Francamente me ne infischio. Siamo ormai entrati a pieno regime nel terzo millennio e a pronunciare questa frase non è il bel Rhett di ‘Via col vent
Francamente me ne infischio. Siamo ormai entrati a pieno regime nel terzo millennio e a pronunciare questa frase non è il bel Rhett di ‘Via col vento’ rivolgendosi alla capricciosa e volitiva Rossella O’Hara, ma è una giornalista caparbia e tenace di Manfredonia che fin dal suo primo articolo ha dimostrato di ‘infischiarsene’ del finto buonismo e del facile e comodo perbenismo o del politically correct per mettere nero su bianco ciò che per vocazione ha scelto di fare: raccontare il territorio.
E se questo territorio è quello della provincia di Foggia, complicato e dalle mille sfaccettature, con comuni che vengono sciolti per mafia (a torto o a ragione) ormai in maniera ordinaria, con una criminalità che imperversa da decenni, con lobby di potere che non amano essere contraddette, ebbene lei, Lucia Piemontese, non si è mai tirata indietro, nemmeno dal fare nomi e cognomi.
E di nomi e cognomi Lucia in questi anni ne ha fatti tanti, tantissimi. A cominciare dal suo, sempre in cima a quei pezzi a volte così pungenti nei confronti di qualcuno che leggendoli mi sono più volte chiesta se fosse coraggiosa o folle.
Le scritte sui muri che la riguardano, la lettera e le minacce ricevute, sono una risposta ben chiara: Lucia Piemontese ha toccato qualche nervo scoperto e se c’è riuscita vuol dire che ha fatto ciò che questa passione meravigliosa, pericolosa e molto poco (o quasi per niente) remunerativa, quella del giornalista, chiama a fare: mettere nero su bianco con coraggio anche le verità più scomode. E non è da tutti, perché non è affatto semplice addentrarsi in un campo minato e scomodo e spesso si preferisce lanciare il sasso nascondendo la mano, limitandosi a semplici allusioni che non portano a nessuna conclusione, se non ad intorbidire ulteriormente le acque di una provincia ferma al palo ormai da troppo tempo.
Se poi le scritte sui muri assumono connotati sessisti, allora vuol dire che Lucia non solo ha dato ‘fastidio’, ma ha provocato una reazione così scomposta da far venire a galla quella parte primitiva di tanti che vorrebbe ancora le donne come gioiosi angeli del focolare, zitte e buone un passo indietro rispetto all’uomo, al massimo capaci solo di poter soddisfare qualche ‘appetito’.
“Che ne sarà di me?”, chiedeva la ribelle Rossella in Via col vento. Oggi Lucia Piemontese ha risposto chiaramente: “Francamente me ne infischio”. E io mi sento accanto a Lucia in questo momento, perché sentirsi umiliate, offese e minacciate deve essere terribilmente sconcertante e reggerne il peso da soli non è semplice.
E speriamo che questa nostra terra possa finalmente rialzarsi, anche grazie al coraggio di chi, come Lucia Piemontese, non ha paura di sentirsi semplicemente libera.
Forza Lucia, non mollare! Dopotutto, domani è un altro giorno.
Maria Teresa Valente
Giornalista e Capogruppo Consiliare CON Manfredonia
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