È ufficiale, la Puglia passa in zona gialla. Decisivo è stato il dato sui posti letto occupati in terapia intensiva, unico parametro che la scorsa
È ufficiale, la Puglia passa in zona gialla. Decisivo è stato il dato sui posti letto occupati in terapia intensiva, unico parametro che la scorsa settimana la regione era riuscito a mantenere – seppur per pochissimo – entro i confini della zona bianca. Ma i dati pubblicati ieri, quelli che vengono presi in considerazione dal report di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, evidenziano – rispetto al 13 gennaio – un incremento di dieci unità (da 53 a 63) nei reparti di rianimazione, cioè dal 10,0% all’11,9%.
Con la Puglia, anche la Sardegna passa in zona gialla, avendo raggiunto il 16,5% in area medica e il 14,7% in terapia intensiva. Restano in zona bianca soltanto tre regioni: Basilicata, Molise e Umbria.
Nell’ordinanza firmata dal Ministro della salute Roberto Speranza c’è anche il passaggio in arancione di altre quattro regioni: Piemonte, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia. Tutte, infatti, presentano tassi di occupazione oltre il 30% in area medica e il 20% in terapia intensiva. Nel caso di Piemonte e Sicilia, il cambio di colore – già previsto una settimana fa – era stato scongiurato grazie all’aumento dei posti letto. Un “escamotage” che non è bastato questa settimana a causa del costante aumento dei ricoverati.
Tornando al monitoraggio, i primi dati del report settimanale evidenziano una stabilizzazione di molti dati, soprattutto per quel che concerne i nuovi contagi. La conferma, forse, che la curva si stia progressivamente appiattendo prima di cominciare la discesa.
L’incidenza settimanale a livello nazionale è di 2011 ogni 100.000 abitanti (14/01/2022 -20/01/2021) contro i 1988 ogni 100.000 abitanti (07/01/2022 -13/01/2021). In calo anche l’indice Rt medio calcolato sui casi sintomatici, che è stato pari a 1,31 (range 1,00 – 1,83), in diminuzione rispetto alla settimana precedente ma ancora al di sopra della soglia epidemica. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt=1,01 (0,99-1,02) all’11/01/2022 vs Rt = 1,2 (1,18-1,22) al 4/01/2022. “Si sottolinea però che diverse Regioni/Ppaa hanno segnalato problemi nell’invio dei dati del flusso individuale e non si può escludere che tali valori possano essere sottostimati”.
Anche il dato dei ricoveri evidenzia una stabilizzazione. Addirittura, si osserva un lieve calo in terapia intensiva, dove il tasso di occupazione è al 17,3% contro il 17,5% rilevato una settimana fa. In aumento, invece, il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale, salito al 31,6% contro il 27,1% del precedente monitoraggio.
Sette Regioni/Province autonome sono classificate a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati; 11 Regioni/Ppaa risultano classificate a rischio Moderato. Tra queste, cinque Regioni/Ppaa sono ad alta probabilità di progressione a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020. 3 Regioni/Ppaa sono classificate a rischio basso.
15 Regioni/Ppaa riportano almeno una singola allerta di resilienza. Tre Regioni/Ppaa riportano molteplici allerte di resilienza.
Rimane stabile il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (658.168 vs 649.489 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggero aumento (15% vs 13% la scorsa settimana). È in diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (41% vs 48%) mentre aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (44% vs 39%).
COMMENTI