«Senza il gas russo l’Italia in tilt», parla il presidente di NE-Nomisma Energia

E se la Russia – rubli o non rubli - decidesse davvero di chiudere i rubinetti del gas? Quella di Putin è una provocazione che fa parte della sua stra

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E se la Russia – rubli o non rubli – decidesse davvero di chiudere i rubinetti del gas? Quella di Putin è una provocazione che fa parte della sua strategia o una reale intenzione?

L’Italia e l’Europa si stanno preparando al peggio, a uno scenario di razionamento dell’energia, ma c’è chi, come Michele Marsiglia, presidente FederPetroli Italia, crede che il nostro Paese possa in qualche modo fronteggiare l’ipotesi del blocco di Mosca giocandosi i jolly di Africa e Medio Oriente. In altre parole, sfruttare l’appeal internazionale dell’Eni – diventata una delle prime compagnie petrolifere a livello mondiale e che, tra l’altro, possiede pozzi proprio nel continente africano – per stringere accordi con altre nazioni (Angola, Congo, Nigeria, Mozambico) così come già fatto con Algeria e Libia.

Decisamente meno ottimista Davide Tabarelli, presidente e fondatore di NE-Nomisma Energia, società di ricerca sull’energia e l’ambiente: «Difficilissimo fare a meno del gas russo. Sarebbe inevitabile razionare l’energia come se fossimo coinvolti direttamente in una guerra».

Significa che potremmo restare al buio e al freddo?

«Le abitazioni sarebbero le ultime a essere intaccate: si taglia prima l’industria, poi i servizi e infine si predisporrebbero piani per interruzioni a macchia di leopardo».

Ma non potremmo rivolgerci ad altri fornitori?

«La verità è che nel mondo c’è tanto gas sotto terra, ma ci vogliono anni per canalizzarlo e poterlo utilizzare. È necessario costruire impianti».

Quanto gas importiamo esattamente dalla Russia?

«Circa 29 miliardi di metri cubi su un totale di 73 che il nostro Paese importa ogni anno. Ne consumiamo oltre 76 miliardi. Le intese con Algeria, Libia o con altri Paesi africani coprirebbero solo una minima parte di quei 29 miliardi di metri cubi provenienti dalla Russia».

C’è la corsa a riprendere ogni discorso sui rigassificatori, per esempio quello di Porto Empedocle. E si punta ad accelerare anche sulle rinnovabili. Sarebbe sufficiente focalizzarci su questi due tasselli del mosaico energetico nazionale per metterci al riparo?

«Ci vogliono anni per portare a termine questi progetti, ma anche se fossimo a pieno regime su rinnovabili, riutilizzo del carbone, ricorso all’olio combustibile non riusciremmo a coprire più di 10 miliardi di metri cubi dei 29 in arrivo dal canale russo».

Gli Stati Uniti hanno promesso di inviarci navi con il gas naturale liquefatto…

«Sì, è vero ma a parte i costi, i tempi e l’impatto ambientale, parliamo di 15 miliardi di metri cubi per tutta l’Europa che, complessivamente, ne importa 155 miliardi. È evidente che si tratta di piccoli numeri. Tutto il carico americano, se fosse destinato solo all’Italia, coprirebbe solo la metà del gas russo».

Insomma, l’Italia sembra il Paese più esposto al rischio black-out energetico…

«È così. Abbiamo una dipendenza del gas russo per il 40 per cento dei nostri consumi. In Germania il dato è del 60 per cento, ma il gas sul territorio tedesco conta meno nel bilancio energetico (25 per cento contro il 37 dell’Italia)».

In questo contesto quale ruolo potrebbe giocare la Basilicata con i suoi giacimenti petroliferi?

«La produzione di petrolio nella valle dell’Agri, dove opera l’Eni, potrebbe essere incrementata dagli attuali 48mila barili al giorno a 120mila. Insieme al petrolio c’è il gas: se ne produce 1 miliardo di metri cubi all’anno. Con il raddoppio di greggio arriveremmo a 2 miliardi. La stessa cosa si potrebbe fare a Tempa Rossa con la Total, ma entrambi gli impianti dovrebbero essere adeguati al surplus di produzione e ci vorrebbero almeno un paio d’anni. Oltre, naturalmente, a tutto l’aspetto che riguarda le normative vigenti e gli iter autorizzativi. La Basilicata ha grandi potenzialità anche per quanto riguarda l’acqua, con l’utilizzo di invasi per la produzione di energia elettrica: andrebbero, però, creati impianti per gli stoccaggi e gli accumuli».

Accanto alla minaccia russa di bloccare il flusso di gas potrebbe prendere corpo l’idea di intensificare le sanzioni al punto da decidere noi di fermare le importazioni…

«Penso che Putin non abbia intenzione di chiudere i rubinetti. Ma se lo facciamo noi dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro. Gli Stati Uniti possono fare tranquillamente a meno del gas russo, l’Europa (e l’Italia in primis) no».

«Senza il gas russo l'Italia in tilt», parla il presidente di NE-Nomisma Energia

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