Le mille e una vita di Piero Trotta

Quando arriva all’appuntamento nei pressi della Rotonda, in compagnia dell’eclettico Vincenzo D’Onofrio (avvocato, musicista, storico Console del

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Quando arriva all’appuntamento nei pressi della Rotonda, in compagnia dell’eclettico Vincenzo D’Onofrio (avvocato, musicista, storico Console del Touring Club… e tanto altro ancora!), la prima impressione che ho di Piero Trotta è di un maturo signore schivo e riservato. Ma mi sbaglio di grosso ed infatti mi basta guardarlo un attimo negli occhi per scoprire le tracce di una vita incredibile e meravigliosa, iniziata sulle rive del Golfo di Manfredonia.

Erano i tempi d’oro della musica italiana durante i favolosi anni ’50 e ’60 e in una Manfredonia piena di voglia di vivere, tanti erano i sipontini che si dilettavano a studiare uno strumento e a formare piccole bands. A casa Trotta il fratello di Piero stava prendendo lezioni di chitarra dal noto maestro Giacomino Trotta, accanto al ristorante del papà, il rinomato ‘Da Giovanni’(oggi il Tucson Pub, in via Ospedale Orsini), di cui molti ricorderanno, tra le specialità, la zuppa di pesce, i troccoli (i ‘ndurce) con sugo di seppie ripiene e gli involtini (i brasciöle) di carne equina con peperoncino!

Piero, curiosissimo fin da piccolo, dopo aver dato una mano al padre andava ad assistere alle lezioni del fratello. Sbircia oggi e sbircia domani, il giovanissimo sipontino iniziò a suonare la chitarra da autodidatta rivelando un incredibile talento musicale, tanto da colpire il nostro famoso concittadino, Pino Rucher, che suonava nell’orchestra della Rai e che decise di portarlo a Roma con sé per dargli la possibilità di continuare a formarsi.

Tornato a Manfredonia per non gravare sul bilancio familiare, cercò opportunità di lavoro e gli arrivò una proposta dal maestro Matteo Principe per suonare ai matrimoni, formando un quintetto con gli altri suoi fratelli e con un allora ancora sconosciuto Michele Scommegna, che sarebbe poi diventato il grande cantautore Nicola Di Bari. Era il 1962 e da quel momento cominciò per Piero un’avventura incredibile in giro per l’Italia e all’estero. Negli anni ‘60, infatti, i gruppi italiani erano i più richiesti al mondo.

In una tournée nel Medio Oriente fece tappa a Beirut con Matteo Principe al piano, il fratello Domenico al sax e clarinetto, un milanese alla batteria e il cantante bassista Sergio Vanni (di Ponte di Legno Brescia). Avete presente la Beirut degli anni ‘60? Non credo, perché la guerra ha purtroppo trasformato e deturpato una città che all’epoca era bellissima e piena di vita, definita la Las Vegas europea, meta dei più rinomati gruppi musicali italiani. Qui divenne capo orchestra e suonò anche con il concittadino Michele (Lilino) Brigida e con il pianista Gianni Costalonga, noto jazzista di rilievo internazionale.

Il Medio Oriente a quei tempi era letteralmente il luogo da ‘Le mille e una notte’, e a Piero sembrava di vivere una favola. Tranne, ricorda, quando durante la tappa a Teheran ci fu un colpo di stato e con l’orchestra fu costretto a rimanere chiuso in un albergo per un mese.
Tornato in Italia, continuò i concerti con Matteo Principe e poi, durante gli anni ‘70, in una delle tappe italiane con Nicola di Bari, Piero conobbe a Civitavecchia la sua futura moglie. E si sa, al cuor non si comanda. E così, quando apprese che la dolce metà era in attesa di due gemellini, Piero decise di regalare tutti i suoi strumenti e gli spartiti e mise su casa a Civitavecchia, vestendo i panni del ristoratore e rispolverando l’arte appresa dal padre, dall’indimenticabile profumo di pesce e seppie ripiene del mai dimenticato golfo di Manfredonia.

Piero rilevò un’attività vicino al porto e successivamente una vecchia pensione e cominciò la sua seconda vita, in cui ha messo in campo le conoscenze gastronomiche sipontine e quelle musicali, proponendo ai clienti orchestra e pianobar.

Oggi l’Hotel Traiano e l’Hotel Borgo del Mare sono gestiti dai suoi gemelli, mentre un terzo figlio ne ha raccolto l’eredità musicale e suona la chitarra. Pensate che il sipontino Piero Trotta si stia godendo oziosamente la pensione?

Niente affatto, perché per Piero è cominciata una terza vita, quella da artista. Da uno dei suoi ospiti ha appreso tempo fa l’arte dell’incisione a sbalzo su tavolette in lega di zinco e stagno, ed ha iniziato a produrre scorci dell’Italia in maniera meravigliosa, con una dote naturale ed una bravura eccezionale che lo portano ad essere nel campo una figura unica. Tra i suoi paesaggi preferiti? Ovviamente i monumenti della sua città natale, sempre nel cuore nonostante gli innumerevoli anni vissuti fuori. Ed ecco che, all’interno degli hotel di famiglia, in una città lontana come Civitavecchia, è possibile ammirare la riproduzione del municipio di Manfredonia, del castello, della chiesa Stella, della basilica di Siponto, della chiesa di San Leonardo e di altri luoghi della nostra città.

E se pensate che si sia fermato, vi state sbagliando. Piero Trotta compone ancora musica incredibile con tecnologia all’avanguardia, riproduce scorci con una maestria da togliere il fiato e racconta le sue mirabolanti avventure musicali in giro per il mondo. E quando fa tappa a Manfredonia, ama ritrovare la compagnia degli amici di una vita: Vincenzo D’Onofrio e Antonio Racioppa, per scoprire ancora… e ancora… e ancora, che della vita non va mai sprecato nemmeno un minuto e con talento e volontà si può rinascere mille volte.

E chissà quanto altro ha ancora in serbo per stupirci Pierino, come lo chiamano gli amici, mentre col suo sguardo apparentemente schivo e riservato osserva il mare di Manfredonia, mentre nel cuore gli pulsano i battiti di una vita incredibile.

di Maria Teresa Valente

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