M’backè Sarr, dai campi di pomodoro di Manfredonia alle presidenziali in Senegal: “Il lavoro era duro ma ero felice”

Dall'Italia che lo ha 'adottato', nel suo cinquantunesimo compleanno, ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali in Senegal nel 2024

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Dall’Italia che lo ha ‘adottato’, nel suo cinquantunesimo compleanno, ha annunciato la sua candidatura alle elezioni presidenziali in Senegal nel 2024, e i giornali hanno rilanciato la bella impresa di M’backè Sarr, riportando un particolare del suo passato: il suo ‘sogno italiano’, che ora prova a riconvertire in quello africano, è partito dalle campagne della Puglia, dove ha raccolto pomodori. E dove, se non nella miniera dell’oro rosso? La favola di Mbacke Sarr comincia in provincia di Foggia esattamente 21 anni fa, chinato per ore sotto il sole cocente, nella zona di Ippocampo, frazione di Manfredonia. Ma la sua è un’esperienza felice, e da queste parti è piuttosto raro.

È arrivato in Italia nel 2000. Oggi scava nei ricordi: “Sono andato a trovare degli amici che mi avevano dato una mano per iniziare a lavorare – racconta a FoggiaToday M’backè Sarr – C’era anche mio fratello. Vivevo in una casa, per fortuna non erano le baracche che vedo in tv. La mattina si andava a lavoro e la sera si tornava a casa”.

Era stato proprio il fratello, arrivato in Italia un annetto prima di lui, a convincerlo a raggiungerlo. Nessun barcone, è atterrato a Bergamo, poi il fratello gli ha detto “vieni qua, facciamo i pomodori e poi ritorneremo”. Parla come un settentrionale: “Sono andato giù”, racconta con un accento vagamente del Nord. Ora viene da Ponte San Pietro. Ricorda la fatica di quelle giornate: “Se uno ha voglia di lavorare penso faccia qualsiasi cosa pur di lavorare”.

La favola di M'backè Sarr: “È arrivato il momento di dare un contributo  alla mia...

Eppure, ripensa a quella stagione dei pomodori con un pizzico di nostalgia: “Era il primo lavoro che ho fatto in Italia. Sono sincero, mi sono trovato molto, molto bene a livello umano, con le persone che ho conosciuto”. Aveva legato con alcuni giovani del posto. “Il lavoro era duro, però sono stato felice perché ho conosciuto dei ragazzi veramente bravissimi. E questo me lo ricorderò sempre. Qualche volta mi invitavano a uscire la sera a bere qualcosa, in quel periodo lì, proprio quando c’era tanta gente in giro e feste. E mi dispiace tantissimo che li abbia persi di vista”.

È rimasto in provincia di Foggia un paio di mesi. Finita la campagna del pomodoro è ripartito per il Nord, destinazione Bergamo, dove ha scelto di restare. “Quando sono arrivato, ho lavorato come operai metalmeccanico, ho fatto il portinaio, poi nel 2005 sono entrato in un golf club come caddie master – racconta Mbacke Sarr – dopodiché ho studiato, sono andato alla scuola di Golf di Sutri, vicino Roma, e poi dal 2017 al 2020 sono diventato il direttore del golf club dove ho iniziato sedici anni fa”. Ha mollato per intraprendere la carriera politica e perché aveva già messo su una sua impresa. “Una decina di anni fa ho creato una società interinale: posso aiutare i miei connazionali a trovare lavoro e a risolvere i loro problemi con il permesso di soggiorno”.

Adesso sogna in grande, da presidente. A gennaio andrà in Senegal per la prima assemblea del suo movimento, poi dopo due settimane tornerà a Bergamo e inizierà la sua campagna elettorale proprio dall’Italia. “Noi abbiamo una bella comunità senegalese. Ufficialmente siamo sulle 115mila persone”. Lo aspetta un anno piuttosto impegnativo che ha scelto di dedicare ai senegalesi all’estero. Proverà a girare i Paesi vicini in Europa: Francia, Germania e Spagna. “Verso fine anno, se ce la faccio, andrò anche in America e in Canada. E nel 2023 tornerò in Senegal per fare la campagna porta a porta”. La madre patria chiama. Ha già il suo slogan: “We are one”, siamo una cosa sola, e un sito internet dove ha abbozzato il programma. La sua è una parabola fortunata e una storia di speranza per tanti immigrati che da quell’oro non ricavano alcuna ricchezza. Attraverso la nostra testata, il futuro candidato presidente prova a lanciare un appello, in memoria dei vecchi tempi in terra straniera: “Spero un giorno, magari anche attraverso il vostro articolo, che uno di questi ragazzi che ho conosciuto tantissimi anni fa mi possa riconoscere e possa contattarmi. Avrei davvero voglia di rivederli, perché sono belle persone”.

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