«In Puglia stop a carbone e metano il futuro è solo nelle rinnovabili»

Una linea comune di azione e proposte concrete contro la decarbonizzazione in favore di una vera spinta verso le energie rinnovabili. È quanto eme

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«In Puglia stop a carbone e metano il futuro è solo nelle rinnovabili»

Una linea comune di azione e proposte concrete contro la decarbonizzazione in favore di una vera spinta verso le energie rinnovabili. È quanto emerso dall’assemblea dei circoli pugliesi di Legambiente incentrata sulla questione energetica, a partire dalla pesante presenza di impianti termoelettrici alimentati a carbone e gas in Puglia. È emersa una serie di proposte che puntano a ottenere una effettiva decarbonizzazione (cioè l’uscita da tutti i combustibili fossili, compreso il metano) e una spinta forte in favore delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficientamento e del risparmio energetico. Legambiente si dice sconcertata dal potenziamento dell’esercizio a carbone delle centrali termoelettriche di Brindisi e Civitavecchia, dalla costruzione di tre nuovi rigassificatori e dall’acquisto di due rigassificatori galleggianti che si vorrebbero posizionare proprio davanti Brindisi o Taranto, il raddoppio del gasdotto Tap e la costruzione del gasdotto Poseidon.

Legambiente sostiene che «sono tanti i falsi miti che circolano in Puglia» sul tema energia e cita i dati nel dettaglio. Nel 2020, la produzione totale di energia lorda della Puglia è di 29.543 GWh di cui: 20.987 (70,7 %) da Termoelettrico e di 8650 GWh (29,3%) di energia rinnovabile (eolico, fotovoltaico e idro). Di questo la Puglia consuma per le proprie attività abitative ed economiche 17.210 GWh con Superi (+) della produzione rispetto alla richiesta pari a +11.098,2 GWh. «Ma se da questo togliessimo i 20.987 GWh del Termoelettrico vediamo come i conti non quadrano e la Puglia è ben lontana da coprire il proprio fabbisogno energetico regionale solo con le rinnovabili. Ancor più lontana nel contribuire al fabbisogno dell’Italia, in particolar modo del Centro Nord che può vantare meno sole e vento rispetto al Sud».

Di seguito, perciò, alcune delle articolate richieste di Legambiente Puglia: la Regione Puglia approvi rapidamente un nuovo piano energetico con al centro le fonti rinnovabili così da consentire la rapida uscita dalla dipendenza del termoelettrico e si assuma la responsabilità nell’individuare le aree idonee e non idonee: siano promosse le Comunità energetiche e solidali e le comunità energetiche agricole; sbloccare i progetti fattibili delle rinnovabili ancora fermi e in attesa di autorizzazione finale; i progetti di impianti eolici offshore in Adriatico presentati al Ministero per la Transizione ecologica, non siano sottoposti a procedura semplificata e a giudizio di compatibilità ambientale, ma a preventivo studio di fattibilità (e relativo dibattito pubblico) che esamini le diverse opzioni e alternative e gli impatti ambientali diretti ed indiretti; che sia realmente utilizzata la legge regionale n. 28 del 13 luglio 2017 sulla partecipazione; si programmino nuove centrali fotovoltaiche in aree Sin ed industriali; in tutte le aree industriali e commerciali pugliesi si realizzino impianti da fonti rinnovabili; il governo, la regione e gli altri enti interessati costruiscano le intese e i programmi di investimento e di realizzazione del polo energetico delle rinnovabili al posto della centrale termoelettrica di Brindisi sud: in Puglia non c’è bisogno del gasdotto Poseidon, peraltro con un giudizio di compatibilità ambientale non riferito agli indicatori analitici attuali e il raddoppio del gasdotto Tap non risponde affatto alla dichiarata emergenza e richiederebbe un riesame della Via e delle norme concernenti rischi di incidente rilevante; un nuovo rigassificatore rappresenterebbe un ritorno ad un infausto passato impedito dall’opposizione istituzionale e popolare e dalla magistratura; soltanto in una fase di transizione restino in esercizio centrali termoelettriche a turbogas (Enipower a Brindisi, Candela, Modugno e Taranto), costruendo un cronoprogramma per il loro graduale spegnimento e smantellamento.

Il Patto dei Sindaci

Ieri nella sede della Regione Puglia si è tenuto il tavolo tecnico sulle opportunità del «Patto dei sindaci per il clima e l’energia», iniziativa nata dalla Commissione Europea nel 2008 per sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile. Il «Patto dei sindaci» è coordinato dall’assessorato regionale all’Ambiente, che nell’incontro ha spiegato le modalità di supporto agli enti locali in tutti i passaggi per la firma e l’attuazione del Patto. «La transizione energetica è un fattore fondamentale nel percorso di crescita regionale e nazionale – ha sottolineato l’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio – L’opportunità di definire modalità di supporto tecnico e di guida ai Comuni, attraverso il Patto dei Sindaci, è la chiave di volta sia per implementare misure energetiche efficaci che per rendere sempre più consapevoli e partecipi i cittadini. Ed è inoltre una sfida per garantire un percorso virtuoso alla nostra regione». Sul percorso avviato dalla Regione Puglia, Davide Cassanmagnago, referente del Covenant of Mayor di Bruxelles (Ufficio di Patto di Bruxelles), ha espresso il suo apprezzamento, auspicando la necessità di un coordinamento nazionale con Enea, Anci, Renael, Regioni e Province, per offrire ai Comuni supporto economico e tecnico. 

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