Correva l’anno 1907 quando lo scrittore e giornalista Antonio Beltramelli, corrispondente del Corriere della Se
Correva l’anno 1907 quando lo scrittore e giornalista Antonio Beltramelli, corrispondente del Corriere della Sera, venne sul Gargano e ne immortalò la bellezza dei luoghi in un resoconto di viaggio che ancora oggi rappresenta un interessante testo per conoscere usi e costumi della nostra terra.
Beltramelli sostò a Manfredonia alloggiando presso l’Hotel Manfredi, come riferì nel suo racconto. Nella nostra città scattò numerose foto e ne fece una descrizione che sembra mettere in evidenza caratteristiche di un luogo ancora primitivo e selvaggio. Il giornalista annotò nel testo che un muratore, che lo accompagnava in giro aiutandolo a tenere le macchine fotografiche, ripeteva continuamente come un ritornello: “Chesta è la meglio nazzione de lu mundu!”.
“Particolarità strana di queste casuccie moresche che assomigliano tanto nell’insieme a certi villaggi della Sicilia, sono le finestre a foglia”, scrisse Beltramelli, evidenziando che su tutte le porte delle case popolari a mo’ di protezione vi erano tre croci disegnate col bianco di calce, messe “per salvare i fanciulli dalle streghe che scendono da Benevento”, mentre sulle case delle persone benestanti vi erano nicchie con le statue di San Michele.
Meravigliosa la descrizione delle campane della città che ad un tratto “come ad un invisibile cenno si levano unite in un grande stormo vibrante, inondano l’aria, si lanciano alla vastità del mare e dei cieli”, annunciando il tramonto, mentre “verso la remota testa del Gargano, è ancora il sole”. “Oltre il silenzio del mare, quando ritorno, il cocente meriggio ha arrestato la vita della città; tutto è quieto, tutto è chiuso, tutto dorme”.
Altrettanto emozionanti sono le foto scattate dallo stesso Beltramelli, che ci riportano nella Manfredonia del 1907. Interessante notare come all’interno del castello vi fossero ancora i pianterreni adibiti ad uso di stalle e di depositi, mentre i locali superiori a cui si accedeva da una rampa erano stati trasformati in abitazioni moderne, utilizzate come una sorta di ‘case popolari’ dove il Comune per anni ospitò gli indigenti.
Altri dettagli: la cattedrale prima del rifacimento della facciata esterna voluta da monsignor Andrea Cesarano, il vecchio cimitero in via Enrico Toti, la chiesa di San Domenico non ancora restaurata, il corso attraversato da carrozze e la Torre del Fico adagiata sul mare, a ricordarci che un tempo non molto lontano Manfredonia si estendeva lungo il golfo, da cui era divisa soltanto dalle sue mura.
Buon viaggio nel tempo, con le immagini che ho voluto colorizzare per renderle più vive e suggestive.
Maria Teresa Valente (articolo del 9 maggio 2021)
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