Sempre più poveri nel Mezzogiorno: sono 200mila in più rispetto al 2020

L’inflazione annulla la lieve ripresa delle condizioni economiche delle famiglie nel 2021 e la corsa dei prezzi rischia di pesare come un macigno

L'INFO POINT DEL GAL E' GIA' ALL'OPERA
Gli orari per visitare il Museo Diocesano
Temporali in arrivo: cambia il tempo da giovedì

povertà di strada

L’inflazione annulla la lieve ripresa delle condizioni economiche delle famiglie nel 2021 e la corsa dei prezzi rischia di pesare come un macigno sui conti delle famiglie anche nel 2022. Quelle in povertà assoluta lo scorso anno – secondo le stime preliminari dell’Istat – sono il 7,5% del totale (1 milione 959mila su circa 26 milioni di famiglie residenti) con un lieve calo rispetto al 7,7% del 2020 ma con un aumento consistente sul 6,4% del 2019. Le persone coinvolte sono 5,6 milioni pari al 9,4% della popolazione, percentuale stabile rispetto al 2020. Ma l’Istat sottolinea che senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7,0% a livello familiare e all’8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, sul 2020.

IL SUD SEMPRE PEGGIO – Il dato rischia di peggiorare quest’anno con una crescita dei prezzi tendenziale a febbraio del 5,7% (4,3% l’acquisita per l’anno) e con i prezzi del gas e del petrolio che corrono anche a causa della guerra in Ucraina. Se nel complesso la situazione della povertà è lievemente migliorata, anche se meno di quanto sarebbe accaduto senza le tensioni sui prezzi, l’andamento non è omogeneo sul territorio. Nel Mezzogiorno gli individui poveri sono il 12,1% del totale (in crescita sull’11,1% del 2020) e la povertà assoluta riguarda il 10% delle famiglie complessive. Al Nord si registra invece un miglioramento a livello sia familiare (da 7,6% del 2020 a 6,7% del 2021) sia individuale (da 9,3% a 8,2%). In pratica al Sud ci sono quasi 200mila persone povere in più e al Nord 300mila in meno.

LA STANGATA DEI PREZZI – Con il rally del prezzo del petrolio (oggi oltre 124 dollari per il greggio) salgono i prezzi della benzina, che in media la settimana scorsa hanno raggiunto, secondo le rilevazioni del Mite, i 1,953 euro al litro, in rialzo di 8 centesimi rispetto alla settimana precedente. Aumenta anche il gasolio da riscaldamento con1,715 euro al litro e una crescita di 15 centesimi sulla settimana precedente. Nella stessa settimana (28 febbraio 6 marzo) è cresciuto il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica, secondo il Gme, Gestore dei mercati energetici, del 50,3% rispetto alla settimana precedente. Sono prezzi questi che inevitabilmente ridurranno il potere d’acquisto dei salari e allargheranno la platea delle persone in situazione di effettiva povertà. L’inflazione pesa anche sull’andamento delle vendite al dettaglio: a gennaio sono diminuite dello 0,5% su dicembre in valore ma dello 0,7% in volume. Le vendite su base tendenziale sono cresciute dell’8,4% in valore ma solo del 7,3% in volume. Nel trimestre novembre-gennaio le vendite sono rimaste stazionarie in valore ma sono diminuite dello 0,5% in volume. La tensione sui prezzi, secondo le associazioni dei commercianti, peseranno sui consumi con una riduzione sugli acquisti a fronte di un aumento delle bollette da gestire nel bilancio familiare. La situazione rischia di essere complicata soprattutto per le famiglie con figli minorenni. Il totale dei minori in povertà assoluta nel 2021 è pari a 1 milione e 384mila con un’incidenza al 14,2%, stabile rispetto al 2020 ma maggiore di quasi tre punti rispetto al 2019, quando era pari all’11,4%.

COMMENTI

WORDPRESS: 0