SESSANTANOVE visitatori nel giorno di Pasqua al Museo archeologico nazionale di Manfredonia, di cui 36 paganti. Il giorno dopo, la Pas
SESSANTANOVE visitatori nel giorno di Pasqua al Museo archeologico nazionale di Manfredonia, di cui 36 paganti. Il giorno dopo, la Pasquetta, è andata un po’ meglio. A varcare la soglia del castello svevo-angioino che ospita il Museo archeologico nazionale e pagare i 5 euro del biglietto d’ingresso, sono stati una ottantina. Manca il numero esatto perché il sistema telematico è andato in tilt. Maggiore, anche se attestatasi su numeri modesti, l’affluenza al Parco archeologico di Siponto, l’altro polo dell’antichità sipontina: 174 visitatori di cui 107 paganti il tagliando di tre euro. L’incantesimo della basilica “immaginaria” di Tresoldi, non ha funzionato.
DICIAMOLO: sono pochine quelle sparute diecine di amanti dell’arte e della storia che nel giorno del Signore risorto e del Lunedì dell’angelo hanno pensato di concedersi una visita a due fantastici presidi culturali che raccontano la storia dei popoli che si sono avvicendati su questa riva del golfo adriatico dando vita all’evolvere della civiltà fino ai nostri giorni.
SONO NUMERI che naturalmente non qualificano il Museo e il Parco i cui standard d’affluenza sono ben più sostanziosi e gratificanti. Sono piuttosto numeri che tratteggiano queste festività pasquali sottotono, che risentono di tante situazioni che hanno estremizzato paure e inquietudini. Dalla pandemia alla guerra armata è stato un susseguirsi di eventi che hanno scioccato la gente e resa più guardinga. Si è preferito ripescare e adattarsi alle vecchie consuetudini, quando Pasquetta significava escursione fuori porta, a Shcoppa, come veniva indicata Siponto, con relativo bagaglio di vettovagliamenti fatti in casa da consumare in pineta scaldati su apposite fornacette. E con le libagioni, la riscoperta della bellezza di stare insieme, di fare compagnia a suon di musica e al ritmo di balli di gruppo.
SCENEGGIATURA analoga nelle campagne, alla riscoperta di tavolate sotto il pergolato o il carrubo. E chi non ha avuto l’opportunità di una sortita in campagna o di trovare posto in quella piccola oasi di Siponto profumata di pini e di brezza marina proveniente dal vicino mare della spiaggia sipontina, si è dovuto accontentare, si fa per dire, dei ristoranti (anche se qualche ristoratore ha preferito egli stesso fare festa). Il mare poco praticato anche per via del vento che ha soffiato a tratti anche forte. Con l’eccezione che ormai fa regola, del porto turistico solitaria frontiera avanzata del turismo che verrà, divenuto la succursale dello struscio di corso Manfredi. Anche le barche sono rimaste agli ormeggi: le condizioni meteomarine hanno sconsigliato uscite diportistiche. Ma in tanti sono rimasti a casa, magari chi, lontano per lavoro, era tornato per una breve rentrée familiare.
UNA PASQUETTA all’insegna del fai da te mondata di quelle velleità turistiche cui non si riesce a dare una qualche consistenza seria ed efficace. E i turisti? Si continua a fare “turismo” con le parole che con i fatti che non si riesce nemmeno a connotare. C’è il completo disorientamento. Emblematicamente l’Agenzia del turismo, ultimo organismo preposto a quel delicato e complesso settore, è naufragato miseramente. La civica amministrazione ne ha decretato il fallimento. La sintesi dello stato dell’arte del turismo a Manfredonia, una chimera sempre più vischiosa.
Michele Apollonio
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