Come Omicron e il caldo hanno salvato l’Africa dal Covid

L'Africa è scampata alla temuta strage da Covid-19 pur rimanendo molto indietro sul fronte delle vaccinazioni, che hanno raggiunto solo l'11% di oltre

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L’Africa è scampata alla temuta strage da Covid-19 pur rimanendo molto indietro sul fronte delle vaccinazioni, che hanno raggiunto solo l’11% di oltre 1,3 miliardo di abitanti. Durante il 2021 il principale ostacolo per il continente africano ha riguardato la fornitura troppo limitata di vaccini, rimasti per lo più nelle mani dei Paesi occidentali. Finora, secondo l’ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il continente ha ricevuto più di 587 milioni di dosi, ma fatica ad attuare le campagne vaccinali: solo il 60% delle dosi sono state effettivamente inoculate e in media solo l’11% della sua popolazione è vaccinata. Per raggiungere l’obiettivo del 70% di copertura vaccinale entro fino giugno 2022, l’Oms ha valutato che l’Africa deve moltiplicare per 6 il tasso di vaccinazione anti-Covid.

Ora in media in Africa 6 milioni di persone vengono vaccinate ogni settimana, un numero che deve essere portato a 36 milioni per arrivare al traguardo stabilito dall’Oms. Una soglia già raggiunta dalle isole Mauritius e Seychelles, mentre 7 Paesi hanno vaccinato il 40% della loro popolazione, altri 21 hanno raggiunto meno del 10% degli abitanti, in 16 meno del 5% e altre 3 nazioni meno del 2%. Le categorie maggiormente a rischio – anziani, pazienti con comorbidità e personale sanitario – sono ancora lontane dalla fatidica soglia di vaccinazione. Il timore principale riguarda proprio l’andamento troppo lento della campagna vaccinale continentale.

Non è solo una questione di disponibilità di vaccini ma di capacità degli Stati ad organizzare operazioni capillari sul proprio territorio, specialmente nelle aree più remote. Per sostenere gli Stati africani nell’organizzazione e l’attuazione di campagne vaccinali efficaci, l’Oms sta dispiegando i suoi esperti in una ventina di Paesi prioritari, a cominciare da quelli più popolosi – Repubblica democratica del Congo, Nigeria, Etiopia – e quelli considerati “molto a rischio”, come Senegal e Costa d’Avorio, in cui la copertura vaccinale è ancora troppo bassa e che faticano ad utilizzare le dosi ricevute.

L’eccezione del Sudafrica

“Non partiamo da zero: tutti i Paesi africani sono abituati ad organizzare campagne in poche settimane o addirittura pochi giorni, riuscendo a raggiungere milioni di persone. Il problema è che durante questa pandemia in pochi hanno fatto uno sforzo di pianificazione, soprattutto a causa dell’incertezza sull’accesso ai vaccini” ha spiegato Alain Poy, responsabile del programma di assistenza dell’Oms. Come minimo servirà 1,1 miliardo di euro per finanziare le campagne vaccinali in 40 Paesi, ma oggi solo metà di questa somma è disponibile. A complicare ulteriormente la situazione sono i messaggi contradittori in circolazione sull’efficacia dei vaccini anti-Covid, che rischiano di minare la fiducia della popolazione non solo su questi sieri ma sui benefici delle vaccinazioni in generale. Per quanto riguarda il Sudafrica – Paese che finora ha registrato il 35% di tutti i casi di Covid del continente – secondo le autorità sanitarie locali, a questo punto tre quarti della popolazione gode di una protezione significativa grazie all’effetto combinato di infezioni pregresse e vaccinazioni.

Ma per molti versi il Sudafrica rappresenta un’eccezione sul continente e sicuramente tra tutti i Paesi è quello che oggi all’immunità più alta. I dati diffusi dall’Oms relativi ai tassi di vaccinazione e alle campagne vaccinali da attuare rilanciano inevitabilmente il dibattito sul perchè di un andamento epidemiologico cosi’ favorevole, che finora ha consentito all’Africa di evitare la temuta strage da Covid. Non è successo durante le precedenti ondate causate dai ceppi Wuhan e Delta, e nemmeno in quest’ultima trainata dalla variante Omicron che ha avuto origine lo scorso 25 novembre proprio in Sudafrica, mettendo poi in ginocchio l’Occidente. In estrema sintesi, neanche questa volta c’è stata un’ecatombe nonostante la bassa percentuale di vaccinati sul continente.

Il quadro lascia ben sperare

Tra le ipotesi avanzate da medici e comunità scientifica per spiegare un quadro epidemiologico che lascia ben sperare, c’è la minor gravità dell’ultima variante, anche se più contagiosa delle precedenti. Sulla minor gravità di Omicron, gli scienziati sudafricani avevano avvisato per primi i colleghi occidentali, che hanno accolto le loro valutazioni con un certo scetticismo. A posteriori gli scienziati sudafricani hanno accusato i Paesi del Nord del mondo di aver ignorato i primi elementi che indicavano in Omicron una variante benigna, bollando la loro diffidenza di “approccio razzista”, di “rifiuto di credere nella scienza quando arriva dall’Africa”. Per il professor Shabir Madhi, esperto di vaccini all’Università Witwatersrand di Johannesburg, “sembra che i Paesi ad alto reddito siano molto più capaci di assorbire le cattive notizie quando provengono da Paesi quali il Sudafrica rispetto a quelle buone”.

Secondo le loro previsioni, l’ondata Omicron sarebbe durata due volte meno a lungo rispetto a quelle precedenti, provocando meno ricoveri e decessi rispetto a Delta. “Il virus evolve per adattarsi all’ospite umano, per diventare un virus di stagione” ha spiegato Marta Nunes, ricercatrice del dipartimento di analisi dei vaccini e delle malattie infettive dell’Università di Johannesburg. Numeri alla mano, in Sudafrica il tasso di mortalità causato da Omicron è stato molto ridotto, i ricoveri 4 volte inferiori rispetto a Delta e il ricorso alla ventilazione è stato anch’esso limitato.

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