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Nell’ultimo miglio del dibattito pubblico sulla nuova ‘Garganica’, Vieste spinge per il sì. Rilancia una petizione online che già nel 2016 aveva collezionato più di 1.700 sostenitori. Questa volta, in 24 ore ha raggiunto più di 1200 firme su change.org. “È il momento di unirci per dire sì”, è il motto della raccolta firme lanciata da Girolamo Parisi che da anni anima anche il Gruppo Pro Superstrada del Gargano nato sui social, diventato un comitato.
Per i ‘pro Garganica’, la nuova viabilità a scorrimento veloce tra Vico e Mattinata che, per la precisione, è una strada secondaria extraurbana, è un’opera che “sa di futuro, di sviluppo e di un Gargano più unito e più vicino a tutti”. Dai social, a dare man forte ai cittadini ci pensa il sindaco Giuseppe Nobiletti, a muso duro contro gli ambientalisti: “Come al solito, stanno prendendo un granchio. Bisogna mettersi nei panni delle persone. È bello fare gli ambientalisti vivendo in una città collegata, avendo ospedali e tutto a portata di mano”.
Si inasprisce, così, la contrapposizione tra le comunità che aspettano da anni il collegamento dell’anello viario e gli scettici che sollevano più di una perplessità. “Non è un’opera per i turisti e per gli ambientalisti – va ripetendo – ma per noi garganici che viviamo in questo territorio”. In un braccio di ferro, la sua conta mette all’angolo le associazioni: “Nel dibattito pubblico, gli ambientalisti rappresentano se stessi, noi rappresentiamo intere comunità, quindi è chiaro che il nostro peso è nettamente più importante”.
È Maurizio Marrese, presidente del Wwf Foggia, a rispondergli per primo sui social e a chiarire la posizione degli ambientalisti: “Non abbiamo detto no, ma chiesto ancora una volta il rispetto delle leggi dello Stato”. Tradotto: il decreto istitutivo del Parco nazionale del Gargano vieta la costruzione di nuove infrastrutture in Zona 1, quella in cui ricade la tratta Vieste-Mattinata, vincolo che non può essere aggirato a meno di un intervento normativo. Si ritrova in un’arena, nella fossa dei leoni. Lo spalleggia Matteo Falcone, guida ambientale escursionistica. Entrambi hanno seguito tutte le fasi del dibattito pubblico ed espresso chiaramente la posizione sintetizzata dal leader del Wwf, peraltro disposto a cercare “la soluzione migliore per evitare danni alla biodiversità e all’ambiente”. Gli ambientalisti preferiscono le alternative che seguono la morfologia del territorio e che, per lo più, costituiscono un adeguamento della viabilità esistente. I viestani pro Garganica ne parlano come di un’opera “salvavita” e anti-isolamento. Raggiungere l’ospedale è la priorità numero uno.
Sono le battute finali del dibattito pubblico perché era fissata per oggi la scadenza per inviare i ‘quaderni degli attori’, vale a dire i contribuiti scritti e le opinioni di cittadini e portatori di interessi sull’opera proposta da Anas. Ne sono stati pubblicati dodici. Il coordinatore Alberto Cena di Avventura Urbana ne dovrà tenere conto nella sua relazione che sarà presentata il 30 marzo a Palazzo Dogana.
L’ultimo tavolo tecnico con istituzioni ed enti si è riunito il 4 marzo, e prima ancora, il 2 marzo, si è tenuto l’ultimo incontro di approfondimento online incentrato sugli aspetti realizzativi, cantieri e tempi di lavoro previsti, con una quarantina di partecipanti sulla piattaforma Zoom. Anas ha provato a sfatare il mito delle opere pubbliche che si sa quando cominciano e non si sa quando finiscono.
L’ingegnere Elena Bartolocci dell’Ati incaricata della progettazione ha illustrato le fasi di lavoro e i tempi previsti per la realizzazione dei tracciati studiati. I partecipanti sono stati divisi, poi, in tre stanze virtuali. La natura particolarmente tecnica degli argomenti trattati ha limitato il confronto nei gruppi.
“Le soluzioni che avranno una minore intersezione con la viabilità esistente garantiranno un minore impatto sulla viabilità”, ha spiegato una volta tornati in plenaria l’architetto Giovanni Magarò, manager di Anas. Si terrà conto dei “picchi di traffico stagionali. Perciò, le diverse fasi di lavorazione verranno calate nel calendario così da programmare dei cantieri che abbiano il minor impatto possibile sulla circolazione”.
Quanto ai tempi, è ragionevole preventivare una durata di 10 anni se i lavori saranno programmati in sequenza, e dipenderà tutto dalla disponibilità di fondi (se i cantieri partissero contemporaneamente ne basterebbero la metà).
L’ultima parola spetterà all’Anas. Di certo, l’esperimento del dibattito pubblico ha funzionato: solo agli incontri territoriali hanno partecipato 350 persone e, mediamente, una sessantina per ogni incontro di approfondimento online.
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