Il Pnrr e il rebus dei fondi al Sud: «Poche certezze sull’utilizzo»

Esiste una oggettiva difficoltà nel calcolare la quota degli investimenti del Pnrr destinati al Mezzogiorno. Ma nel tentativo di verificare se, co

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Esiste una oggettiva difficoltà nel calcolare la quota degli investimenti del Pnrr destinati al Mezzogiorno. Ma nel tentativo di verificare se, come previsto per legge, i ministeri abbiano rispettato la quota del 40%, anche il Dipartimento per le politiche di coesione (che fa capo al ministro Mara Carfagna) affoga nei numeri un sostanziale scetticismo: la quota del 40,7% valutata sulla base «di stime operate dalle amministrazioni di riferimento» permette di attestare una «sostanziale conferma» del vincolo normativo. Ma le cose non sono così semplici.

Al Mezzogiorno dovrebbero spettare sulla carta circa 86 dei 220 miliardi previsti tra Pnrr e Foc (il Fondo per le operazioni complementari: 30 miliardi provenienti da vecchie programmazioni). Ma di questi, annota il rapporto, 28,2 miliardi sono relativi a interventi stimati, «misure cioè non ancora attivate formalmente o attivate con procedure prive di specifici vincoli di destinazione territoriale»: detto in altri termini, non è affatto detto che – una volta pubblicati i bandi – esista una quota garantita per il Mezzogiorno. Anche volendo essere ottimisti, e dunque volendo prendere le stime per oro colato, nella programmazione del Pnrr ci sono 9,6 miliardi di euro riconducibili ai ministeri dello Sviluppo economico e della Transizione ecologica per i quali la destinazione al Sud è frutto di una semplice «proiezione»: tolti quelli, la quota destinata al Mezzogiorno scende a un meno rassicurante 32,7%.

Va detto che rispettare al centesimo la destinazione territoriale degli investimenti stabilita sulla carta è estremamente complesso. Un esempio (già noto) è il bando da 2,4 miliardi per gli asili nido lanciato dal ministero per l’Istruzione: dai Comuni non sono arrivate abbastanza domande per coprire gli 1,3 miliardi di fondi riservati esplicitamente al Sud, tanto che la scadenza è stata spostata a giovedì prossimo nella speranza che ne arrivino di più. Se la situazione non dovesse cambiare, il ministero potrà spostare i fondi non utilizzati su progetti analoghi per le regioni del Sud o lanciare un nuovo bando riservato solo al Mezzogiorno. Ma questo approccio – nota il rapporto -, ammesso che funzioni, porterà comunque a un allungamento dei tempi. Tuttavia a fronte di bandi già pubblicati per 16,2 miliardi in cui sono previsti 7,1 miliardi riservati al Mezzogiorno, il rapporto ha evidenziato che per ben 3,2 miliardi di euro (dunque circa la metà del totale) i bandi non prevedono nessuna misura di salvaguardia per le eventuali risorse non assegnate.

Nonostante infatti il Pnrr sia ancora all’inizio, si scopre che 61,8 degli 86 miliardi destinati al Mezzogiorno fanno riferimento a misure già attivate: o sono bandi già lanciati, oppure sono interventi vecchi e già avviati precedentemente che ricadono nel Foc. Ne consegue che per correre ai ripari rispetto all’incertezza della destinazione (cioè per prevedere nei bandi opportune misure di riequilibrio destinate al Sud) siano disponibili soltanto 24,1 miliardi, pari al 28% del totale.

Non si può non notare che il 40,7% oggi stimato dal Dipartimento per le politiche di coesione è inferiore al 45% di cui ha parlato un mese fa, in audizione davanti al Parlamento, il ministro Daniele Franco. È impossibile fare un raffronto tra le stime degli Affari regionali e quelle del Mef. Si può solo notare che il calcolo del Dpc è effettuato sui progetti dichiarati «territorializzabili». Si tratta di una distinzione che sfugge al senso comune. Il ministero delle Infrastrutture ha ad esempio stabilito che tra i progetti territorializzabili non rientra l’Alta velocità ferroviaria, una delle singole misure più importanti previste nel Pnrr. Dal rapporto pubblicato da Palazzo Chigi a fine dicembre si scopre che per i treni veloci sono previsti 4,6 miliardi al Sud e 8,5 miliardi al Centro-Nord. E tra quei 4,6 miliardi assegnati al Mezzogiorno rientrano anche gli ultimi 2 miliardi per completare l’Alta capacità Napoli-Bari: soldi che erano già disponibili fin da settembre 2020 grazie a un mutuo contratto con la Bei. Quandi sono davvero, allora, i fondi destinati al Sud?

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