«Non è la prima volta che episodi epidemici si manifestano in questa maniera, dopo il Covid c'è un’attenzione particolare per le malattie infettiv
«Non è la prima volta che episodi epidemici si manifestano in questa maniera, dopo il Covid c’è un’attenzione particolare per le malattie infettive e una virosi fa notizia, ma il rischio per la sanità pubblica è basso. E’ un’allerta come tante altre, per un addetto ai lavori è ordinaria amministrazione. Ci sono già tre casi sequenziati e il genoma è lo stesso, non c’è nessun segnale che possa far presagire qualcosa di insolito». È il parere dell’epidemiologo pugliese Pierluigi Lopalco in merito ai casi di vaiolo delle scimmie.
«Il livello contagiosità si conosce, si diffonde per contatto stretto – aggiunge – in questo caso tutto deriva da un’unica fonte di contagio, probabilmente con origine nelle Canarie, in quell’area si è creata una coincidenza di fattori per la propagazione. E’ giusto sia stata data un’allerta internazionale poiché tutte le persone che sanno di essere a rischio per contatti con quell’area o con persone devono fare attenzione e rivolgersi ad un medico». Riguardo il vaccino, Lopalco spiega che «il vecchio vaccino per il vaiolo un minimo di protezione la offre, ma per le persone esposte al contagio è importante vaccinarsi con un vaccino specifico, se fatto nei pochi giorni successivi all’esposizione può prevenire o attenuare la malattia».
«Sicuramente si crea un polverone perché ora i virus fanno notizia – conclude Lopalco – ma questo evento ci deve far riflettere come sempre più spesso agenti confinati in aree rurali o selvatiche compaiono nelle nostre città. E’ importante che anche l’Italia si doti di una ‘epidemic intelligence’, una serie di azioni che servono a identificare precocemente l’allerta di questo tipo per limitare al massimo la diffusione dei contagi».
COMMENTI