La consegna di 10mila euro in auto, l’arresto di Lerario e l’ammissione di Leccese. Il Gip: “Svendita avvilente della pubblica funzione”

Una microspia piazzata all’interno dell’autovettura in uso a Mario Lerario, l’ex responsabile della sezione regionale della protezione civile in Pugli

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Una microspia piazzata all’interno dell’autovettura in uso a Mario Lerario, l’ex responsabile della sezione regionale della protezione civile in Puglia arrestato dalla guardia di finanza del capoluogo pugliese in flagranza di reato con l’accusa di corruzione, ha immortalato il momento esatto in cui Luca Ciro Giovanni Leccese, imprenditore di Foggia, la mattina del 23 dicembre – dopo aver raggiunto il pubblico ufficiale a Bari – gli consegna una busta contenente 10mila euro.

Luca Leccese – vincitore di una gara d’appalto da 2 milioni e 150mila euro per la realizzazione di un Cara in località Borgo Mezzanone tra Manfredonia e il capoluogo dauno – è uno dei due imprenditori finito agli arresti domiciliari, insieme a Donato Mottola di Noci, nell’ambito dell’inchiesta descritta nelle 64 pagine dell’ordinanza a firma del gip Anna Perrelli.

Tre giorni prima degli arresti il funzionario della protezione civile aveva chiamato l’imprenditore 67enne per informarlo che il 23 mattina si sarebbe recato a San Giovanni Rotondo, chiedendogli di vedersi sul tragitto di andata o ritorno per fare il “punto della situazione”. Il titolare della Edil Sella gli aveva detto che il giorno successivo, il 21 dicembre, avrebbe fatto un salto a Bari per un appuntamento – “per sistemare un po’ di cose…di carte…e cose” – e che si sarebbero visti mercoledì mattina.

Il 22 dicembre Mario Antonio Lerario informa Leccese di essere stato contattato dalla Prefettura per problemi alle pompe di calore a Torretta Antonacci: “Manda qualcuno a dare un’occhiata, fai una manutenzione e poi ci dici quanto è venuto”. Nel pomeriggio dello stesso giorno lo richiama per dirgli di aver appena concluso un impegno a San Giovanni Rotondo e gli chiede la disponibilità ad incontrarsi: “Se tu sei disponibile ci vediamo altrimenti poi ci aggiorniamo insomma”.

Leccese gli comunica di aver atteso a lungo ma di essere poi dovuto andare per forza a Termoli per impegni su un cantiere in corso: “Dottore io sono dovuto andare a Termoli perché ho aspettato e ho aspettato…perché voi mi avevate detto prima stamattina che andavate a…”. Lerario: “Non c’è problema, non c’è problema”. Leccese: “Al massimo se volete domani mattina ci possiamo vedere noi, mi affaccio io un salto a Bari a prima mattina, come volete”. Lerario: “Va bene, se vuoi ci possiamo anche vedere domani”.

Alla domanda dell’imprenditore su dove avrebbero dovuto vedersi, Lerario gli risponde in ufficio, ma Leccese gli chiede di potersi incontrare prima “da qualche…perché io…noi..siamo stati già martedì, ieri, dall’ingegnere”. Lerario lo interrompe – “ho capito, ho capito” – e gli chiede l’orario dell’incontro. Leccese: “Sul presto”. L’appuntamento viene fissato nei pressi della Fiera di Bari.

Secondo il gip Anna Perrelli, dal tenore della conversazione si evince che Lerario chiede intensamente a Leccese di potersi incontrare senza esplicitare la ragione sottesa all’appuntamento. “Leccese con atteggiamento più servile che riverente, sembra giustificarsi oltremodo con Lerario per essere stato costretto, dopo aver atteso invano, a spostarsi altrove e, quindi, a disattendere l’incontro, rendendosi nel contempo immediatamente disponibile a raggiungerlo l’indomani a Bari”.

Il 23 dicembre alle 10, Lerario chiama Leccese, quest’ultimo gli riferisce di trovarsi dinanzi all’istituto di medicina dello sport. Lerario, invece, di trovarsi per strada, di aver capito dove lui si trovi e che lo raggiungerà nel giro di un quarto d’ora.

Alle 10.30 il 49enne di Acquaviva delle Fonti arriva in via Di Maratona e arresta la corsa in corrispondenza dell’auto intestata alla Edil Sella in uso a Leccese. Nel frattempo gli ufficiali appostati in servizio di osservazione monitorano l’incontro e assistono ad una conversazione all’esterno delle autovetture tra Lerario e Leccese. La conversazione viene interrotta perché Lerario sale a bordo della sua autovettura per spostarla di pochi metri. Alle 10.39, attraverso la periferica audio-video, mentre Lerario è ancora seduto al posto di guida, Leccese prende dalla tasca interna del soprabito, lato sinistro, un pacchetto di colore bianco avvolto da alcuni elastici, e lo ripone nel vano oggetti situato tra i due sedili anteriori. Rivolgendosi nel contempo a Lerario. “Dottore mi aprite un attimo il cofano…no, no, un momento solo dottore!” (le immagini video).

“Nell’atto di porre la “bustarella” vicino al luogo di collocazione del cambio automatico all’interno dell’auto, Leccese alza leggermente il braccio in direzione di Lerario “a fargli intendere che stava adempiendo alla propria “obbligazione”. Per il gip “esplicito ed inequivocabile anche il gesto del Lerario, che, alla ripartenza del mezzo, occultava la busta contenente il denaro con il proprio soprabito”.

Prima di salutarsi, aprono i rispettivi bagagliai. Leccese prende e consegna cesti e pacchi. A quel punto gli ufficiali avviano il pedinamento di Lerario, che viene fermato alle 11.13 in via Giovanni Gentile. Durante l’esecuzione del controllo effettuato con l’ausilio di una pattuglia del 117, alle 12.25 i militari danno il via ad una perquisizione locale e personale disposta dalla procura di Bari. Nel corso della perquisizione, all’interno dell’auto, viene trovato il pacchetto di colore bianco con 200 banconote da 50 euro. Mario Lerario viene arrestato.

Nel corso dell’interrogatorio Luca Ciro Giovanni Leccese in un primo momento nega ogni cosa, poi, solo dopo la visione del filmato, conferma la dazione del denaro – si legge – senza fornire alcuna giustificazione logica e credibile sia in merito alle ragioni per le quali si erano incontrati per strada e non anche presso gli uffici della Regione, sia con riferimento alla causale della dazione della somma di denaro, limitandosi a riferire genericamente di timori per il blocco di lavori in corso.

Nel corso dell’interrogatorio l’imprenditore di Foggia ha riferito di avere deciso di dare di sua iniziativa 10mila euro a Lerario, che, a suo dire, non gli avrebbe chiesto nulla. Secondo il Gip “queste affermazioni appaiono in tutta evidenza prive di alcun fondamento logico: non è pensabile, infatti, che un imprenditore decida di lasciare una busta contenente 10mila euro nell’auto di un pubblico ufficiale, correndo il rischio di essere denunciato se non ci fosse un accordo a monte o quantomeno la piena consapevolezza che il pubblico ufficiale sia sensibile e predisposto a questo genere di illecito mercimonio”. E ancora, scrive la dott.ssa Anna Perrelli, “l’insieme di queste considerazioni unitamente alle modalità di tempo e di luogo che ha connotato la condotta (i gesti rodati, rapidi, accompagnati da segnali di intesa, sempre esplicativi di un accordo esistente tra P.U. e imprenditore) non lascia adito a dubbio alcuna sulla avvilente svendita della pubblica funzione”

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