La Omicron si conferma ormai l’unica variante presente in Puglia e nel resto del Paese. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità in una nota pu
La Omicron si conferma ormai l’unica variante presente in Puglia e nel resto del Paese. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità in una nota pubblicata nella giornata di oggi, relativa all’indagine rapida del 7 marzo 2022 condotta dall’Istituto Superiore di sanità e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, la Omicron è ormai stimata con una prevalenza del 99,9%, e una variabilità regionale che oscilla tra il 99,2% e il 100%. Pressoché scomparsa la Delta, rilevata nello 0,08% dei casi e solo in due regioni (Lombardia e Toscana).L’Iss evidenzia la crescita esponenziale di casi legati al sottolignaggio BA.2, comunemente noto come Omicron 2 che, nei campioni, si attesta al 44,1% a livello nazionale ed è stata riscontrata nella quasi totalità delle regioni/province autonome. Un incremento notevole se si considera che nel precedente monitoraggio la sotto variante era presente nel 3%dei casi sequenziali.Pertanto, collegare la nuova impennata di contagi alla diffusione della Omicron 2 – più infettiva del 30% rispetto alla variante principale scoperta in Sudafrica alla fine del 2021 – è una ipotesi tutt’altro che peregrina.“Nella nostra rilevazione regionale, la sotto variante è stata rilevata nel 35% dei campioni esaminati”, spiega a FoggiaToday il dott. Antonio Parisi, responsabile del Laboratorio di biologia molecolare dell’Istituto Zooprofilattico di Putignano. Tuttavia, Parisi fa presente che nei campioni esaminati dopo il 7 marzo, la percentuale è già salita intorno al 45%, soprattutto nella parte meridionale della Puglia.Situazione analoga nel Foggiano: “Non abbiamo registrato grosse differenze. La BA.2 sta sostituendo progressivamente la variante iniziale”, ha aggiunto Parisi.
È possibile ipotizzare che la sotto variante diventi prevalente entro due mesi: “Dipende anche dalla frequenza con la quale rileviamo i dati. Tendenzialmente, la transizione genomica si concretizza nell’arco di uno o due mesi. Così è accaduto con le altre varianti, per cui ci aspettiamo lo stesso fenomeno”.
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