Una data allo specchio e la magia del palindromo

22.02.2022. La particolarità della data è evidente: la sequenza delle sue cifre è tale che la si può lèggere indifferentemente da sinistra o da de

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22.02.2022. La particolarità della data è evidente: la sequenza delle sue cifre è tale che la si può lèggere indifferentemente da sinistra o da destra. In questo secolo è già successo altre volte: per due anni consecutivi, a cominciare dal 10.02.2001 e dal 20.02.2002; poi ancora con 01.02.2010, 11.02.2011, 21.02.2012, 02.02.2020 e con 12.02.2021. Un’altra data del genere, in questo secolo, capiterà altre 21 volte fino al 2092, nei successivi cento anni si verificherà 30 volte (l’ultima sarà quella 29.12.2192); dopo bisognerà attendere il 10 marzo del terzo millennio (10.03.3001).Una data palindroma per noi, però, non è detto che lo sia per chi utilizza notazioni differenti: si pensi all’uso anglosassone che all’anno fa seguire il mese e il giorno. Nessuna differenza, invece, ci fu due anni addietro, quando la sequenza indicava comunque il 2 febbraio 2020, a Roma come a New York dove il 2020.02.02 si celebrò il “palindrome day”.Al di là dei numeri, il palindromo può interessare vocaboli, frasi o interi testi (i francesi le indicano con Les mots janus): a cominciare da singole parole come “otto”, “ossesso”, “anilina”, “onorarono” o frasi intere come “è la morte tetro male” o “ai lati d’Italia” o come il noto verso latino in girum imus nocte ecce et consumimur igni (andiamo in giro di notte ed ecco ci consumiamo nel fuoco), riportato da Sidonio e forse riferito alle falene che il poeta vedeva bruciarsi alla fiamma della lucerna. Nizon anomemata me monan ozin (làvati i peccati, non soltanto il viso) è l’iscrizione greca del fonte battesimale di Notre-Dame des Victoires a Parigi. Anche il “quadrato di Pompei” (sator, arepo, tenet, opera, rotas), se svolto di séguito, è un palindromo.

Hugo Brandt Cortius, un letterato-matematico olandese, nel suo Symmys, ha raccolto in bell’ordine oltre 2 mila esempi di versi palindromi in tante lingue diverse: dall’italiano al greco, dal latino al tedesco, dall’inglese al francese, dallo spagnolo al russo e, naturalmente, all’olandese. Più recentemente, Francesco Adami, un italiano trasferitosi da tempo a Kromĕřǐž, nei pressi di Praga, ha pubblicato il volume In forma di palindromo (2021) contenente migliaia di frasi in lingua italiana che possono essere lette egualmente da sinistra a destra e viceversa; e, naturalmente, la stampa non poteva che essere affidata alla specchiata casa editrice “sorelle nell’eros”…

Dimitri A. Borgmann, in Langage on vacation (1965) cita un preambolo palindromo di 63 lettere, definendolo splendid; ma è anche palindromo, a cominciare dal titolo, l’intero testo teatrale Oír a Darío del poeta venezuelano Dario Lencini (Monte Avila Editores, 1975) nel quale l’autore ha organizzato una intera pièce teatrale intitolata Ubu rey, nella quale intervengono, in forma fantastica, una serie di personaggi come re Lear, Adone, Edipo, Cleopatra, Amleto, Nerone, Ulisse eccetera; e lo è ancora il testo del 1969 di Georges Perec, dal titolo 9691 di più di 5 mila lettere:

«Trace l’inégal palindrome. Neige. Bagatelle, dira Hercule. […] le lucre: Haridelle, ta gabegie ne mord ni la plage ni l’écart».

Un altro autore di palindromi è il poeta inglese Giles Selig, che nel 1980 ha creato un lunghissimo palindromo ma, ciò che è singolare, è che palindromo è anche il suo stesso nome.

In italiano il record è di Giuseppe Varaldo che, dopo un testo intitolato Penelope (1.041 lettere), ha raggiunto ben 4.587 lettere: si tratta di una performance dal titolo 11 luglio 1982 e dedicata alla vittoria ottenuta dalla nazionale italiana di calcio ai Mondiali di quell’anno, a Madrid. Nella scrittura del palindromo Varaldo, naturalmente, si è concesso alcune licenze, utilizzando in qualche caso parole desuete o dialettali, gergali o, infine, vocaboli comuni, ma usati in particolari accezioni:

«Ai lati, a esordir, dama e re, Pertini trema, tira lieti moccoli, dialoga – vocina, pipa –, ricorre alle battute […] e tutta bella: erro? – ci rapì: panico vago, lai di locco, mite ilarità di Pertini… tre pere a Madrid, rosea Italia!».

A un altro episodio, questa volta certamente non lieto, è legata una frase che ha del prodigioso; il matematico Marco Buratti l’ha immaginata contenuta nelle pagine di un diario:

ERA GENNAIO, VEDEVO IL GIGLIO…

IL GIGLIO VEDE VOI ANNEGARE.

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