L’ospedale covid della Fiera del Levante verrà smantellato a breve, non appena i ricoveri complessivi collegati alla pandemia scenderanno sotto qu
L’ospedale covid della Fiera del Levante verrà smantellato a breve, non appena i ricoveri complessivi collegati alla pandemia scenderanno sotto quota 400. Martedì, durante una riunione burrascosa con il Comune di Bari, la Regione ha avuto la sensazione di essere un ospite non gradito del quartiere fieristico. E così venerdì mattina ha convocato la conferenza di servizi con Policlinico e Asl di Bari che ha messo a punto il piano di disattivazione del presidio «grandi emergenze».
Che la permanenza dell’ospedale nei tre padiglioni della Fiera del Levante fosse motivo di frizione tra gli enti territoriali non è un segreto. La differenza di vedute è emersa plasticamente nell’incontro propedeutico alla stipula del «contratto di affitto», che il cda dell’ente ha approvato venerdì mattina e che verrà comunque sottoscritto per dare copertura giuridica all’occupazione degli spazi (118mila euro al mese). Il nuovo decreto Ucraina permette di rimanere fino al 31 dicembre, ma – a fronte dell’impossibilità di portare avanti il progetto del presidente Michele Emiliano (trasformare l’ospedale covid in un presidio permanente, da usare per la formazione e le grandi emergenze) – la Regione ritiene che sia meglio finirla qui. Emiliano martedì ha proposto al sindaco Decaro di realizzare nuovi spazi per l’uso fieristico, ma gli è stato risposto che non si può fare per motivi tecnici (le destinazioni urbanistiche) e pratiche (servirebbero secoli, e a settembre si vuol fare ripartire la tradizionale fiera campionaria barese ferma da due anni).
A questo punto non ha alcun senso restare. E dunque Policlinico (che gestisce l’ospedale), Asl di Bari (che ha in carico l’hub vaccinale) e Regione hanno messo nero su bianco il percorso per la disattivazione definitiva. Un percorso che dovrà essere coerente con la circolazione del virus: quando il totale dei ricoveri pugliesi andrà sotto una certa soglia (idealmente quota 3-400), e potrà essere assorbito dagli altri ospedali, non ci sarà più bisogno dei 160 posti letto garantiti dalla Fiera. E questo avverrà, auspicabilmente, anche prima dell’estate: tra un mese o poco più. Ma oltre a lasciare i tre padiglioni (per 25mila metri quadri) in cui ci sono l’ospedale e l’hub, la Regione è intenzionata a disdire anche i contratti di fitto di tutti gli altri spazi (uffici e padiglione istituzionale) per i quali spende circa un milione di euro l’anno (alcuni sono vuoti): erano stati stipulati, nel momento della crisi, anche per aiutare finanziariamente l’ente, ma la Regione ritiene che nella mancata collaborazione di queste settimane ritiene anche la sottovalutazione dell’apporto dato dall’ospedale nei mesi della crisi. Tra canoni di occupazione e lavori infrastrutturali, l’ospedale ha portato in cassa più di 5 milioni in un momento in cui il covid aveva reso impossibili le fiere.
Le attrezzature dell’ospedale covid (valgono da sole oltre 5 milioni) verranno trasferite al Policlinico di Bari, che dovrebbe utilizzarle per i nuovi reparti a partire da Asclepios III. Anche questa circostanza rende molto improbabile che si possa creare un nuovo ospedale covid temporaneo da un’altra parte (si è parlato dell’aeroporto di Foggia). Non solo bisognerebbe ricostruire tutto e ricomprare tutto, ma – anche a voler ammettere che il decreto Ucraina permetta di aprire un ospedale temporaneo senza autorizzazioni (e così non è: proroga al 31 dicembre le autorizzazioni delle strutture «già attivate dalle Regioni» sulla base del decreto Sostegni) – dal 1° gennaio 2023 l’ipotetico nuovo ospedale dovrebbe ottenere autorizzazione e accreditamento. A Foggia, come quasi ovunque in Puglia, il fabbisogno sanitario è interamente coperto da anni.
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