provvedimenti di spesa.Le numerose irregolarità sono culminate nello stop da parte della Regione a una delle richieste di pagamento (anticipazione sul secondo Sal) presentate dal Gal per circa 110mila euro. Nel febbraio scorso l’Autorità di gestione del Psr ha parzialmente fatto dietrofront, ma ha tuttavia confermato le irregolarità nell’individuazione di un fornitore rinviando la questione a un successivo esame. Tuttavia, per quanto risulta dai dati ufficiali, il Gal è indietro nell’utilizzo dei fondi assegnati: ha speso circa il 22% della dotazione complessiva. “Il rischio – spiega Mennea – è che non si garantisca il corretto utilizzo delle risorse europee, che dovrebbero essere destinate a opere a beneficio dei territori”. Per il momento la Regione ha rilevato che il presidente del Gal, Michele D’Errico di Manfredonia, ha affidato diversi incarichi senza le procedure di selezione previste dalla legge. Il rischio, che emerge da alcune segnalazioni inviate alla Regione – conclude l’articolo -, è che anche in questo caso la mancanza di controlli possa aver favorito amici e parenti di politici locali (fonte La Gazzetta del Mezzogiorno).
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